IL DISCORSO DI EVO
Ci sono momenti nella storia che hanno bisogno di un discorso, sebbene così breve come l’ “Alea jacta est” di Giulio Cesare quando attraversò il Rubicone. Quel giorno era necessario attraversarlo, proprio mentre i Ministri della Difesa degli Stati sovrani dell'emisfero occidentale erano riuniti nella città di Santa Cruz, dove gli yankee stavano incoraggiando il secessionismo e la disintegrazione della Bolivia.
Era lunedì 22 e le agenzie di stampa erano impegnate a divulgare ed a commentare la riunione della NATO a Lisbona, dove quella bellicosa istituzione, con un linguaggio arrogante e rozzo, proclamava il suo diritto ad intervenire in qualsiasi paese del mondo in cui i suoi interessi si sentissero minacciati.
S’ignorava completamente la sorte di migliaia di milioni di persone e le vere cause della povertà e delle sofferenze della maggioranza degli abitanti del pianeta.
Il cinismo della NATO meritava una risposta e la stessa è giunta dalla voce di un indigeno aymara della Bolivia, nel cuore dell’America del Sud, dove una civiltà più umana era fiorita prima che la conquista, il colonialismo, lo sviluppo capitalista e l'imperialismo imponessero il dominio della forza bruta, basata sul potere delle armi e le tecnologie più sviluppate.
Evo Morales, presidente di quel paese, eletto dall'immensa maggioranza del suo popolo, con argomenti, dati e fatti irrefutabili, forse senza conoscere ancora l'infame documento della NATO, ha dato una risposta alla politica che il governo degli Stati Uniti ha storicamente praticato nei confronti dei popoli dell'America Latina e dei Caraibi.
La politica di forza espressa attraverso guerre, crimini, violazioni della costituzione e delle leggi; addestramento di ufficiali militari in cospirazioni, colpi di Stato e crimini politici, utilizzati per abbattere governi progressisti ed instaurare regimi dispotici a cui offrirono sistematicamente il loro sostegno politico, militare e mediatico.
Mai un discorso è stato più opportuno.
Usando molte volte le forme espressive della sua lingua aymara ha affermato verità che passeranno alla storia.
Tenterò di raccogliere una breve sintesi di ciò che ha detto, utilizzando le sue stesse frasi e parole:
“Molte grazie.
“È un'enorme soddisfazione ricevere a Santa Cruz de la Sierra i ministri e le ministre della Difesa d'America; Santa Cruz terra di Ignacio Warnes, di Juan José Manuel Vaca, ribelli fin dal 1810, che lottarono e diedero la loro vita per l'indipendenza della nostra cara Bolivia.
“Uomini come Andrés Ibáñez, Atahuallpa Tumpa, fratello indigeno che lottarono per la sua autonomia durante la repubblica e per l'uguaglianza dei popoli della nostra terra.
“Benvenuti in Bolivia, terra di Túpac Katarí, terra di Bartolina Sisa, di Simón Bolívar e tanti altri uomini che lottarono per 200 anni per l'indipendenza della Bolivia e di molti paesi in America.
“L’America Latina […] vive negli ultimi anni profonde trasformazioni democratiche alla ricerca dell'uguaglianza e della dignità dei popoli…”
“… seguendo i passi di Antonio José de Sucre, di Simón Bolívar, di tanti leader indigeni, meticci, creoli che vissero 200 anni fa.”
“Esattamente una settimana fa abbiamo festeggiato il bicentenario dell'Esercito della Bolivia; infatti, proprio il 14 novembre del 1810, indigeni, meticci e creoli s’organizzarono militarmente per combattere la dominazione spagnola”…
“Negli ultimi tempi l'America Latina ha ripreso la decisione di liberarsi, una seconda liberazione non solo sociale e culturale, bensì economica e finanziaria a favore dei popoli dell'America Latina.
“… questa IX Conferenza dei ministri della Difesa prospetta uguaglianza di genere e multiculturalità nelle Forze Armate; democrazia, pace e sicurezza nelle Americhe; interventi nei disastri naturali, nell’assistenza umanitaria e la figura delle Forze Armate; un programma indovinato ed opportuno per dibattere sulla speranza dei popoli, non solo dell'America Latina bensì del mondo.”
