Il principale problema di Cuba è l'ostilità degli Stati Uniti: Intervista con PBS
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William Moyers.- Signor Presidente, secondo lei, qual è il maggiore problema tra gli Stati Uniti e Cuba?
Fidel Castro.- Dal mio punto di vista, il problema principale è l'ostilità degli Stati Uniti verso il nostro paese. L'ostilità si manifestò sin dal primo momento. Si soppresse la quota zuccheriera, si stabilì il blocco economico, incominciò una campagna di organizzazione di attività sovversive, di sabotaggi, di gruppi armati in tutto il paese che furono approvvigionati dagli Stati Uniti; si organizzò l'invasione di Playa Girón (Baia dei Porci; N.d.T.). Dopo Playa Girón si portò a termine un piano di attacchi pirati contro il nostro paese dalla Florida e dall'America Centrale. Si organizzò il terrorismo, soprattutto si eseguirono decine di piani di assassini dei dirigenti della Rivoluzione Cubana, si arrivò perfino a realizzare pratiche di guerra batteriologica contro il nostro paese. Si mantiene una base navale nel nostro territorio contro la nostra volontà.
Perché succedono tutte queste cose? Com’è possibile? Semplicemente perché gli Stati Uniti sono un paese poderoso, e noi siamo un piccolo paese. Noi non possiamo bloccare economicamente gli Stati Uniti, noi non possiamo organizzare la sovversione dentro gli Stati Uniti, noi non possiamo organizzare invasioni di mercenari contro gli Stati Uniti, noi non possiamo promuovere il terrorismo negli Stati Uniti, noi non possiamo pensare di organizzare piani di attentato contro i dirigenti degli Stati Uniti, noi non possiamo organizzare guerre batteriologiche contro gli Stati Uniti, noi non possiamo avere una base militare negli Stati Uniti. Non soltanto per ragioni obiettive, bensì per motivi morali. Noi non possiamo pensare, per esempio, a organizzare piani di assassinio di dirigenti degli Stati Uniti. Tuttavia, per oltre dieci anni, gli Stati Uniti hanno organizzato questi piani contro il nostro paese.
In conseguenza, a nostro avviso, la questione fondamentale è quest’ostilità che gli Stati Uniti, quale paese poderoso, manifestano contro Cuba.
William Moyers.- Quale crede lei che sia la ragione che ha provocato tutto ciò?
Fidel Castro.- Io credo che le ragioni siano molte. Penso che la Rivoluzione Cubana nasce in piena auge della guerra fredda, in cui la mentalità dell'opinione pubblica nordamericana era condizionata contro i cambiamenti sociali, e ciò facilitò allineare, diciamo così, quell'opinione pubblica contro la Rivoluzione Cubana, in modo che favorì i piani contro il nostro paese. Penso anche a una mentalità imperialista. Devo essere franco: l'idea che Cuba era una specie di possessione statunitense; un'allergia ai cambiamenti sociali, una gran preoccupazione per gli interessi di determinati monopoli. In due parole, penso che nel governo degli Stati Uniti ci fosse una mentalità colonialista rispetto a Cuba, e non volevano accettare in nessun modo i cambiamenti politici e sociali a Cuba.
Cuba non è l'unico caso. In generale, molti paesi dell'America Latina dovettero soffrire questi interventi e aggressioni degli Stati Uniti. Prima della Rivoluzione Cubana ci furono l'intervento in Guatemala e il rovesciamento del governo della Guatemala perché aveva realizzato alcune leggi come la riforma agraria ed altri cambiamenti sociali.
Prima di questo, molti paesi subirono l'intervento degli Stati Uniti: Santo Domingo, Haiti, Nicaragua. In pratica, tutti i paesi dell'America Latina, in un modo o in un altro, soffrirono l'intervento statunitense. Anche il Panama ne è un esempio.
Quando i paesi dell'America Latina si liberarono del dominio spagnolo, caddero sotto la dominazione inglese, e posteriormente caddero sotto il dominio dagli Stati Uniti. E penso che i politici statunitensi non si rassegnassero ad accettare l'idea dell'indipendenza di Cuba.
William Moyers.- Ha pensato lei che la prima società comunista in questo emisfero potrebbe far venire i nervi agli Stati Uniti?
Fidel Castro.- Ma, penso che molto più nervosi potremmo sentirci noi se pensiamo che abbiamo come vicino un paese capitalista tanto poderoso come Stati Uniti. E se noi possiamo rassegnarci a ciò, perché gli Stati Uniti non potrebbero rassegnarsi a che esista un piccolo paese vicino, con un sistema socialista?
William Moyers.- Che Guevara parlava sull'esportazione della rivoluzione.
Fidel Castro.- Che Guevara parlava di esportare zucchero, tabacco e tutto ciò, ma non parlava di esportare la rivoluzione. È che le rivoluzioni non possono esportarsi. Lui parlava, e tutti abbiamo parlato e parliamo in termini generali, della simpatia e della solidarietà nei confronti dei movimenti rivoluzionari. Se, in realtà, si parlasse dell'esportazione della rivoluzione, bisognerebbe parlare in primo luogo dell'esportazione della controrivoluzione. In realtà, noi abbiamo provato simpatia e proviamo simpatia verso tutti i rivoluzionari, ma gli Stati Uniti si sono dedicati a esportare la controrivoluzione. Hanno esportato la controrivoluzione in Guatemala, a Cuba, in Cile, in Brasile, a Santo Domingo, e l'hanno esportata a molte parti del mondo.
Io credo che in realtà la rivoluzione non possa esportarsi, perché la rivoluzione è un'idea, risponde a leggi storiche, risponde a situazioni sociali, e nessuna di quelle situazioni può crearsi artificialmente. In ogni caso, si diffondono e si estendono le idee rivoluzionarie, ma certamente non si può parlare di esportazione di rivoluzione.
William Moyers.- Signor Presidente, come si sentì lei quando seppe per la prima volta che la CIA stava cercando di abbatterlo?
Fidel Castro.- È passato tanto tempo che quasi non mi ricordo, ma mi sembra che sia stata una verità evidente sin dall’inizio della Rivoluzione. Per gli statunitensi i rapporti sui piani di assassinio erano apparentemente qualcosa di nuovo; a noi invece erano ben noti. Per tale motivo, le informazioni del Senato degli Stati Uniti non costituirono per noi nessuna sorpresa. Perché ciò lo sapevamo dall'inizio. Abbiamo dovuto far fronte a decine di piani diretti o indiretti di assassinio da parte della CIA. In un certo senso c'eravamo abituati. Li avevamo denunciato innumerevoli volte ma, apparentemente, per gli Stati Uniti quella era una nuova notizia.
William Moyers.- Ha letto lei questo rapporto, il rapporto del Senato sui complotti di assassinio...?
Fidel Castro.- Quello che io lessi non era pubblicato in questo tomo. Aveva circa queste dimensioni. Vedo che questo ha 335 pagine. Ne ho letta la maggior parte, specialmente le questioni riferite a Cuba, e posso dire che qui appena una parte dei piani che si organizzarono direttamente dalla CIA per assassinare dirigenti della Rivoluzione Cubana.
William Moyers.- Dopo la Crisi di Ottobre, lei credette che sarebbero cessati gli sforzi per assassinarlo?
Fidel Castro.- In realtà, non lo credette. Quei piani andarono avanti per oltre 10 anni. A mio avviso cominciarono nel 1960, circa, e ciononostante, nel 1971, quando io visitai Cile e di ritorno feci scala in Perù e in Ecuador, in tutti quei paesi si organizzò una vera battuta di caccia umana da parte di elementi che erano aiutati dalla CIA.
William Moyers.- Ne ha qualche evidenza?
Fidel Castro.- Ho la certezza, che è più di un’evidenza, perché in qualche modo abbiamo conosciuto dopo tutti i piani che si organizzarono, e alcuni degli elementi che vi parteciparono, divulgarono e pubblicarono tutto. Portarono persino alcune camere di televisione con armi automatiche all’interno; erano davanti a me, come siamo adesso, ma com’è successo tante volte, per qualche ragione non si decisero ad agire. Portarono armi, le trasportarono dalla Bolivia nel Cile mediante gente che era legata all'Ambasciata statunitense in Bolivia. E dopo, quando seppero che io avrei fatto uno scalo nel Perù, tentarono di organizzare l'attentato là. In Ecuador fecero la stessa cosa, una vera battuta di caccia, organizzata da elementi non soltanto addestrati dalla CIA, bensì legati a essa e sotto la protezione di una mentalità, di un'atmosfera che la CIA ha creato attorno a Cuba, in virtù della quale si considera un diritto l'assassinio dei dirigenti della Rivoluzione Cubana nonché una cosa normale e naturale.
William Moyers.- Vanno avanti ancora?
Fidel Castro.- Non posso assicurarlo, ma non avrei neanche ragioni per confidare.
William Moyers.- Per credere che sia così? Cioè, non ha ragioni per credere che sia il contrario?
Fidel Castro.- Non ho ragioni per credere che ci sia stata una rettifica. So che ci sono state denunce su tutto ciò, so che la stessa opinione pubblica statunitense ha affrontato tutti quei problemi, che c'è una condanna universale di fronte a quei metodi. Tuttavia, se lei mi domanda se ho evidenze che la CIA ha rinunciato ai suddetti procedimenti, dovrei dirle che non ne ho nessuna evidenza.
