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Con la verità come arma e scudo

Data: 

13/08/2024

Fonte: 

Granma Internacional

Autore: 

Questo precetto, assieme ad altri, forma il concetto di Rivoluzione espresso da Fidel e trova le sue fondamenta nella concezione martiana che «al di fuori della verità non c’è salvezza» e che «comanda quello che dice a tempo la verità. La verità ben detta e detta a tempo, dissipa come fossero fumo i suoi nemici».
Nel  concetto Fidel ripete sè stesso e si riproduce.  Dato che non aspirò a nulla per sé, nella sua condotta e nella sua azione rivoluzionaria la verità gli è sempre stata inseparabile compagna.
Estraneo alla menzogna, depositò in quella la massima l’espressione del rispetto del popolo senza speranze personali di gloria o potere e servì il dovere alla Patria.
Al suo arrivo a L’Avana, il 8 gennaio del 1959 in Ciudad Libertad, lasciò plasmato quello che per lui  significava la verita: «Ingannare il popolo, risvegliare ingannevoli illusioni, apporterà sempre le peggiori conseguenze, e stimò che il popolo va allertato contro l’eccesso d’ottimismo.
«L’Esercito Rebelde come vinse la guerra? Dicendo la verità.
Come perse la guerra la tirannia?  Ingannando i soldati».
Si esprime nello stesso senso nel discorso pronunciato in Avenida Garzón, a Santiago di Cuba, il 30 novembre del 1959, si quqalcosa che fu ricorrente nela sua azione: «Voi sapete che io vi ho sempre detto la verità. Voi sapete che io dirò sempre la verità al popolo.
Voi  sapete che io ho sempre parlato chiaro.   […] Voi sapete che ho sempre compiuto la mia parola. Voi sapte che sono sempre stato lelale conilpopolo Voi sate che non ho mai usato l’ipocrisia, né le menzogne, e mi  sono sempre sforzato di spiegare al popolo, insegnare  al popolo il poco che nelle mie possibilità potevo insegnare, per togliergli la benda e aprire gli occhi del popolo sulle realtà della sua Patria.
[…] più di una volta ho dovuto emettere opinioni che forse non coincidono con le persone che mi  stanno ascoltando. Ho convertito in una legge
della mia condotta con il popolo dirgli sempre la verità, essere franco, essere onesto, non parlare per conquistare simpatie».
Con la verità ha conquistato milioni di volontà e con queste ha fatto tremare di paura i suoi avversari. Ha  amato il suo popolo con la verità, lo ha difeso di fronte a tutte le avversità e minacce.
Non ha mai temuto, neppure nelle più difficili situazioni, d’esporre le sue verità.
Ha smentito tutte le menzogne create dal nemico per nascondere i suoi interessi e gli obiettivi. Ha denunciato i governi corrotti, si è imposto con la verità di fronte al tribunale che lo giudicò per l’assalto alle caserme Moncada e Carlos Manuel de Céspedes e con questa verità attraverso Radio Rebelde informava il popolo sullo sviluppo dello scontro armato contro l’esercito della tirannia e si guadagnò sempre a lcredibilità popolare e anche dei suoi avversari.
Con questa, sempre, informò il popolo di ogni fatto, avvenimento o decisione per triste, dura o difficile che fosse.
Non concepiva la menzogna come strumento di dominio, non fu mai tratto della sua personalità nè stile del suo azionare políitico; non la accettò mai e la fustigò con forza.
Per questo nella Rivoluzione degli umili, con gli umili e per gli umili, organizzata e diretta da lui, non si concepisce né mentire, né violare i principi etici che la sostentano e che le hanno dato esistenza e credibilità. Facendolo si perde il più forte fondamento morale, l’arma più temuta dall’impero e dai suoi seguaci.
Nei suoi anni al fronte della direzione del processo rivoluzionario cubano non lasciò il suo concetto filosofico sul significato della verità, l’importanza di non mentire e di non violare principi etici.
Basta leggere i suoi discorsi, i suoi interventi nei più diversi scenari, le sue interviste, le opinioni e i criteri dei suoi collaboratori più vicini e di quelli che lo conobbero, per avere un’idea del valore che diede a questi precetti.
