Non mi tolgo né questa uniforme nè questa barba
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Era l’alba del 16 febbraio, quando Fidel chiamò per telefono il dottor Luis Buch, in quanto segretario del Consiglio dei Ministri, e gli disse di raggiungere l’hotel Habana Hilton.
Lì gli chiese di parlare con Miró Cardona para informarlo che Fidel avrebbe ricevuto l’incarico di Primo Ministro quel pomeriggio, e gli chiese: «Devo togliermi l’uniforme?».
Buch gli rispose : «Bene, Fidel, non so; ma pensa alle opinioni che si hanno in America sui militari come capi di Governo».
Al che Fidel replicò: «Ah, no, no; questa uniforme e questa barba significano la ribellione della Sierra Maestra e della nostra Rivoluzione, e non me le levo assolutamente, che si cerchino un altro Primo Ministro!»
Poche ore prima della nomina nel Salone dei Documenti del Collegio Nazionale degli Architetti, Fidel si era riunito con questi professionisti e aveva sollecitato, soprattutto da quelli che erano disoccupati, d’organizzare il Dipartimento delle Costruzioni dell’Istituto di Risparmio e Casa, in non più di 45 giorni, per costruire le prime cento case, di cui avrebbe goduto il popolo, a L’Avana del Est, e che questo avrebbe dato lavoro a migliaia di operai in questa nuova città.
Nel pomeriggio del 16 febbraio, Fidel aveva ricevuto l’incarico di Primo Ministro.
Il leader rivoluzionario aveva detto che di tutti i compiti svolti nella sua vita, nessun altro era stato così difficile come questo, per le difficoltà e gli ostacoli che doveva affrontare.
E reitera qualcosa che ha sempre sostenuto : «Gli incarichi come tali non mi importano, gli onori come onori non m’interessano. Qui, da questa posizione sono lo stesso cittadino che sono stato sempre (…) sono uguale a qualsiasi altro modesto e umile cubano».
Il 19 febbraio del 1959, per la prima volta si riuniscono in maniera formale e con carattere deliberativo i distinti fattori sui quali riposa fondamentalmente la responsabilità del processo rivoluzionario.
La significativa riunione convocata da Fidel conta con la presenza del Consiglio dei Ministri del Governo Rivoluzionario nel suo plenum e dei capi militari : il comandante Raúl Castro Ruz, il capitano di Corvetta Juan M.
Castiñeira e i comandanti Pedro Luis Díaz Lanz (traditore) e Efigenio Ameijeiras, capi dell’Esercito, della Marina, dell’Aviazione e della Polizia, rispettivamente.
La riunione era convocata per studiare come, in maniera coordinata, affrontare problema vitali della Rivoluzione e fomentare con maggior dinamismo gli impegni delle organizzazioni statali, provinciali e municipali.
Nella sezione “En Cuba” si pubblica un riassunto dei principali problemi esposti da Fidel nel suo intervento, e alcuni furono i seguenti:
«Qui c’è un’evidente mancanza di coordinamento (…). Necessitiamo che la macchina statale funzioni sistematicamente se vogliamo far avanzare il programma rivoluzionario. Ognuno sta facendo quello che gli va senza aggiustarsi ad una linea che coincida con quella degli altri. Compagni, questa è l’unica Rivoluzione nel mondo che conta con il novantacinque per cento del suo popolo! Abbiamo un appoggio quasi totale e nella misura in cui riusciremo a mantenere questo appoggio, sarà possibile rendere viabile il grande compito che ci siamo incaricati di sviluppare».
«Ci sono casi di nepotismo. Mi informano di alcuni nel Ministero delle Finanze (..) Compagni, dobbiamo vivere con la preoccupazione costante che la Rivoluzione non può crearsi altri nemici. Ne avremo già abbastanza senza la necessità di cercarceli».