La lunga guerra mediatica contro Cuba
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Cuba affronta attualmente più di sei decenni di guerra mediatica, iniziata prima del trionfo rivoluzionario del 1959, provocata dagli Stati Uniti, e che ha acquistato una speciale ferocia durante l'amministrazione dell'ex presidente Donald Trump.
Nel mezzo della guerriglia nella Sierra Maestra contro il regime di Fulgencio Batista, importanti media statunitensi hanno assicurato che il leader ribelle Fidel Castro era morto nella lotta, notizie false replicate decine di volte sulla stampa regionale e mondiale.
Questa menzogna è stata smentita nel 1957, quando il giornalista americano Herbert Matthews, del New York Times, pubblicò un'intervista esclusiva a Fidel Castro, così come l'hanno fatto i giornalisti Jorge Ricardo Masetti, dall'Argentina, e Carlos María Gutiérrez, uruguaiano, tra gli altri.
Nel 1958 i capi ribelli si rendono conto della convenienza di avere i propri mezzi di comunicazione e così nasce Radio Rebelde, per far conoscere i combattimenti e gli obiettivi della Rivoluzione.
Dopo il trionfo, il 1° gennaio 1959, i principali media statunitensi scatenarono nuove critiche, in particolare sui processi pubblici aperti contro i criminali di guerra ed i repressori del regime sconfitto.
Il 13 gennaio, il comandante in capo ha denunciato la campagna statunitense, che ha descritto come "la più famigerata, più criminale e più ingiusta che sia stata lanciata contro qualsiasi popolo".
Nei primi giorni della rivoluzione trionfante, Fidel Castro ha convocato, per il 21 e 22 gennaio, 400 giornalisti stranieri e alcuni membri del Congresso Statunitense per partecipare all'Operazione Verità, per assistere ai processi e conoscere la realtà di Cuba.
In quei giorni, definita allora come la "più grande conferenza stampa del mondo", il leader cubano denunciava il monopolio dell'informazione delle agenzie statunitensi e sottolineava la necessità che l'America Latina avesse una propria voce.
"La stampa statunitense dovrebbe essere in possesso di mezzi che le permettano di conoscere la verità e non essere vittima di bugie", ha sottolineato.
Secondo l'Unesco, la United Press International (UPI) e l'Associated Press (AP), insieme, avevano 261 corrispondenti negli Stati Uniti e 167 all'estero, oltre a migliaia di giornalisti, soprattutto in America Latina.
In seguito all'Operazione Verità, durante la quale i visitatori hanno avuto pieno accesso ai processi rivoluzionari, Fidel Castro si è recato in Venezuela il 24 gennaio, dove ha ribadito l'idea di fondare un mass media che difendesse i popoli latinoamericani.
Cinque mesi dopo, il 16 giugno, con la collaborazione di importanti giornalisti cubani e latinoamericani, è nata l'Agenzia di Informazione Latinoamericana Prensa Latina, il primo mass media alternativo della regione.