William Moyers.- Cosa può dire lei sugli esuli che vivono a Miami?
Fidel Castro.- Penso che una gran parte di essi si è assimilata alla società americana, hanno creato già interessi dentro gli Stati Uniti. Incominciano a pensare più come statunitensi che come cubani.
E penso che una minoranza, molto piccola, integrata soprattutto da quegli elementi che furono addestrati in azioni di pirateria, di sabotaggio e di terrorismo, mantenga un atteggiamento di violenza e aggressione contro la Rivoluzione Cubana, ma non per ragioni di principio, bensì per motivi puramente professionali. Impararono a vivere della professione di terroristi e non si rassegnano a vivere di un lavoro decente; vogliono continuare a vivere della violenza e del terrorismo.
A riguardo voglio dire che il pericolo potenziale che rappresenterebbero i suddetti elementi, non preoccupa la Rivoluzione Cubana. Io penso che costituiscano un pericolo maggiore per gli stessi Stati Uniti.
William Rogers.- In che senso?
Fidel Castro.- Nel senso che tra essi applicano metodi terroristici all’interno degli Stati Uniti. Usano gli esplosivi contro organizzazioni progressiste. Tra loro stessi, nelle proprie lotte interne, usano il terrore o commettono assassini come quello di Letelier, nel quale evidentemente agirono al servizio del governo di Pinochet.
Vuole un esempio? Watergate è un esempio. Gli stessi elementi allenati per le azioni di terrore e di sabotaggio contro Cuba, furono usati per spiare gli uffici del Partito Democratico in Watergate e sono stati impiegati contro gli stessi cittadini statunitensi. In modo che, a mio avviso, costituiscono un pericolo uguale o maggiore per gli Stati Uniti.
William Moyers.- Cosa considera lei che deve fare il governo statunitense per evitare tutto ciò?
Fidel Castro.- Per evitare il terrorismo?
William Moyers.- Specificamente il terrorismo contro Cuba.
Fidel Castro.- Io credo che semplicemente debba adottare un atteggiamento di applicazione della legge. Se vogliono, possono cominciare da qui.
William Moyers.- Ho superato già i 10 minuti.
Fidel Castro.- Non importa, possono mettere un altro rullo e così possiamo parlare qualche minuto in più.
William Moyers.- Cosa vorrebbe lei che facesse il governo statunitense rispetto al terrore contro Cuba?
Fidel Castro.- Questi elementi hanno svolto le loro attività principalmente dalla Florida, dagli Stati Uniti. Per esempio, gli attacchi ai pescatori, gli assassinii dei pescatori sono stati fatti organizzati e partiti dalla Florida. Alcuni piani di assassinio di diplomatici cubani sono stati fatti da gente che vive negli Stati Uniti, con passaporto statunitense. Io penso che basterebbe che gli Stati Uniti si decidessero ad applicare la legge contro tutte quelle violazioni della legalità degli stessi Stati Uniti, eliminando la tolleranza, e i terroristi non avrebbero nessuna possibilità di agire. Ma, ripeto, i terroristi non ci preoccupano. Lo dico sinceramente. Troveremo sempre i mezzi per difenderci dai terroristi.
William Moyers.- Nel mese di settembre, a Miami, i veterani di Baia dei Porci organizzarono una riunione per sferrare una guerra terroristica contro il vostro paese, conosceva lei su questa riunione?
Fidel Castro.- No.
William Moyers.- Era presente il Sindaco di Miami e anche il rappresentante Claude Pepper era lì.
Fidel Castro.- Su questo sì. Stavamo analizzando alcuni giornali dopo il sabotaggio contro l'aeroplano di Cubana, a Barbados, e alcuni di essi, che si pubblicano a Miami, informavano su riunioni con la partecipazione di alcune autorità statunitensi, perfino su alcune con la partecipazione di Somoza e altre informazioni di questo tipo. Comunque, tante volte quei gruppi impiegano tutto il loro tempo a fare dichiarazioni di guerra. Gli elementi che si dedicano al terrorismo sono una minoranza, poche centinaia di elementi estremisti che, come le dicevo prima, lo sono non per ragioni ideologiche o perché siano fanatici, ma perché sono semplicemente professionali del terrore, vivono del terrorismo e devono realizzare quel tipo di azioni per ricevere fondi.
William Moyers.- Un mese dopo quella riunione, a Giamaica, in un aereo cubano furono collocate delle bombe e 73 persone risultarono morte. Le stesse organizzazioni che parteciparono a quella riunione si attribuirono il fatto. Lei dice che la CIA ne fu responsabile, ha lei qualche evidenza a riguardo?
Fidel Castro.- Se ciò che lei mi domanda è se abbiamo prove documentali a riguardo, io le direi di no. Tuttavia, noi abbiamo l'assoluta convinzione che la CIA sia dietro quest’azione terrorista. La campagna terroristica contro le sedi diplomatiche cubane e gli aerei cubani, s’iniziò subito dopo le dichiarazioni di Ford a Miami, e delle minacce del governo degli Stati Uniti contro Cuba, dopo la guerra dell'Angola.
Evidentemente, in modo sincronizzato, dopo quelle dichiarazioni violente e quelle minacce, tutti i fatti riferiti cominciarono ad attuarsi, con assoluta impunità. Gli elementi terroristici si muovevano per tutta l'area dei Caraibi, dell’America Centrale, con passaporto cileno, con passaporto nicaraguense, usando le tecniche più raffinate, gli esplosivi più potenti, utilizzando stranieri, come i venezuelani che furono utilizzati per realizzare l’attentato di cui abbiamo parlato, e agendo con assoluta impunità, come possono agire unicamente quando si hanno risorse e un appoggio poderoso.
Inoltre, nell'agenda di coloro che parteciparono direttamente al fatto, apparivano gli indirizzi e i telefoni di funzionari dell'ambasciata statunitense in Venezuela. Si sa persino che ci furono telefonate, dopo il fatto, a determinati funzionari dell'ambasciata degli Stati Uniti in Venezuela, i quali spiegarono, dopo, che i rapporti con l'autore dei fatti erano semplicemente rapporti giornalistici, che quest’uomo stava facendo un lavoro pubblicitario, e che quegli erano i rapporti che aveva con l'ambasciata statunitense.
Tra l’altro, è da 18 anni che soffriamo aggressioni, e dietro tutte le aggressioni c’è sempre stata la CIA: quando la sovversione a Cuba, che lanciarono migliaia di armi da aerei o utilizzando la via marittima, la CIA negava i fatti; quando l'invasione a Girón, la CIA negava i fatti; dicevano che erano cubani gli aerei provenienti dal Nicaragua che ci bombardarono; quando noi denunciavamo che si preparavano attentati contro i dirigenti della rivoluzione, la CIA lo negava; quando noi denunciavamo che si preparavano piani di guerra batteriologica contro Cuba, la CIA lo negava. Non è successo assolutamente niente in questi anni che la CIA non abbia negato e, tuttavia, la storia si è incaricata di dimostrare dopo il contrario. Un giorno si saprà, anche in tutti i dettagli, la partecipazione della CIA a queste azioni di terrorismo.
William Moyers.- Alcuni degli esiliati a Miami dissero, per esempio, che agenti cubani all’Avana, erano stati i responsabili dell'assassinio di Juan Perullero.
Fidel Castro.- In realtà, ciò che si svolge a Miami è una guerra intestina. Ho letto notizie secondo cui ci sono individui che hanno messo decine di bombe. A volte in certi posti... Ad esempio, nell'università dove parlò Angela Davis adesso hanno messo una bomba, e allora tra loro è in atto una guerra intestina che ha avuto come risultato una serie di fatti di sangue. A me sembra che gli statunitensi abbiano mezzi per investigare come accadono tali fatti e scoprire i colpevoli.
William Moyers.- Quale rapporto crede lei che ci sia tra la Crisi d’Ottobre1 e Girón2?
Fidel Castro.- C'è un rapporto abbastanza diretto. Dopo l'invasione a Girón, il governo degli Stati Uniti era molto irritato. E dopo avere provato il blocco economico, la sovversione e il tipo di guerra come quella di Girón, solo gli rimaneva un'alternativa: l'invasione diretta a Cuba. E quel pericolo, a nostro avviso, esisteva in una maniera reale, e supportava la decisione di stabilire i proiettili strategici in Cuba. Cioè, dal momento in cui noi avessimo potuto contare su quel tipo di armi nel nostro paese, saremmo stati protetti da un'invasione diretta degli Stati Uniti. Avremmo affrontato i rischi di conflagrazione nucleare che affronta il mondo in generale, ma in questo modo evitavamo i rischi di un attacco diretto degli Stati Uniti.
E io voglio dirle una cosa: il nostro paese è stato esposto a grandi pericoli. Se i piani di Girón avessero avuto successo, ciò ci sarebbe costato, almeno, un milione di vite. Un'invasione diretta degli Stati Uniti a Cuba sarebbe costata la vita di milioni di cittadini cubani, e si sarebbe trasformato in un vero genocidio. E noi tentavamo di evitarlo. Questo è il rapporto tra l'attacco a Baia dei Porci e la Crisi d’Ottobre. Dopo la Crisi di Ottobre nacque il compromesso secondo cui gli Stati Uniti non avrebbero realizzato un'invasione diretta di Cuba. Se questa fu la concessione fatta dagli Stati Uniti, in fondo ammetteva che l'aggressione diretta era tra i loro possibili piani. Dopo la Crisi d’Ottobre si raggiunse un periodo, non di pace, ma sì di garanzia contro un attacco diretto da parte degli Stati Uniti. Questa è proprio il rapporto indiscutibile che c'è tra l'attacco a Girón e la Crisi d’Ottobre.
