Essere Fidel ed esserlo adesso
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Rompendo la solennità del momento, come un’onda che guadagna forza, il clamore è cresciuto poco a poco in Piazza della Rivoluzione si è trasformata in un coro gigante con una sola frase:« Io sono Fidel!».
Era martedì 29 novembre e il popolo de L’Avana rappresentando tutta Cuba si era dato appuntamento lì per rendere omaggio al Comandante invitto che partiva per immortalità.
Mentre ci univamo uno dopo l’altro all’acclamazione collettiva, cresceva l’emozione e era urgente chiarire che quell’uomo che tante volte aveva parlatoi da questo stesso posto non se ne andava e che il suo legato non si sarebbe perso per sempre.
Fu sicuro e opportuno dire lì e ripetere poi da una punta all’altra dell’Isola che saremo come lui, che staremo al suo posto, ma abbiamo capito davvero quello che questo significa?
Non si può essere Fidel e far finta di niente di fronte al mal fatto o accordarsi con il dissidio.
Non si può essere Fidel e allontanarsi dalle urgenze del popolo senza ascoltarlo attentamente, unendosi a lui nel suo quotidiano sforzo per andare avanti ; non si può essere Fidel se nell’ora del dovere, noi andiamo nel lato in cui si vive meglio e da questo confort individuale guardiamo di lontano le urgenze collettive.
Non potremmo essere Fidel se rompiamo l’unità che è e sarà il nostro principale antidoto contro il tentativo permanente di schiacciarci.
Per essere Fidel, nel termine che significa la vigorosa consegna, è necessario comprendere che qui e adesso manca davvero questo ingegno e la strategia che lo portarono al trionfo sulle avversità e i limiti di ogni tipo.
Oggi è la Covid 19, come poi può essere un ciclone, la plaga della siccità ed anche nuove e più crudeli misure di blocco con intenzioni aggressive di ogni tipo, ma in tutti i casi se manteniamo la convinzione d’agire come lui, la sconfitta sarà impossibile.
Abbiamo molti esempi che è possibile essere fedeli a quesao giuramento simbolico che comprende aver detto e continuare a dire che «Siamo Fidel!».
Basta guardare la dedizione senza limiti della direzione del paese con il Presidente di fronte ad ogni problema, l’insonnia degli scienziati che non riposano, la tenacia e l’umanesimo dei medici che non si arrendono, i successi dello sport che ci riempiono d’orgoglio, quelli che producono e seminano e le migliaia di giovani che stanno dove sono più necessari.
Dobbiamo dire una e un’altra volta la consegna e dovremo assumerla come il miglior omaggio a chi ci ha dimostrato che l’unica opzione che non dovremo mai considerare è la resa.