“Nel 1985 […] avevano diritto ad essere eletti o a votare solo coloro che avevano soldi, una professione e che parlavano lo spagnolo o il castigliano.
“Meno del 10 percento della popolazione boliviana poteva pertanto votare o essere votata ed oltre il 90 percento non ne aveva diritto […] ci sono stati vari processi […] alcune riforme, ma è nel 2009, con la partecipazione, per la prima volta, del popolo boliviano, una nuova Costituzione dello Stato Plurinazionale, approvata dal popolo boliviano.”
“… prima di questa nuova Costituzione, ovviamente i settori più emarginati […] non avevano diritto ad essere scelti né a scegliere le autorità statali della Repubblica della Bolivia.
“Dovevano passare oltre 180 anni per delle profonde trasformazioni ed incorporare storicamente questi settori emarginati della Bolivia, e spero di non sbagliarmi, ma credo che non sia solamente l'unico paese in America, ma del mondo, dove i ministri sono il 50 percento donne ed il 50 percento uomini.”
“Chiaramente, in base alle leggi, alla costituzione […] sento che la decisione politica più importante sia incorporare i settori più abbandonati; ed adesso, dopo la Costituzione promossa dal popolo boliviano nel 2009, i più emarginati, i più disprezzati, che erano considerati come degli animali, il movimento indigeno, hanno la loro rappresentazione nell'Assemblea Legislativa Plurinazionale, nonché nelle assemblee dipartimentali.
“È importante che per i movimenti indigeni che non sono molto popolosi si siano create circoscrizioni speciali, perché ci sia così la presenza dei fratelli indigeni dell'altopiano, della valle, dell'oriente boliviano.
“Lo stesso vale per le circoscrizioni uninominali, che permettono ai fratelli indigeni d’avere una loro rappresentanza nell'Assemblea Legislativa Plurinazionale…”
“In questo modo permettiamo la presenza di quei fratelli indigeni che erano abbandonati, condannati allo sterminio.”
“… questo prima non esisteva”…
“… quando ero molto giovane, come dirigente sindacale contestavo le Forze Armate e, arrivato alla Presidenza, mi rendo conto che una buona parte delle Forze Armate viene soprattutto dalle comunità contadine della valle…”
“Voglio dirvi, cari ministri e ministre, che non c’era partecipazione; prima era solo il colore della pelle a determinare la scala gerarchica della società; ora un indigeno, un dirigente sindacale, un intellettuale, un professionista, un dirigente imprenditoriale, un militare, un generale eletto democraticamente, chiunque può diventare presidente; prima non esisteva la forma di cambiare la Bolivia e la nostra costituzione.
“Quando questa conferenza parla di democrazia, sicurezza e pace, bisogna rivedere la storia; rivedere le regole è per me molto appassionante, mi piace, non solo rivedere per rivedere, la democrazia in America Latina, la sicurezza, la pace, in America o nel mondo.
“Se parliamo della democrazia nel passato, in Bolivia c'era solamente una democrazia fatta d’accordi, non c'era un partito che poteva vincere con più del 50 percento come dice la Costituzione Politica dello Stato Plurinazionale…”
“…dagli anni ’50, dal 1952 fino al 2005, in Bolivia c’erano solo democrazie negoziate, con partiti che vincevano con il 20 percento, con il 30 percento…”
“Un partito che occupava il terzo posto, poteva avere la presidenza, dipendeva dagli accordi; lo stesso valeva con la distribuzione dei ministeri, questo tipi d’accordi erano esattamente allineati alle posizioni dell'ambasciatore degli Stati Uniti. I nostri compatrioti, le nostre sorelle e fratelli boliviani, ricorderanno, per esempio, il 2002, quando non c’è stato un vincitore con oltre il 50 percento ed il partito che ha ottenuto più voti ha raggiunto il 21 percento; allora l'ex ambasciatore degli Stati Uniti, Manuel Rocha, era lì a coalizzare i partiti neoliberali per poter governare, ma quei governi non sono durati, non sono riusciti a reggere.
“È proprio questo tipo di democrazie che, grazie alla coscienza del popolo boliviano, stiamo superando; ora non abbiamo una democrazia negoziata, ma una democrazia legittima, sentita dal popolo boliviano, che sostiene un pensiero, un sentimento che viene dalla sofferenza dei popoli, sorretta da un programma di governo.”