William Moyers.- Tuttavia, dopo Girón cominciarono tutti questi attentati contro la sua vita.
Fidel Castro.- Beh, anche prima di Girón. I piani di attentati contro di me incominciarono prima di Girón, e proseguirono anche dopo Girón, a mio avviso per non meno di 10 anni. Io penso che fino a 1972.
Bisogna, inoltre, distinguere tra i piani diretti e i piani indiretti. Dopo la crisi di Girón proseguirono i piani di attentato; continuarono anche dopo la Crisi d’Ottobre. Infatti, dopo la Crisi d’Ottobre si organizzò un piano di attacco alle nostre coste di navi pirata controllate direttamente dalla CIA, le quali avevano le loro basi nella Florida e in America Centrale. Per anni abbiamo sofferto questo tipo di attacchi a magazzini di zucchero, raffinerie di petrolio, installazioni costiere. E quei piani si attuarono dopo la Crisi d’Ottobre. Credo che gli attacchi sistematici cessarono attorno all'anno 1965, 1966. Poi ci furono alcuni attacchi sporadici eseguiti da elementi terroristici più o meno vincolati alla CIA, ma oramai non erano direttamente gestiti dalla CIA.
William Moyers.- Che tipo di carica ha significato ciò per il popolo cubano?
Fidel Castro.- In primo luogo, ci costrinse a fare enormi spese nella difesa del paese. Si dice che Cuba possiede istituti armati tra i più poderosi dell'America Latina. Ma noi non avemmo altra scelta che sviluppare quegli istituti armati e sviluppare quella forza. Ciò è stato costoso per il paese.
Anche il blocco economico è stato un carico pesante. Quando si calcoli tutto, potremo valutarlo in migliaia di milioni di dollari. Cosicché quelli sono i due aspetti: le spese relative alla difesa del paese e la conseguenza economica del blocco, a parte i cubani che hanno dovuto sacrificare la sua vita in difesa del paese.
Ma nonostante tutto, i sacrifici sono stati minori, perché abbiamo avuto successo in questa lotta. Se la testa di sbarco a Girón si fosse consolidata e fossero riusciti a stabilire un governo provvisorio che avesse richiesto l'appoggio dell'OEA3 e degli Stati Uniti, quante centinaia di migliaia di morti ci sarebbero state? Quante sarebbero state le perdite di vite umane se ci fosse stata un'aggressione diretta degli Stati Uniti? E in fin dei conti abbiamo evitato quei fatti. Per quel motivo abbiamo ridotto le perdite al minimo, dal punto di vista umano.
William Moyers.- Considera lei che possano normalizzarsi le relazioni tra i nostri due paesi dopo tutto ciò?
Fidel Castro.- Io credo di sì, che sia possibile la normalizzazione delle relazioni. Non siamo arrivati alla conclusione che due paesi vicini debbano vivere come eterni nemici; ma non fummo noi a dichiarare la guerra agli Stati Uniti, furono Stati Uniti a dichiararci la guerra. Se gli Stati Uniti seguono una politica di pace e di amicizia con Cuba, noi saremo ricettivi alla politica di pace e di amicizia con gli Stati Uniti.
William Moyers.- Lei è uno studioso degli uomini, lei legge e pensa fin troppo. Secondo il suo parere, quale sarebbe stato il suo atteggiamento se lei fosse stato il Presidente statunitense che vide il primo leader comunista ad arrivare al potere in un paese nell'emisfero occidentale?
Fidel Castro.- In realtà, non ho avuto mai avuto nemmeno l'idea di mettermi nei suoi panni. Ci dovrei pensare per la prima volta: cosa avrei fatto se mi fosse trovato in quella posizione?.
Potrei domandare io, che cosa avrebbe fatto Washington, che cosa avrebbe fatto Lincoln? Non tutti i presidenti degli Stati Uniti sono stati imperialistici. Non mi voglio comparare con nessuno di essi, ovviamente. Ma penso che ci potevano essere presidenti negli Stati Uniti che seguissero una politica più saggia, più onesta e più morale.
La nostra America Latina conosce una storia relativamente lunga, dall'epoca di Teodoro Roosevelt, della cosiddetta politica del big stick. Quindi, conosce la diplomazia del bastone. Conosce anche la diplomazia degli interventi. Ha conosciuto la diplomazia del dollaro. Ma, in realtà, negli ultimi tempi non ha conosciuto una vera diplomazia di amicizia e di pace. Credo che quella diplomazia possa esistere, tra altre ragioni perché il mondo non ha altra scelta che la pace, nonostante le differenze tra i sistemi economici e sociali e politici. Il mondo non ha altra alternativa che la pace, nonostante le suddette differenze. Perché i problemi del mondo d’oggi non possono risolversi mediante la violenza e la guerra. E penso che molti politici statunitensi lo capiscano. Per qualche ragione molti politici statunitensi supportano la politica di pace con l'Unione Sovietica e la politica di pace con la Cina. Allora, io mi domando,: se può fare la pace coi paesi poderosi, che morale ha portare una politica di ostilità e di guerra contro paesi piccoli come Cuba o come Viet Nam, per esempio?
Una minoría insignificante de los que tuvieron una participación en pequeña escala en la lucha, fueron los que después se marcharon. Hay algunos individuos que estuvieron dos meses en la guerra, un mes en la guerra, y después dijeron que eran veteranos de la Sierra Maestra.
Pero si se hace la historia de todos los compañeros que participaron en las etapas fundamentales de la lucha, todos se mantuvieron leales a la Revolución. Si analizan todos los que combatieron en la Sierra Maestra, de cada 100, 95 están aquí integrados en la Revolución. Hay solo unos pocos de los que participaron en la Sierra Maestra o en la lucha clandestina que desertaron. ¿Y después se unieron a quiénes? A los batistianos, a los que asesinaron a nuestros compañeros, a los que cometieron miles de crímenes; es decir, renunciaron a la bandera de la Revolución.
¿Qué pienso sobre ellos? Pues, no pienso nada particular. Pienso que esto es propio de los procesos sociales, en que no siempre todos piensan de una misma forma.
¿Pero cómo habría podido mantenerse la Revolución, si el 95% de los revolucionarios no la hubieran apoyado, y si todo el pueblo no la hubiera apoyado?
Lógicamente, tiene que haber algunas excepciones. Y yo veo estos casos como una cosa lógica, natural, histórica. Todo el mundo tuvo traidores; incluso ustedes los norteamericanos en la lucha por la independencia tuvieron traidores, algunos pocos traidores. Nosotros también hemos tenido traidores, pero yo creo que no tiene ninguna importancia en esencial.
William Moyers.- Le piacerebbe che ciò accadesse?
Fidel Castro.- Ovviamente sì.
William Rogers.- Molti di quegli esiliati sono vecchi compagni, come Rolando Martínez, conosciuto allora come "Muscolino". Lui era all'Università dell’Avana. All’inizio lui era a favore della Rivoluzione.
Fidel Castro.- Rolando Martínez?
William Moyers.- Rolando Martínez, lei lo conosce?
Fidel Castro.- Rolando Martínez, non ricordo nessun rilevante partecipante nella Rivoluzione sotto quel nome.
William Moyers.- Che tipo di uomini sono questi?
Fidel Castro.- Gli elementi che furono con noi e poi andarono via?
William Moyers.- Sì.
Fidel Castro.- Io le dico una cosa. C'è un po' di leggenda a riguardo.
Ricordo perfettamente tutti i compagni che partecipammo al Moncada, al "Granma", alla lotta nella Sierra Maestra.
Quali furono i compagni che ebbero la più spiccata partecipazione a quei fatti? Compagni come Raúl, Almeida, tutti quei compagni sono al Bureau Politico del Partito.
Se lei analizza obiettivamente, tutti gli uomini che ebbero una partecipazione fondamentale nella Rivoluzione, morirono nella lotta o sono qui a Cuba, portando avanti la Rivoluzione.
