Bloqueo a Cuba: un tema multilaterale
“Si tratta di un tema bilaterale tra gli Stati Uniti e Cuba”. La frase, diventata di moda, risulta l'argomento principale con cui i funzionari del governo statunitense pretendono giustificare il bloqueo contro L'Avana.
Queste poche parole nascondono o mascherano il bloqueo economico, commerciale e finanziario più lungo della storia, da più di mezzo secolo, col quale la Casa Bianca ha preteso piegare la piccola e vicina isola.
Così si pretende evadere il massiccio e contundente rifiuto mondiale ad una pratica che punisce anche i paesi terzi, ditte e cittadini per i loro legami con l'isola dei Caraibi.
Per dimostrazione un esempio: in novembre scorso l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione di condanna al bloqueo con l’appoggio di 188 paesi.
Solo gli Stati Uniti, Israele e Palau hanno votato a favore del bloqueo e le Isole Marshall e Micronesia si sono astenute.
Si evidenziava che Washington si isola sempre di più nella sua politica di ostilità permanente contro L'Avana.
Al contrario, numerosi oratori in rappresentazione di organismi come il Movimento dei Paesi Non Allineati, il Gruppo dei 77 più Cina, la Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici, MERCOSUR e la Conferenza della Cooperazione Islamica hanno dato il loro voto a beneficio del testo.
Molti altri paesi lo hanno fatto a nome proprio: Venezuela, Messico, Ecuador, Cile, Bolivia, portatori di voci di diversi continenti.
Sul fatto che il bloqueo sia un genocidio, basta dire che un paese piccolo come Cuba ha sofferto perdite per un miliardo 66 mila milioni di dollari, citando cifre conservatrici.
Inoltre, è preoccupante che gli Stati membri dell'ONU continuano la promulgazione ed applicazione di leggi e disposizioni come la chiamata Legge Helms-Burton del 1996.
In tale senso ha esortato ad astenersi da promulgare questo tipo di norme che hanno effetti extraterritoriali e colpiscono la sovranità di altri paesi, gli interessi legittimi di entità o persone sotto la loro giurisdizione e la libertà di commercio e navigazione.
Al contrario, il governo statunitense, quale giudice e boia mondiale, stringe sempre di più il cerchio contro Cuba attraverso l'Ufficio del Controllo degli Attivi Stranieri (OFAC, per le sue sigle in inglese) del Dipartimento di Stato.
Come espressione dell'extraterritorialità della sua politica anticubana, l'OFAC ha multato una delle banche italiane più importanti, l'Intesa San Paolo S.p.A, che ha dovuto pagare quasi tre milioni di dollari per processare bonifichi bancari a Cuba tra gli anni 2004 e 2008.
Non è questo l'unico né l'ultimo caso di punizione a paesi terzi, quale conferma che Washington dedica abbondanti risorse umane e materiali per perseguire i nessi di Cuba col mondo.
Come se fosse poco, il passato 22 luglio l'OFAC ha multato nuovamente un'altra entità per violare il bloqueo contro Cuba, questa volta con 5 milioni 226 mila 120 USD, la più grande dall’inizio dell’anno.
La punizione è stata per American Express Travel Related Services Company, una delle principali agenzie tour operator di questo paese.
Per questa ditta si tratta della seconda multa in meno di un mese e la quinta, dall’inizio dell’anno.
La spiegazione è ovvia: gli Stati Uniti vigilano e puniscono i loro propri cittadini per viaggiare verso l’isola vicina.
Nell'affanno insoddisfatto di danneggiare i cubani, il governo nordamericano non ascolta il clamore internazionale, non compie i suoi obblighi internazionali ed arriva all'estremo di colpire i diritti degli statunitensi e dei cittadini di tutto il mondo.
Non si tratta allora di un tema bilaterale.