16 maggio 1955
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Alle 7:45 del mattino arriva alla Stazione ferroviaria di L’Avana il treno in cui viaggiavano Fidel e i suoi compagni. Lì sono stati ricevuti dalla moltitudine di persone emozionate, tra cui combattenti dei fatti del 26 luglio 1953, familiari dei caduti in quelle azioni, dirigenti della FEU, del Partito Ortodosso, del Fronte Civico delle Donne Martianas (donne sostenitrice delle idee di José Martí), e altri combattenti rivoluzionari. La rivista Bohemia recensisce quel momento nella sezione “A Cuba”: “Fidel è stato tirato fuori da un finestrino e portato in spalle dalla folla. Un gruppo formato dalle madri dei martiri caduti nei successi del Moncada spiegarono una bandiera cubana e iniziarono a cantare l’inno nazionale. Furono seguite da una centinaia di voci… ”
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Si trasferisce nel quartiere di El Vedado, in un appartamento in 23 e 18, allestito per lui dalle sue sorelle. Lì risponde alle domande della stampa. Tra le altre cose, afferma che: “Nelle file del partito che cercava l’indipendenza di Cuba non tutti avevano lo stesso grado di coscienza rivoluzionaria, ma dall'unione di tutti è nata la nostra emancipazione. Il momento attuale bisogna di unità, bisogna che tutti siano sotto un’unica insegna.”
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Concede un'intervista al giornalista Guido García Inclán, dello spazio "El Periódico del Aire", dalla stazione radio COCO.
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Il giornale La Calle pubblica il “Manifesto per il popolo cubano da Fidel Castro e i combattenti”
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Offre un’intervista ad Agustín Alles Soberón, pubblicata nella rivista Bohemia il 22 maggio dello stesso anno sotto il titolo: “Da Moncada alla prigione alla libertà. Sono un combattente senza odio né risentimento. Fidel Castro”.