Una minoranza insignificante della quale ebbero una partecipazione in piccola scala nella lotta, furono quelli che dopo andarono via. È alcuni individui che stettero due mesi nella guerra, un mese nella guerra, e dopo dissero che erano veterano del Sierra Maestro.Ma se si fa la storia da tutti i compagni che parteciparono alle tappe fondamentali della lotta, tutti si mantennero leali alla Rivoluzione. Se analizzano tutti quelli che combatterono nel Sierra Maestro, di ogni 100, 95 sono qui integrati nella Rivoluzione. È suolo pochi dei quali parteciparono al Sierra Maestro o nella lotta clandestina che disertarono. E dopo si unirono a chi? Ai batistianos, ai quali assassinarono i nostri compagni, ai che commisero migliaia di crimini; cioè, rinunciarono alla bandiera della Rivoluzione.Che cosa penso su essi? Dunque, non penso niente questione. Penso che questo è proprio dei processi sociali in che non sempre tutti pensano di una stessa forma.Ma come avrebbe potuto mantenersi la Rivoluzione, se il 95 percento dei rivoluzionario non l'avesse appoggiata, e se tutto il paese non l'avesse appoggiata?Logicamente, deve avere alcuni eccezioni. Ed io vedo questi casi come una cosa logica, naturale, storica. Tutto il mondo ebbe traditori; perfino voi i nordamericani nella lotta per l'indipendenza ebbero traditori, alcuni pochi traditori. Anche noi abbiamo avuto traditori, ma io credo che non abbia nessuna importanza in essenziale.William Moyers.- Che relazione creda lei che esisteva tra la Crisi di Ottobre e Girón?Fidel Castro.- C'è una relazione abbastanza diretta. Dopo l'invasione di Baia di Maiali, il governo degli Stati Uniti era molto risentito. E dopo avere provato il blocco economico, la sovversione ed il tipo di guerra come quella di Baia di Maiali, solo gli rimaneva un'alternativa: l'invasione diretta di Cuba. E quello pericolo, al nostro giudizio, esisteva in una maniera reale, e quello stava dietro la decisione di stabilire i proiettili strategici in Cuba. Cioè, dal momento in che noi potessimo contare su quello tipo di armi nel nostro paese, eravamo protetti contro un'invasione diretta degli Stati Uniti. Correremmo i rischi di qualunque conflagrazione nucleare che corre il mondo in generale, ma evitavamo i rischi di un attacco diretto degli Stati Uniti.Ed io voglio dirgli una cosa che il nostro paese è stato esposto a grandi pericoli. Se i piani della Baia di Maiali avessero avuto successo, quello ci sarebbe costati, per lo meno, un milione di vite. Un'invasione diretta degli Stati Uniti a Cuba sarebbe costata la vita di milioni di cittadini cubani, e si sarebbe trasformato in un vero genocidio. E noi tentavamo di evitare quello. Quella è la relazione tra l'attacco di Girón e la Crisi di Ottobre.Dopo la Crisi di Ottobre sorse il compromesso che gli Stati Uniti non realizzerebbero un'invasione diretta di Cuba. Se quello fu la concessione che fece gli Stati Uniti, in fondo ammetteva che l'aggressione diretta stava tra i suoi possibili piani. Dopo la Crisi di Ottobre si riuscì un periodo, non di pace, ma sì di garanzia contro un attacco diretto da parte degli Stati Uniti. Ma quello è la relazione indiscutibile che c'è tra l'attacco a Girón e la Crisi di Ottobre.William Moyers.- Tuttavia, dopo Girón cominciarono tutti questi tentativi contro la sua vita.
Fidel Castro.- Buono, da prima di Girón. I piani di attentati contro me incominciarono da prima di Girón, e si prolungarono dopo Girón, al mio giudizio, non meno di 10 anni. Io penso che fino a1972. Che bisogna distinguere tra i piani diretti ed i piani indiretti.Inoltre, dopo la crisi di Girón seguirono i piani di attentato; continuarono dopo la Crisi di Ottobre. E, inoltre, dopo la Crisi di Ottobre si organizzò un piano di attacco alle nostre coste di barche pirati maneggiate direttamente per la Co. che avevano le sue basi nella Florida ed in America Centrale. Per anni stavamo soffrendo quello tipo di attacchi a magazzini di zucchero, raffinerie di petrolio, installazioni costiere. E quelli piani si svilupparono dopo la Crisi di Ottobre. Credo che terminassero attorno all'anno 1965, 1966, gli attacchi sistematici. Poi si mantennero alcuni attacchi sporadici per elementi terroristici più o meno vincolati con la Co.; ma non stavano oramai maneggiati direttamente per la Co.William Moyers.- Che tipo di carico è stato quella che ha significato questo per il paese cubano?Fidel Castro.- Buono, questo ci ha obbligati, in primo luogo, a fare enormi spese nella difesa del paese. Si dice che Cuba possiede istituti armati tra i più poderosi dell'America Latina. Ma noi non dovemmo un'altra alternativa sviluppare quegli istituti armati e sviluppare quella forza. Quello è stato costoso per il paese.Anche il blocco economico è stato un carico pesante. Quando si calcoli tutto quello, possiamo valutarlo in migliaia di milioni di dollari. Cosicché quelli sono i due aspectos: le spese della difesa del paese e la conseguenza economica del blocco, a parte i cubani che hanno dovuto sacrificare la sua vita in difesa del paese.Ma nonostante tutto, i sacrifici sono stati minori, perché abbiamo avuto successo in questa lotta. Se la testa di spiaggia in Girón si arriva a consolidare e si stabilisce un governo provvisorio che sollecita l'appoggio dell'OEA e degli Stati Uniti, quanto cientos di migliaia di vita sarebbe costato al paese? Quante vite sarebbe costato al paese un'aggressione diretta degli Stati Uniti? Ed in fin dei conti abbiamo evitato quelli fatti. Per quel motivo abbiamo ridotto le perdite al minimo, dal punto di vista umano.William Moyers.- Consideri lei che possano normalizzarsi le relazioni tra nostri due paesi dopo tutto questo?Fidel Castro.- Io credo che sì, che è possibile che si normalizzino le relazioni. Non traiamo la conclusione che due paesi vicini dobbiamo vivere come eterni nemici; ma non fummo noi quelli che dichiariamo quella guerra agli Stati Uniti, fu Stati Uniti quello che ci dichiarò quella guerra. Se gli Stati Uniti seguono una politica di pace e di amicizia con Cuba, noi saremo ricettivi a quella politica di pace e di amicizia con gli Stati Uniti.William Moyers.- Lei è un studioso degli uomini, lei legge abbastanza e lei pensa abbastanza. Che cosa pensi lei che sarebbe stato il suo proprio atteggiamento, se fosse stato lei il Presidente nordamericano, vedendo il primo leader comunista in un paese nell'emisfero occidentale arrivare al potere?Fidel Castro.- Buono, in realtà, non ho avuto mai almeno l'idea di mettermi in quello piano. Dovrebbe esporrmelo per il primo vez: che avrebbe fatto se mi trovassi in quella posizione.Potrei domandare io, che cosa avrebbe fatto Washington, che cosa avrebbe fatto Lincoln? Non tutti i presidenti degli Stati Uniti furono imperialista. Non mi voglio paragonare con nessuno di essi, ovviamente. Ma penso che erano potuti esistere presidenti negli Stati Uniti che seguissero una politica più saggia, più onesta e più morale.
La nostra America Latina conosce una storia relativamente lunga, dall'epoca di Teodoro Roosevelt, della politica credo che lo chiamassero del big stick. Ha conosciuto la diplomazia del bastone. Ha conosciuto la diplomazia degli interventi. Ha conosciuto la diplomazia del dollaro. Ma non ha conosciuto realmente negli ultimi tempi una vera diplomazia di amicizia e di pace. Credo che quella diplomazia può esistere, tra le altre ragioni, perché il mondo non ha un'altra alternativa che la pace, nonostante le differenze di sistema economico e sociali e delle differenze politiche. Il mondo non ha un'altra alternativa che la pace, nonostante quelle differenze. Perché i problemi del mondo di oggi non possono risolversi mediante la violenza e mediante la guerra.E penso che molti politici nordamericani comprendono quello. Per alcuno ragione molti politici nordamericani appoggiano la politica di pace con l'Unione Sovietica e la politica di pace con la Cina. Allora io io pregunto: se può fare la pace coi paesi poderosi, che morale ha portare una politica di ostilità e di guerra contro paesi piccoli come Cuba o come Viet Nam, per esempio?William Moyers.- Aveva ragione gli Stati Uniti in preoccuparsi perché lei si trasformasse in un alleato dell'Unione Sovietica? Perché quando lei arrivò al potere, la guerra fredda stava nel suo pieno apogeo.Fidel Castro.- E che cosa sarebbe stato di noi quando ci tolsero la quota zuccheriera, quando ci tolsero il petrolio, quando ci tolsero tutti i mercati e quando stabilirono il blocco economico, senza l'aiuto dell'Unione Sovietica? Che cosa sarebbe stato di Cuba? Come avremmo potuto resistere quella situazione? Fu una fortuna per noi trovare un alleato nell'Unione Sovietica ed un amico nell'Unione Sovietica.Perché tutto quello che fece gli Stati Uniti sarebbe bastato per liquidare qualunque governo in questo continente. Solamente la soppressione della quota zuccheriera, cioè, la soppressione del mercato del principale prodotto del paese, avrebbe liquidato a qualunque governo. Il blocco economico avrebbe liquidato a qualunque governo in America Latina. L'invasione tipo Girón avrebbe liquidato a qualunque governo in America Latina.Gli Stati Uniti hanno fatto molte cose contro noi. Nel caso di qualunque altro paese, avrebbe liquidato il governo. Cuba potè, eccezionalmente, resistere tutti quegli attacchi. Ora, soli non li avremmo potuti resistere. Assoli avremmo potuto lottare, avremmo potuto morire eroicamente; ma non avremmo potuto sopravvivere a quelle misure degli Stati Uniti.William Moyers.- Sig. Presidente, se il governo degli Stati Uniti fosse capace di sopprimere gli atti terroristici contro il suo governo, starebbe lei disposto allora ad iniziare il processo di normalizzare le relazioni?Fidel Castro.- Io penso che basta con che reale e sinceramente gli Stati Uniti desiderino analizzare i problemi che esistono tra i due paesi, e lavorare in pro del miglioramento delle relazioni. Quello sarebbe perfettamente possibile. Non credo che dipenda da un fattore isolato, di alcuni fatti, ma reale e sinceramente gli Stati Uniti lo desiderino.