“… un programma per la dignità dei boliviani, un programma alla ricerca dell'uguaglianza tra i boliviani, le boliviane, un programma per il recupero delle sue risorse naturali, un programma per permettere che i servizi fondamentali siano un diritto umano…”
“… quando alcuni dei nostri oppositori, come succede da voi, ogni paese ha la sua opposizione, ci dice che siamo un governo totalitario, un governo autoritario, un governo dittatoriale, che colpa ne ho io se questo programma di governo è proposto da un partito che possiede oltre i due terzi delle varie strutture dello Stato Plurinazionale. Solamente nel comune della città di Santa Cruz non sono riuscito a vincere.
“Il nostro sindaco lo rispettiamo, ci ha sconfitti, ma la saluto Signor Sindaco, per le attività realizzate la settimana scorsa nella lotta contro i benefici, la speculazione […] auguri, i miei rispetti Signor Sindaco…”
“Alcuni dicono che siamo il pensiero unico; non c'è nessun pensiero unico; solo un programma ideato dai diversi settori sociali alla guida dei movimenti sociali originari ed operai può ottenere il sostegno per cambiare la Bolivia.
“Però, se parliamo di democrazia, cosa abbiamo affrontato durante il percorso: cospirazione, colpi di Stato, tentativi di colpi di Stato nel 2008 […] chi articolava questo colpo di Stato? L'ex ambasciatore degli Stati Uniti.
Stavo rivedendo qualcosa della storia […] sul colpo di Stato del 1964, quando era presidente il tenente colonnello Gualberto Villarroel, che disse: “Non sono nemico dei ricchi, ma sono più amico dei poveri”. Questo militare patriota è stato il primo presidente a convocare il congresso degli indigeni.
“Un altro presidente, Germán Bush, un militare, che disse: “Non sono arrivato alla presidenza per servire i capitalisti”.
“Il primo presidente che nazionalizzò le risorse naturali, un altro militare, David Toro, sto parlando del 1937-1938 […] però questo militare nel 1946 lo impiccarono, lo assassinarono nel Palazzo.”
“… allora l'offensiva si concentrò contro il Palazzo Quemado che ricevette il fuoco della Polizia dalla calle Illimani, dall'angolo con Bolivar, dalla calle Comercio e nella parte retrostante dall'edificio de La Salle e dall'edificio Kersul, dove si trova il consolato degli Stati Uniti.”
“… gli spari, i colpi di mitraglia, sparati per uccidere questo militare patriota che garantì il primo congresso indigeno, provenivano dall'edificio Kersul, dal consolato statunitense; si trova tutto lì nei documenti che abbiamo controllato.
“… la storia si ripete, ho dovuto affrontare un ambasciatore che ha organizzato, pianificato la fine antidemocratica del mio mandato e mi dispiace che ciò si ripeta in tutto il mondo.
“Però un compagno, un nostro compatriota vittima di tanti golpe militari mi dice: “Presidente Evo, bisogna stare attenti all'ambasciata degli Stati Uniti, ci sono sempre stati colpi di Stato in tutta l'America Latina e non avvengono negli Stati Uniti perché non c'è un'ambasciata degli Stati Uniti”. E realmente non ho mai sentito che nella sua storia ci siano stati colpi di Stato.
“… i paesi che hanno resistito a tentativi di colpi di Stato: 2002 Venezuela, 2008 Bolivia, 2009 Honduras, 2010 Ecuador. Bisogna riconoscere, compatrioti latinoamericani o americani, che gli Stati Uniti ci hanno sconfitti in Honduras, hanno consolidato il colpo di Stato; l'impero nordamericano ci ha battuto, ma noi, i popoli d'America, abbiamo vinto in Venezuela, in Bolivia, in Ecuador […] che cosa ci aspetta in futuro, lo vedremo.”
“… questa valutazione interna dev’essere un dibattito profondo dei ministri delle Difesa a garanzia delle democrazie […] i miei antenati, il mio popolo, sono stati permanentemente vittime dei colpi di Stato, golpe sanguinanti, non perché lo volevano i militari, le Forze Armate, bensì per decisioni politiche interne ed esterne, per farla finita con governi rivoluzionari, con governi che nascono dal popolo; questa è la storia dell'America Latina.”
