Carcere degli USA a Guantanamo, una vergogna di anniversario
Il Governo degli Stati Uniti trasportò l’11 gennaio 2002 i primi prigionieri nella base navale di Guantanamo, dove stabilì un carcere di alta sicurezza denunciato internazionalmente per i sistematici maltrattamenti e torture perpetrati. A 10 anni dall’apertura in un territorio occupato dal 1898 contro la volontà dei cubani, questo centro di detenzione continua operativo, a dispetto della denuncia universale di chiusura e la promessa elettorale di serrarlo realizzata dal presidente Barack Obama nel novembre del 2008, prima di arrivare alla Casa Bianca.
“È una vergogna che, oltre al fatto che non è un territorio statunitense, sia stato trasformato in un campo di concentrazione dove si violano i più elementari diritti umani”, segnalò in questa capitale il presidente della Commissione delle Relazioni Internazionali del Parlamento di Cuba, Ramon Pez Ferro.
In dichiarazioni a Prensa Latina a proposito dei 10 anni della creazione del carcere di Guantanamo, il deputato ricordò che si ubica in una porzione dell'isola occupata dopo l'intervento nordamericano che strappò ai “mambises” il trionfo sul colonialismo spagnolo alla fine del secolo XIX.
“Gli yankee trafugarono quella vittoria, ci tolsero un territorio che c'appartiene ed ora richiudono persone con la forza senza rispettare i loro diritti, ci sono perfino denunce di innocenti confinati”, ha osservato.
Un totale di 20 combattenti nemici illegali -categoria inventata da Washington per giustificare la reclusione - arrivarono l’11 gennaio 2002 al centro di detenzioni collocato nell'estremo oriente cubano, dopo la crociata contro il terrorismo proclamata dagli Stati Uniti, a causa degli attentati dell’11 settembre 2001.
Da allora, circa 800 supposti integranti della rete Al Qaeda o talibani, tra questi più di una dozzina di bambini, sono stati trasportati in voli segreti al carcere di Guantanamo, dove secondo informazioni del Pentagono, 171 persone di 20 paesi rimangono recluse.
Organismi internazionali, attivisti e difensori dei diritti umani esigono la chiusura dell'installazione, argomentando i maltrattamenti e le torture agli imputati, come i procedimenti usati da un governo riluttante a considerare prigionieri di guerra questi reclusi.
“In Cuba continueremo a condannare l'occupazione illegale del nostro territorio, come lo stabilimento di un campo di concentrazione”, ha assicurato Pez Ferro.
D’accordo col parlamentare, un giorno finiranno queste ingiustizie di Washington, completamente rifiutate in maniera crescente nel mondo.
“È una vergogna che, oltre al fatto che non è un territorio statunitense, sia stato trasformato in un campo di concentrazione dove si violano i più elementari diritti umani”, segnalò in questa capitale il presidente della Commissione delle Relazioni Internazionali del Parlamento di Cuba, Ramon Pez Ferro.
In dichiarazioni a Prensa Latina a proposito dei 10 anni della creazione del carcere di Guantanamo, il deputato ricordò che si ubica in una porzione dell'isola occupata dopo l'intervento nordamericano che strappò ai “mambises” il trionfo sul colonialismo spagnolo alla fine del secolo XIX.
“Gli yankee trafugarono quella vittoria, ci tolsero un territorio che c'appartiene ed ora richiudono persone con la forza senza rispettare i loro diritti, ci sono perfino denunce di innocenti confinati”, ha osservato.
Un totale di 20 combattenti nemici illegali -categoria inventata da Washington per giustificare la reclusione - arrivarono l’11 gennaio 2002 al centro di detenzioni collocato nell'estremo oriente cubano, dopo la crociata contro il terrorismo proclamata dagli Stati Uniti, a causa degli attentati dell’11 settembre 2001.
Da allora, circa 800 supposti integranti della rete Al Qaeda o talibani, tra questi più di una dozzina di bambini, sono stati trasportati in voli segreti al carcere di Guantanamo, dove secondo informazioni del Pentagono, 171 persone di 20 paesi rimangono recluse.
Organismi internazionali, attivisti e difensori dei diritti umani esigono la chiusura dell'installazione, argomentando i maltrattamenti e le torture agli imputati, come i procedimenti usati da un governo riluttante a considerare prigionieri di guerra questi reclusi.
“In Cuba continueremo a condannare l'occupazione illegale del nostro territorio, come lo stabilimento di un campo di concentrazione”, ha assicurato Pez Ferro.
D’accordo col parlamentare, un giorno finiranno queste ingiustizie di Washington, completamente rifiutate in maniera crescente nel mondo.
Fonte:
Prensa Latina
Data:
12/01/2012