Se così è, troverà della nostra parte un atteggiamento sincero, onesto e ricettivo in questo terreno. Non è una strada facile. Hanno passato molte cose, ci sono molti problemi pendenti tra i due paesi. Ma sarebbe un dovere nostro lavorare in quella direzione se gli Stati Uniti hanno la stessa intenzione, dato che credo sinceramente che ferma due paesi come Cuba e Stati Uniti la cosa più logica è che esistano buone relazioni di rispetto, di vicinanza, indipendentemente delle posizioni politiche e del sistema sociale che esiste in Stati Uniti e Cuba. È più, credo il siguiente: io penso che gli Stati Uniti devono abituare a che ci siano cambiamenti nel mondo a che i paesi cambino.Io direi che nella misura in che gli Stati Uniti imparino ad avere relazioni con un paese Cuba, imparerà come ad avere dopo relazioni con molti paesi uguali che Cuba, tanto in America Latina, come in Africa, come in Asia, come in tutto il mondo.Perché nessuno può pensare che i paesi del Terzo Mondo sviluppano attraverso il capitalismo. La storia del capitalismo come sorse negli ultimi secoli non torna a ripetere. E molti paesi del Terzo Mondo seguono una strada socialista; Gli Stati Uniti hanno bisogno di cercare la forma di capirsi e di riferirsi e di commerciare e di mantenere relazioni di pace e di amicizia con quelli paesi, anche se mantenga il suo sistema capitalista.William Moyers.- Come veda lei la vicinanza di Cuba col Terzo Mondo?Fidel Castro.- Buono, noi abbiamo molte cose comuni coi paesi del Terzo Mondo ed una relazione crescente coi paesi del Terzo Mondo.Io penso. modestamente. che Cuba esercita una certa influenza nel Terzo Mondo e penso che il prestigio di Cuba cresce. Non mi corrisponde dire quell'a me, ma in realtà osserviamo, per l'esperienza, che c'è un interesse crescente per le cose di Cuba e per le relazioni di Cuba. Ed i nostri vincoli di amicizia con molti paesi dell'Asia e dell'Africa si sviluppano. Si sviluppano i nostri vincoli con paesi dai Caraibi. E, logicamente, perché parliamo la stessa lingua ed abbiamo molte cose in comuni, si svilupperanno le nostre relazioni coi paesi dall'America Latina.Ma il Terzo Mondo è molto eterogeneo. Ci sono paesi del Terzo Mondo che sono capitalisti, altri sono socialisti, alcuni sono reazionari, altri progressisti. Non si può parlare del Terzo Mondo come qualcosa di omogeneo dal punto di vista politico, ma sì si può parlare dal punto di vista di interessi comuni, dei problemi del sottosviluppo e di molte questioni che ci colpiscono allo stesso modo questi paesi, indipendentemente delle posizioni politiche.Noi facciamo parte del Movimento di Non Allineati. Sono paesi sottosviluppati, sono un gruppo molto numeroso, e nonostante differenze politiche che esistono dal punto di vista sociali, differenti sistemi politici, troviamo forme di coordinazione e di lotta per interessi comuni.Inoltre, non vedo prospettiva al mondo se i problemi del sottosviluppo non si risolvono; non vedo prospettive al mondo se questi paesi non acquisiscono un livello di sviluppo adeguato per soddisfare le sue necessità di alimenti, di abitazioni, di vestiti, di salute, di educazione, di ricreazione.Credo che la cosa più importante per questo Terzo Mondo sia che si dimentichi dei modelli di sviluppo del mondo capitalista che si dimentichi del modo di vita dell'Europa Occidentale e degli Stati Uniti, e che sia capace di forgiare altri valori in che non suolo si stimi la ricchezza materiale, ma anche e fondamentalmente la ricchezza spirituale. E non credo che questi paesi della chiamata Terzo Mondo possono aspirare a che ogni famiglia abbia un'automobile ed ad avere quelli standard di vita materiale che oggi ostenta Stati Uniti, perché non raggiungerebbero le risorse minerali, non raggiungerebbero le risorse energetiche del mondo.In quello senso, penso che Cuba con la sua esperienza può esercitare alcuno influenza in questo senso in altri paesi del Terzo Mondo, ma realmente non ho speciale interesse in risaltare quell'influenza di Cuba, perché a noi stessi non ci corrisponde parlare di quello.William Moyers.- Desidererebbe lei commerciare con gli Stati Uniti?Fidel Castro.- Credo che il commercio con gli Stati Uniti sia utile tanto per Cuba gli Stati Uniti fermano come. Ma attorno a questo ho sentito alcuni argumentos: non c'interessa risolvere i problemi con Cuba, dato che dal punto di vista economico non è tanto importante." Quell'argomento non ha assolutamente niente di morale. È come decir: come il peso del commercio con Cuba sarebbe di relativamente poca importanza per gli Stati Uniti, non c'è interesse in commerciare con Cuba. Nonostante quell'e della differenza di sviluppo economico, credo che i tanti Stati Uniti possono prescindere dal commercio con Cuba come noi possiamo prescindere dal commercio con gli Stati Uniti. Ma che tanto a Cuba come agli Stati Uniti li benefica lo scambio commerciale.Per noi implica un interesse economico di relativa importanza, ma ferma gli Stati Uniti costituisce non suolo un problema economico, bensì costituisce un problema morale.William Moyers.- Morale?Fidel Castro.- Sì, anche. Perché quale è la ragione che si escluda a Cuba del commercio e si commerci con altri molti paesi socialisti?Ora, un'altra pregunta: Che farebbe gli Stati Uniti se tutti i paesi del mondo fossero socialisti? Tenterebbe di bloccare a quelli paesi?Ora, immagini Lei che tutti i paesi dell'America Latina fossero socialisti, marcirebbe gli Stati Uniti bloccare a tutta la l'America Latina?Cioè che visto il problema in prospettiva, a lunga portata, può tirare fuori dal punto di vista pratico, dal punto di vista politico e dal punto di vista morale. È assurda quella politica di blocco.William Moyers.- Se stessimo commerciando, quali sarebbero alcuni dei prodotti che lei vorrebbe scambiare?Fidel Castro.- Guardi, il tabacco, per mettere un caso. Perché so che il nostro tabacco... Benché alcuni imprese nordamericane si portarono semi di Cuba e tentarono di seminarli in alcuni paesi dell'America Centrale e Sacra domenica, non riuscirono mai la qualità del tabacco di Cuba, per questione di terra, di microclima, per una serie di fattori di quelli.Noi siamo produttori di zucchero, importanti produttori di zucchero; e voi sono importanti consumatori di zucchero. Noi siamo prossimi a voi. In alcune ore qualunque nostra barca trasporta lo zucchero agli Stati Uniti. Noi siamo importanti produttori di nichel, abbiamo grandi riserve di nichel, ed il nichel è una materia prima importante nello sviluppo dell'industria moderna, della siderurgia. E noi abbiamo altre molte risorse minerali che possono essere di interesse.Noi abbiamo un paese ordinato, pacifico e tranquillo, con buon sole, buone spiagge, dove sono sicuro che i nordamericani potrebbero passare magnificamente bene le sue ferie, e soprattutto in questi tempi in cui il freddo aumenta. Lei si immagina un anno con questi freddi di 30 gradi sotto zero, come quelli che ci sono in New York e molte parti degli Stati Uniti, che magnifico posto per riposare sarebbe Cuba.Dopo, noi abbiamo molte cose che possiamo offrire agli Stati Uniti che non possono sottovalutarsi. E della stessa forma c'interessano molte merci e c'interessano tecnologie degli Stati Uniti.