Chiama fortemente l’attenzione che nello stesso 1959, nel mezzo  delle complessità della direzione del processo rivoluzionario, sfumato da una violenta lotta di classe, le contraddizioni che creava il nuovo potere, i suoi cambi radicali, la frammentazione della società e la lotta incessante dell’impero per distruggere la nascente rivoluzione, Fidel espose la sua posizione rispetto alla necessità di sostenere con assoluto valore e fermezza la verità rivoluzionaria come mezzo efficace contro la menzogna.
Quando fu orchestrata e messa in marcia la prima grande campagna di menzogne, calunnie e diffamazione contro il paese, organizzata dagli Stati Uniti, per via della decisione legittima di giudicare i più noti e sanguinari ufficiali dell’esercito della dittatura di Batista che avevano assassinato centinaia di cubani, Cuba rispose con l’Operazione Verità.
Tra gli altri aspetti, questa incluse inviti a giornalisti degli Stati Uniti e dell’America Latina, perchè vedessero con i loro occhi quello che avveniva in quelle prime settimane dopo il trionfo rivoluzionario.
La denuncia pubbica di Fidel davanti al milione di cubani concentrati di fronte all’ex Palazzo Presidenziale, ai giornalisti invitati e il loro successivo incontro per varie ore con 380 di loro, provenienti dal continente, occasione nella quale il massimo leader disse che con la loro presenza si cercava d’evitare la propaganda delle calunnie.
Li invitò a parlare con il popolo e vedere la realtà di Cuba, a conoscere la verità.
Rivolgersi ai media dell’informazione è stato sempre il suo stile per denunciare, chiarire, informare, persuadere e mobilitare le masse.
Nei discorsi del primo anno, Fidel ha insegnato che il miglior modo
d’imporre la verità era divulgare l’opera della Rivoluzione, perché fosse vista da tanti amici e anche da nemici, perché affiorasse quello che sta succedendo in Cuba per far sì che si conosca la verità «perché noi ci sottoponiamo al giudizio dell’opinione pubblica, non abbiamo niente da nascondere, che vengano perchè vedano, che vengano perchè la menzogna non prosperi. […] Che tutto il mondo possa venire a vedere la verità di quel che accade in Cuba e di quello che stiamo facendo in Cuba».
Nel  suo concetto la verità va detta per fuori e per dentro, va espressa senza timore anche se ci costa nemici e non solamente davanti agli amici; va detta anche agli avversari persino nel loro territorio.
In questo senso nel discorso pronunciato nel Parco Centrale di New
York, Stati Uniti, il 24 aprile del 1959, disse: «Non sono venuto qui  a mentire, venuto qui per nascondere nulla, perché la nostra Rivoluzione non ha niente da nascondere […] sono venuto  semplicemente a fare quello che abbiamo fatto nella nostra patria: parlare al popolo dirgli la verità, esporre il nostro pensiero».
Un altro insegnamento che ci lascia Fidel è che con la menzogna non si conquista la partecipazione dei popoli nei processi politici.
Riflettendo in particolare sull’effetto della menzogna nell’esercito della tirannia disse che «con le menzogne portarono gli istituti armati al suicidio, con quelle menzogne li portarono alla lealtà sino all’ultima ora e allora sì che si vide la verità che, sconfitti nel campo di battaglia dovevano rassegnarsi ad essere dissolti come istituti nel seno della nazione.
«Si diceva che le rivoluzioni si potevano fare con l’esercito o senza l’esercito, ma mai contro l’esercito e altre menzogne convenzionali che caddero a terra perchè era dimostrato che sì si poteva fare una rivoluzione non ispirata dalla fame, che sì si poteva fare una rivoluzione senza l’esercito e contro l’esercito».
È di grande valore la massima che mai per nessuna ragione prostituiremo la nostra coscienza con la menzogna o con l’ipocrisia, perchè questa non è una rivoluzione di forza, ma di ragione e del cuore; questa è una rivoluzione d’opinione pubblica prefabbricata o fabbricata a base di menzogne , ma un’opinione pubblica fata a base di verità, non a base d’ipocrisia o di demagogia, ma a base di sincerità.
Il dirigente ha una grande responsabilità con il popolo e con il dovere di dirgli sempre la verità.
 In Fidel il concetto di non mentire mai acquisisce la massima espressione quando in modo enfatico afferma: «Noi, se soccombiamo, sarà con la verità, e nessuno potrà dirci che soccombiamo con la demagogia, né con l’ipocrisia, ma con la verità».