William Moyers.- Pezzi di scorta, per esempio?Fidel Castro.- Buono, per avere pezzi di scorta bisogna comprare in primo luogo le squadre.Noi importiamo, per esempio, soia; noi importiamo mais, noi importiamo riso, noi importiamo molti articoli alimentari; noi importiamo molte squadre di trasporto, di costruzione, di agricoltura; noi importiamo materie prime, importiamo prodotti semielaborati; importiamo fabbriche complete. Infinità di cose che sono di interesse.William Moyers.- Sig. Presidente, posso chiedergli che mi dica la storia che mi contò anteriormente circa la sua visita e la sua intervista su Nixon?Fidel Castro.- Buono, che cosa posso dire? Non voglio dire ora molte cose brutte di Nixon, perché già Nixon non è il presidente degli Stati Uniti. E c'è un detto che segnala che non si deve fare legna dell'albero caduto.Io gli contavo che quando visitai agli Stati Uniti in 1959, mi invitarono a conversare con alcuni senatori nel Congresso, e mi invitarono a conversare con Nixon.Stavo conversando per lo meno un'ora e mezza, se male non ricordo, o due ore con Nixon. Ed io ricordo che egli si informava sulle cose di Cuba; domandò quali le nostre idee erano, ed io gli feci un'analisi della situazione reale di Cuba, la situazione economica, la situazione sociale, la disoccupazione, più di mezzo milione di disoccupati, più di un 30 percento di analfabeti; la povertà e le terribili condizioni dei nostri lavoratori, dei nostri contadini, del nostro paese in generale.E gli spiegava le necessità obiettive che aveva Cuba di realizzare una serie di cambiamenti sociali, fare una riforma agraria, liquidare l'analfabetismo, risolvere i problemi di impiego per tutta la popolazione. Che le misure che noi prendevamo non si incamminavano direttamente contro gli Stati Uniti, non si incamminavano a colpire nessuno in questione, ma avevamo bisogno di prenderli obiettivamente per risolvere i terribili problemi sociali della nostra popolazione.Io ricordo che Nixon si vedeva molto giovane. Avrebbe circa quaranta e tanti anni. Mi ascoltò con interesse, con attenzione, io direi che con indulgenza. E salutiamo. Più tardi seppi che immediatamente che terminò l'intervista con Nixon, inviò un memorandum ad Eisenhower dicendo che io ero comunista e che bisognava liquidare la Rivoluzione Cubana. Da allora si incominciò a programmare l'invasione, ad elaborare un piano per per abbattere al governo rivoluzionario, da un'epoca tanto precoce come aprile, più o meno, di1959. Quelle furono le conclusioni che tirò fuori Nixon da una conversazione sincera ed onesta che sostenni con lui.William Moyers.- Era lei comunista?Fidel Castro.- Io sé era comunista. Personalmente io ero comunista, erano le mie convinzioni.Da quando io ero studente... Io primo incominciai essendo un socialista utopico, studiando l'economia politico capitalista. Dopo, quando ebbi contatto coi materiali marxisti, mi sentii realmente guadagnato per quelle idee.Io credo che l'avere una formazione marxista mi aiutò molto nell'elaborazione della strategia per la Rivoluzione. Ma in quello nostro momento programma non era ancora un programma socialista, dato che non esistevano le condizioni in quello momento nel nostro paese, condizioni soggettive ancora, per la realizzazione di un programma socialista.I dirigenti principali avevamo idee socialiste, ma ancora il nostro paese, realmente, non aveva una coscienza socialista. Quella coscienza si inventò durante la Rivoluzione.Potessimo dire che in 1959 il nostro programma era il programma del Moncada, e non era ancora un programma socialista; era un programma rivoluzionario, un programma avanzato. Perché, al nostro giudizio, il socialismo non stava ancora all'ordine del giorno. Era un programma di liberazione nazionale, ma non quello che potesse chiamarsi ancora un programma socialista. Naturalmente, in una fase ulteriore, lotteremmo per il socialismo. Quelle erano le nostre convinzioni. Ma non era in quello nostro momento programma.William Moyers.- Ma una volta che lei si incamminò per quella via, non gli fu successo che stava chiudendo le porte dell'appoggio nordamericano?Fidel Castro.- Io non pensavo che potevamo fare il socialismo con l'appoggio degli Stati Uniti. Ma per lo meno potevamo farlo col rispetto degli Stati Uniti, col rispetto della nostra sovranità, di paese indipendente.Voglio chiarire una cosa.Alcuni dicono che Cuba si trasformò al socialismo con motivo dell'ostilità degli Stati Uniti. Io penso che quello è assolutamente falso. Gli dico, con ogni sicurezza, che con l'ostilità o senza l'ostilità degli Stati Uniti noi avremmo lottato per il socialismo. Non bisogna vedere il socialismo come una conseguenza dell'ostilità degli Stati Uniti. Indiscutibilmente, quello processo di ostilità accelerò a sua volta il processo di cambiamento verso il socialismo in Cuba. L'ostilità accelerò i cambiamenti nel nostro paese, ma non fu la causa dei cambiamenti. E l'ostilità determinò che la Rivoluzione nel nostro paese si realizzasse in mezzo ad un gran conflitto con gli Stati Uniti. Ma non bisogna vedere nell'ostilità la causa del socialismo in Cuba.Glielo spiego perché ho sentito argomenti in questo senso, alcuni incluso in buona fede; cioè, i cubani si fecero socialisti a causa dell'ostilità degli Stati Uniti. No. I cubani accelerarono il suo processo rivoluzionario a causa dell'ostilità. E quell'ostilità, in un certo senso, aiutò a formare una coscienza socialista nel nostro paese. Perché i campagnoli decían: se ci dà la terra, il Governo Rivoluzionario è giusto; se c'invia maestri, se c'invia medici, se c'invia scuole, se risolve i problemi del lavoro, se lo cerca impiego, se tenta di aiutare al paese, perché gli Stati Uniti si opporsi a tutto quello? Aiutò a formare nel nostro paese una coscienza socialista ed a distinguere tra il socialismo ed il capitalismo, ed a vedere nel capitalismo il nemico della cosa buona, dato che il paese per molto tempo sperava per un governo che non saccheggiasse il ministero della finanza e che lavorasse per il paese.E la Rivoluzione significò la prima volta nella storia di Cuba di un governo che lavorasse per il paese, e fu precisamente quello governo al quale gli Stati Uniti gli dichiarano la guerra. Non è ostile a Batista, non è ostile ai governi corrotti, ai governi che saccheggiavano il ministero della finanza. Cioè, il governo degli Stati Uniti si manifesta ostile verso il governo che incomincia a lavorare per i contadini, per gli operai, per gli analfabeti, per i malati, per il paese.In modo che quell'aiutò ad acquisire più coscienza al paese, aiutò alla nostra predica rivoluzionaria in una maniera obiettiva.William Moyers.- Io considero che a pesar di quello di Baia di Maiali, a pesar della Crisi di Ottobre, ed a pesar di tutto quello che è successo, lei sente una certa ammirazione per John Kennedy. È un certo quello?
Fidel Castro.- Dico per lo meno il siguiente: , riconoscimento. Già ammirazione, è difficile utilizzare quella parola, quando in realtà egli ebbe responsabilità in atti di aggressione al nostro paese. Ma sì vedeva in Kennedy un uomo che aveva valore personale; ed ebbe valore personale quando Baia di Maiali per assumere la responsabilità. Era un uomo brillante, era un uomo di talento, era un uomo di immaginazione ed era un uomo capace di trasformarsi egli stesso.Io penso che quando Kennedy muore era politicamente un uomo molto più sviluppato, molto più liberale che quando lo scelsero per presidente degli Stati Uniti. È il Kennedy che pronuncia il discorso quello, alcuni mesi prima della sua morte, un discorso coraggioso. È il Kennedy che stava pensando già ad un cambiamento delle relazioni con Cuba che si manifestò in una serie di fatti. E ho avuto sempre la convinzione che Kennedy è un uomo che avrebbe avuto il valore di rettificare la politica che si era seguito con Cuba. L'avrebbe avuto, perché si aveva bisogno di valore per quell'e si aveva bisogno di autorità per quello. E Kennedy aveva acquisito già l'autorità per quello, e noi avemmo varie evidenze molto importanti che quello processo si stava operando nella mentalità di Kennedy.William Moyers.- Il processo di riconciliazione ed impiego?Fidel Castro.- Il processo di cambiamento e di rettifica nella politica degli Stati Uniti e di esplorare le possibilità di migliorare le relazioni con Cuba.William Moyers.- Uno dei fatti più sorprendenti in questa relazione al Senato, è che nell'autunno di 1963 la Co. stava cospirando con un funzionario cubano. il suo nome in chiave era Amlash. per assassinarlo. In realtà nello stesso momento in che Kennedy è assassinato, a questo signore gli fu dato un arma affinché l'assassinasse. Ora sappiamo che questo agente era stato un antico alleato, Rolando Cubela. Può lei parlare di lui?Fidel Castro.- Sì. In realtà la Co. era riuscita a reclutare un uomo che poteva offrirgli abbastanza speranze che portasse a termine quello piano di attentato, perché era un studente que aveva avuto una carta relativamente distaccata nella lotta clandestina. Non era del nostro movimento, apparteneva ad un'altra organizzazione rivoluzionaria. Aveva partecipato ad attentati nell'epoca di Batista e dopo aveva partecipato anche alla lotta rivoluzionaria guerrigliera nella zona de I Villa. Era amico di tutti noi ed aveva relazioni abbastanza prossime a tutti noi. Cioè, era un uomo adatto per la missione che l'aveva raccomandato la Co., di realizzare un attentato contro me.In un momento dato lo scopriamo, per una serie di armi che aveva ricevuto già e che aveva trasportato a Cuba; ma ancora non conoscevamo la storia della penna. Quello si seppe dopo. Perché perfino noi non sapevamo inizialmente chi Amlash era. Quando lo sentiamo menzionare, rimaniamo pensando chi Amlash potrebbe essere. Attualmente crediamo avere la cosa identificata ed anche negli Stati Uniti si è parlato di quello. E non ci sono dubbi che era un uomo adeguato per la missione.Ora, è molto curioso, molto curioso, che quasi lo stesso giorno. non posso assicurarmelo, dovrebbe precisarlo., quasi nello stesso istante in cui stavano ammazzando là Kennedy a Dallas, a Parigi stavano consegnandogli un arma molto sofisticata a questo Amlash per realizzare un attentato contro mio.In modo che non è completamente strampalata la tesi che gli stessi che stavano organizzando l'attentato contro mio starebbero programmando l'attentato contro Kennedy. Era una cosa praticamente simultanea.Ed attorno a questo ci sono altre cose molto sospettose, come fu il tentativo di Oswald di viaggiare a Cuba nel mese di settembre di1963. si presentò nel consolato e sollecitò un visto di transito per Cuba. Posteriormente, quando ritornò lo fu informato che non si accettava la visita a Cuba e diventò straordinariamente irritato, indignato lì coi nostre autorità nel consolato del Messico.Io sempre io pregunté: quali sarebbero le ragioni per le quali questo uomo tentò di venire a Cuba e quali sarebbero stati le implicazioni se questo uomo visita a Cuba, ritorna negli Stati Uniti e realizza un attentato contro il presidente degli Stati Uniti? In realtà attorno a quello problema sono tante cose strane per me, perfino la forma in cui dice che fa gli spari con una mira telescopica. Io direi che un fucile di spioncino telescopico non serve per sparare contro un obiettivo in movimento. È molto più efficace per quello tipo di azione un arma automatica. Quindi la forma in cui si prodursi l'assassinio di Oswald, alle poche ore di essere arrestato che appaia un elemento e l'assassini lì.Per incominciare, dal primo momento noi avevamo gran quantità di dubbi e di sospetti intorno a tutta questa questione della morte di Kennedy. Ma oggi sappiamo quello che quasi lo stesso giorno che stavano attentando alla vita di Kennedy, un agente della Co. stava consegnando un arma sofisticata a questo Amlash per ammazzarmi.Ma quello non lo sapevamo, quello non lo sapevamo prima. Quello lo sapemmo quando uscirono le relazioni dal Senato. Perché quando qui si fece il giudizio contro questo supposto Amlash, avevamo altre pruebas: di carabine con spioncini telescopici ed altri armamenti che aveva ricevuto per diventare un attentato. Ma non sapevamo quello della penna; egli non parlò di quell'in quell'occasione.William Moyers.- È alcuni membri della commissione senatoriale che dicono che Amlash era in realtà un doppio agente lavorando per voi.Fidel Castro.- Ho letto quello, ma magari sarebbe stato un doppio agente, perché saremmo venuti a sapere dei piani della Co. e non starebbe carcerato; perché sta carcerato da allora vari anni fa, un numero di anni.Ora, gli dico una cosa: il Senato fece qualcosa di molto buono investigando tutte quelle questioni, ma ha portato a termine una pratica di occultamento. Perché ha parlato di tutti i crimini che si prepararono, ma fece buon attenzione a sopprimere i nomi degli autori e dei responsabili di quelli crimini. In modo che, di fianco ad una buona azione è come rivelare quelli fatti, ha portato a termine una pratica di occultamento occultando i nomi dei responsabili. L'atteggiamento più conseguente farebbe stato denunciarlo tutto.William Moyers.- Quale è allora la sua conclusione?Fidel Castro.- La conclusione è che obiettivamente fu positivo quello che fece, ma moralmente io non vedo giustificazione all'occultamento. Denunciò i piani di assassinio, ma non denunciò gli assassini.William Moyers.- Il presidente Lyndon Jhonson, dopo che abbandonò la presidenza, dichiarò al giornalista della CBS que era arrivato a credere che qualche governo forestiero era complicato in quell'assassinato di Kennedy. Ed evidentemente si riferiva a Cuba.Fidel Castro.- Guardi, gli dico una cosa. In primo luogo, sarebbe stato una pazzia assoluta da parte di Cuba, un atto irresponsabile completamente, lanciarsi ad un'avventura come programmare la morte di un presidente degli Stati Uniti. Quello non sarebbe stato successo a nessun governante saggio, a nessun dirigente rivoluzionario nelle condizioni di Cuba, a parte i problemi pratici delle questioni. È di supporre che un presidente degli Stati Uniti è ben curato, in primo luogo.Ma il problema morale, ed inoltre il problema politico. Che dirigente responsabile del nostro paese avrebbe concepito l'idea di eliminare il Presidente degli Stati Uniti? Quello è un sproposito colossale, una provocazione. Cioè, sarebbe stato correre il rischio che il nostro paese fosse stato distrutto per gli Stati Uniti. Nessuno nel suo sano giudizio avrebbe pensato simile cosa.Inoltre, di accordo con la nostra filosofia politica da quando iniziamo la lotta rivoluzionaria, dal nostro punto di vista marxista, non abbiamo creduto mai nel tirannicidio o nel regicidio. Mai! Cioè, noi in tutta la lotta contro Batista, in tutta la lotta contro Batista, non organizziamo mai un attentato contro Batista, e sarebbe stato per noi facile liquidare a Batista. Ma noi sapevamo che liquidare a Batista non si liquidava il sistema. Un altro avrebbe sostituito a Batista. Non aveva nessun senso politico elaborare l'idea dell'eliminazione di Kennedy, perché non confondevamo Kennedy col sistema. Noi in ogni caso lottavamo contro il sistema, ma non contro Kennedy personalmente.In terzo posto, Kennedy. come gli dico io. aveva ceduto passi evidenti e chiari nel senso di esplorare un cambiamento nella sua politica con relazione a Cuba. Se c'era qualcuno negli Stati Uniti che avrebbe potuto promuovere quello cambiamento, quell'era Kennedy.William Moyers.- Che cosa succedè quando egli morì?Fidel Castro.- In che senso?William Moyers.- Con quelli sforzi che egli faceva...Fidel Castro.- Non succedè realmente niente.C'è un'altra cosa che voglio dirgli. Se gli Stati Uniti avessero avuto la più minima evidenza che noi avessimo avuto responsabilità nella morte di Kennedy, non avrebbero vacillato in realizzare un'aggressione contro Cuba, perché pretesti stavano cercando per atti di aggressione. Se avesse avuto la minore evidenza non ce l'avrebbe perdonato mai nessun governo degli Stati Uniti. Tuttavia, a nessuno gli fu successo in realtà durante tutta l'investigazione fare nessuna imputazione contro Cuba.William Moyers.- Mi permetta di formularlo una domanda difficile.Rolando Cubela si riunì con un funzionario della Co. ed apparentemente si misero di accordo in quello che riguarda ad intraprendere quell'assassinato di lei. Due giorni dopo esa riunione, lei andò qui all'ambasciata dal Brasile a L'Avana, e parlò con un corrispondente di AP chiamato Daniel Haoker. Questo giornalista informò che lei disse la cosa seguente: "I dirigenti degli Stati Uniti devono pensare che se essi stanno forgiando piani terroristici per per eliminare i dirigenti cubani, loro stessi non potranno salvarsi da questo.Fidel Castro.- Io non ricordo esattamente la data che fu, ma sì ricordo che una volta feci una dichiarazione di quell'indole, più o meno simile a quello. In essenza, per quelli tempi, a noi c'arrivavano costantemente notizie di piani di attentati. Non precisamente quello di Amlash, non quello, ma c'erano decine di piani, alcuni diretti ed altri indiretti.Allora io feci una dichiarazione difensiva in quello senso. Dissi che sapevamo che stavano preparando quelli piani che quegli erano precedenti molto brutti, e che se si portavano a termine quelle pratiche i propri dirigenti degli Stati Uniti non potevano essere sicuri. Quello è certo. È certo che io, in un atteggiamento difensivo, volli notare che sapevamo che si stavano preparando quelli piani, e quali le conseguenze di quello potevano essere. Quello non vuole dire che noi avessimo preso misure preventive, o pensassimo di prendere misure preventive.Come si supponeva che io ero la vittima principale di tutti quelli piani di attentati, io notavo che il mio assassinio potrebbe provocare dopo conseguenze imprevedibili, dopo che si fosse stabilito la pratica di assassinare i dirigenti avversario. Comprende? Ed io feci una misura come avvertenza, per segnalare che conoscevamo i piani e quali le conseguenze di quello potrebbero essere. È certo, non nego che feci quella dichiarazione.William Moyers.- Ma volle lei mai vedere Kennedy assassinato?Fidel Castro.- Il giorno che assassinarono Kennedy in realtà sperimentai un sentimento di pena e di depressione. Mi sentii triste quello giorno, a pesar che fosse il nostro avversario. Perché Kennedy era un avversario al quale conoscevamo di una certa forma ed al quale c'eravamo adattati di una certa forma. Era un avversario verso il quale sentivamo rispetto, come penso che anche egli sentiva rispetto verso noi. E per quel motivo ebbi realmente un sentimento di tristezza.Stava conversando con un giornalista francese, Jean Daniel, che cosa, precisamente, portava un messaggio di Kennedy quello stesso giorno. Conversavamo noi quando arrivò la notizia per radio che era ferito. E realmente le mie maggiori speranze erano, in primo luogo, che sopravvivesse. Al poco momento diedero già la notizia che era molto grave, che andava a morire. È come se lei ha un avversario, è abituato a quell'avversario ed improvvisamente lo sopprimono l'avversario. Così io mi sentii il giorno che morì Kennedy. Mi pentivo realmente che egli avesse un fine di quella natura.William Moyers.- Lei si diceva, anteriormente, che lei aveva letto l'autobiografia di Jimmy Cárter.Fidel Castro.- Sì, la lessi.William Moyers.- Che cosa pensi lei di lei?Fidel Castro.- Io gli dissi che era notevolmente bene un'autobiografia fatta.William Moyers.- Ben fatta?Fidel Castro.- Sì. La lessi e la lessi con molto interesse. Come è logico, mi interessa conoscere la personalità che dirige agli Stati Uniti, la personalità del nuovo dirigente degli Stati Uniti. E lessi con molta attenzione tutta la storia che si chiama Jimmy Cárter per Jimmy Cárter.William Moyers.- Che cosa gli sembrò egli a lei?Fidel Castro.- Mi interessò la biografia, mi interessarono soprattutto gli aspetti della sua vita da bambino, nel campo, come lavoratore del campo con suo padre. Un po' mi ricordavo la mia propria vita quando io ero ragazzo, perché nacqui anche nel campo e conobbi anche molte di quelle esperienze nel campo. Ed a me mi sembrò positivo quell'aspetto della sua origine e della sua vita da bambino e della sua vita giovanile.Lessi anche con interesse quello certo sentito autocrítico che ha, ed un certo senso morale, accordo al suo sentimento religioso, alle sue idee religiose, ed accordo alle sue convinzioni. Non mi preoccupa che gli uomini abbiano convinzioni differenti, idee differenti. Mi preoccupa più che gli uomini siano conseguenti con la sua idea ed i suoi principi. Quando l'uomo ha principi si attiene a quelli principi, ma non li viola. Io penso che un uomo come Copricatena, può attenersi ad una politica di principi internazionali. Non i principi marxisti, o i principi capitalisti, bensì i principi universalmente rispettati nelle relazioni tra i paesi.La mia idea anche. gliela dissi e la dico anche qui. è che vedo un certo idealismo, vedo che ci sono elementi di idealismo in Copricatena. Credo che quello è positivo. Ma quale sarà il risultato di quell'idealismo con la tritacarne realtà degli Stati Uniti?William Moyers.- Che cosa vuole lei dire con realtà?
Fidel Castro.- Gli interessi, le distinte forze ed i distinti poteri che si muove negli Stati Uniti. Si conoscono, per che motivo li menziono? Sono poderosi ed influiscono e determinano molto la politica del governo degli Stati Uniti. Che cosa succederà quando Copricatena abbia un'idea, un criterio, una convinzione circa quello che è più giusto e trovi la resistenza di quelle poderose forze negli Stati Uniti? Quello è quello che io dico nel senso che può succedere un conflitto tra l'idealismo di Copricatena e la realtà degli Stati Uniti. Quale sarà il saldo, il risultato di tutto quello?Dico più qualcosa. Seguii da vicino le elezioni negli Stati Uniti. Seguii da vicino dettagli, fino ai3:00 o i4:00 della mattina quando si seppero i risultati, perché mi somigliavo realmente importante il risultato di quelle elezioni. E già tra Ford e Cuba, Kissinger e Cuba, erano successi confronti molto seri. Realmente a noi ci soddisfaceva un cambiamento nell'amministrazione degli Stati Uniti. Pertanto, quello giorno dopo che lessi il risultato delle elezioni, mi coricai più soddisfatto. Vidi che Ford non aveva voluto... Si coricò a dormire, neanche congratulò a Copricatena. Ed io dije: Buono, anche io corico a dormire. Ma sicuramente io mi coricai molto più contento di Ford quella notte.William Moyers.- Gli piacerebbe qualche volta riunirsi con la signore Copricatena?Fidel Castro.- Io credo che quello non può porsisi unilateralmente. Io penso che se qualche giorno è utile ed egli lo desidera, gustosamente io lo farei anche.William Moyers.- Due ultime domande. Che età aveva lei quando scese dalle montagne fino a L'Avana?
Fidel Castro.- Io ero un giovane inesperto di 32 anni.William Moyers.- Come lei si sentiva essendo tanto giovane, dirigendo un paese, sapendo che il governo degli Stati Uniti. il governo più poderoso del mondo. preferirebbe vederlo nelle montagne di nuove?
Fidel Castro.- Gli dissi già che in un principio albergavamo anche la credenza idealistica che, dato che le cose che noi facevamo erano giuste ed erano legittime, sarebbero rispettate per gli Stati Uniti. Indiscutibilmente che quell'era un errore.D'altra parte, io sapevo. e così lo dissi pubblicamente. che davanti i nuovi compiti che avevamo erano molto più difficili di quelle che avevamo lasciato dietro. E che se la guerra fu un compito molto difficile che noi dovemmo sviluppare partendo di mezza dozzina di uomini armati, le responsabilità già nel potere erano più grandi e più difficili. Ma, naturalmente, avevamo ottimismo che risolveremmo i problemi e vinceremmo quelle difficoltà.Recentemente, quando si inaugurò l'Assemblea Nazionale, dissi che se avesse il privilegio di vivere un'altra volta la mia propria vita, molte cose li farebbe differenti di come quelle feci fino ad oggi. Ma che tutta la mia vita lotterebbe con la stessa passione, per le stesse cose che ho lottato fino ad oggi.È così, la gioventù è molto importante. Credo che se non avesse avuto quell'età quando incominciamo... Quando il Moncada io avevo 26 anni, quando il Sierra Maestro aveva 30 anni. Per quell'enorme sforzo facevano alte energie, faceva mancanza gioventù. Non c'è dubbio di quello. Dopo, la gioventù è molto importante nell'uomo pubblico, nello scrittore, nell'artista, in todos: ha vigore, la mente è molto vergine e ha una gran forza. Ma gli anni danno esperienza. Quello è quello che non ha la gioventù.Oggi tentiamo di assimilare tutta quell'esperienza che logicamente abbiamo acquisito in questi anni. Gli anni danno maturità, ma con gli anni continuiamo a perdere energie. Il successo sarebbe tentare di conservare la gioventù il massimo di tempo, ed approfittare bene della saggezza che si va acquisendo con gli anni.E, naturalmente, l'ottimismo. Senza il nostro ottimismo in quell'epoca non avremmo pensato mai neanche all'impresa di abbattere al governo di Batista, perché noi non avevamo dietro nessuno. Non avevamo nessun paese che c'aiutasse, non avevamo armi, non avevamo militari, non avevamo assolutamente niente. Sembrava un impossibile quello.Se non avesse avuto la convinzione che erano giusti i nostri punti di vista, che era giusta la nostra causa e giostro la nostra strada che il paese c'appoggerebbe e che le difficoltà si vincerebbero, non avremmo intrapreso quella lotta.A noi nessuno ci sbarcò armi, né ci lanciò armi in paracadute. Tutte le armi che noi avevamo, l'immensa maggioranza dovemmo togliersili ai propri soldati di Batista. Senza gioventù non si sarebbe potuto fare quello che noi facemmo.Torno a ripetere che io ero un giovane inesperto di 32 anni, ma almeno aveva coscienza di quello. Non era posseduto per la vanità, l'autosufficienza, ed era convinto che intraprendevamo una strada molto più difficile.Quando finì la guerra, terminò già lo scenario per il quale noi avevamo acquisito un'esperienza, ed incominciava allora l'esperienza del governo, per il quale non avevamo preparazione.William Moyers.- Che cosa ha imparato lei per tutto questo tempo circa gli Stati Uniti?Fidel Castro.- Buono, ho imparato a conoscere un po' come era gli Stati Uniti in realtà. Scoprii che era meno idealistico di quello che me mi ero immaginato e scoprii le forze di molti interessa poderosi degli Stati Uniti. Scoprii la forza di tutto quello.Credo che anche gli Stati Uniti hanno imparato con relazione a Cuba, ha avuto un'esperienza utile ed importante, ma abbiamo imparato anche a conoscere il potere degli Stati Uniti, abbiamo imparato a conoscere che è un paese che non può sottovalutarsi, della stessa forma che pensiamo che gli Stati Uniti comprendano che non può sottovalutarsi ad un paese piccolo come Cuba.E potessimo dire anche che durante questi anni mi meraviglio sempre più, man mano che più conosco i nordamericani. Io penso che ogni nordamericano è una personalità. Nella cosa unica che si somiglia un nordamericano ad un altro, è che quasi ognuno è differente all'altro, perché ognuno ha una personalità molto propria. È un paese di uomini straordinariamente individualista. Mi immagino la cosa difficile che sarà costruire il socialismo negli Stati Uniti!E ho potuto anche apprezzare più molti aspetti positivi di Stati Unidos: il sedimento degli scienziati nordamericani alla scienza, alla tecnica, allo sviluppo tecnologico degli Stati Uniti, perfino le caratteristiche dei suoi uomini di impresa provenienti da distinti paesi, e vediamo che gli uomini di impresa nordamericani sono straordinariamente attivi, aggressivi nella sua gestione. Quelle sono le caratteristiche che fecero agli Stati Uniti attuali negli ultimi 200 anni.Ho potuto anche apprezzare la differenza che ci sono di quelli tempi in che gli Stati Uniti si alzarono con la torcia dalla libertà e rappresentò i migliori ideali, i migliori sonni dell'umanità e fu esempio di paese rivoluzionario per tutto il resto del mondo, agli Stati Uniti di oggi che si convertì in matricolato della reazione, del neocolonialismo e delle cause più ingiuste. Lo dico con ogni franchezza. I peggiori governi del mondo, i più repressivi, i più reazionari, i più sfruttatore, hanno avuto sistematicamente l'appoggio degli Stati Uniti negli ultimi tempi. I governi progressisti, quelli che hanno voluto stabilire la giustizia sociale, quelli che hanno voluto lottare realmente per la felicità degli uomini, hanno avuto l'opposizione sistematica degli Stati Uniti.Voi hanno appena commemorato il 200 anniversario, ma al mio giudizio c'è una differenza molto grande tra gli Stati Uniti che si inaugurò negli anni di Washington e Stati Uniti del 200 anniversario. Ma penso che alcune delle cose che sono successi últi
1 Crisi dei Missili (N.d.T.)
2 Baia dei Porci (N.d.T)
3 Sigle in spagnolo dell’Organizzazione di Stati Americani. (N.d.T.)