“… abbiamo diritto di pianificare le forme per garantire la democrazia in ogni paese, ma senza golpe, né tentativi di golpe.
“È nostro desiderio che questa conferenza dei ministri e ministre della Difesa garantisca una vera democrazia dei popoli, rispettando le differenze tra regione e regione, tra settore a settore.
“Ma anche quando parliamo di pace, mi dico: “Come può esserci la pace quando ci sono basi militari?” Ed in questo campo posso parlare anche con un certa cognizione di causa perché sono stato vittima di quelle basi militari degli Stati Uniti, di questo pretesto per la lotta al narcotraffico.
“Quando nel 1978 facevo il soldato, un soldato semplice delle Forze Armate, gli ufficiali ed i sottufficiali m’insegnarono a difendere la Patria; le Forze Armate sono per difendere la patria, le Forze Armate non possono permettere a nessun militare straniero in uniforme ed armato di stare in Bolivia.
“… quando sono diventato dirigente, sono stato personalmente testimone che la DEA, in uniforme ed armata, con il pretesto della lotta al narcotraffico, non solamente guidava le Forze Armate, nemmeno la Polizia Nazionale, ma con le loro stesse mitragliette, nei luoghi dove si trovavano i movimenti sociali, perseguivano con i loro aerei da turismo le marce da Santa Cruz, da Cochabamba, da Oruro, ma non riuscivano a trovarci, nemmeno con i loro aerei da turismo. Le chiamavano marce fantasma, ma quali marce fantasma?! I compagni arrivavano a migliaia rivendicando la dignità e la sovranità dei nostri popoli.”
“… Sono convinto che se noi popoli lottiamo per la nostra dignità, per la nostra sovranità, non potranno fare nulla nemmeno con le basi militari o con interventi militari, perché per piccoli che possiamo essere, noi, i cosiddetti paesi sottosviluppati, i cosiddetti paesi in via di sviluppo, abbiamo la dignità, abbiamo la sovranità, anche se quando ero parlamentare cercarono di far approvare l'immunità per i funzionari dell'ambasciata degli Stati Uniti.
“Che cosa è l'immunità? È che se i funzionari dell'ambasciata degli Stati Uniti, compresa la DEA, commettono qualche delitto non vengano giudicati secondo le leggi boliviane. Era un salvacondotto per ammazzare e ferire, come hanno fatto nella mia regione.”
“… la pace è la figlia legittima dell'uguaglianza, della dignità, che è giustizia sociale, se non c'è dignità, se non c'è uguaglianza, se non c'è giustizia sociale è impossibile garantire una pace. Come possiamo garantirla? I popoli si ribellano perché c'è un'ingiustizia.”
“… ascoltando il nostro segretario generale delle Nazioni Unite sulle dottrine, le dottrine che conosciamo in Bolivia, una dottrina anticomunista con colpi di Stato per occupare militarmente i centri minerari, perché i movimenti sociali, le miniere erano dei grandi centri rivoluzionari capaci di trasformare la Bolivia.
“Negli anni ‘50, ’60, a noi dirigenti sindacali del settore minerario, ci accusavano d’essere dei comunisti, dei rossi, per mandarci al confino, esiliarci, processarci e perfino massacrarci, ma quell'epoca è passata, adesso non possono accusarci più d’essere dei rossi, né dei comunisti, tutti abbiamo il diritto di pensare in maniera diversa.
“Se per un paese, per una regione, la soluzione è il comunismo, bene, per un altro paese il socialismo, bene, per un altro paese il capitalismo, bene, è la decisione democratica di ogni paese.
“Però quando abbiamo ormai vinto quella lotta, che non possono più giustificare con una dottrina anticomunista per zittire i popoli, allora, per cambiare i presidenti, per cambiare i governi, arriva l'altra dottrina, la guerra contro la droga.
“Ovviamente è obbligo di tutti lottare contro la droga […] in Bolivia non c’è la cultura della droga, la Bolivia non è la cultura della cocaina, ma da dove viene la cocaina? Dal mercato dei paesi sviluppati, non è responsabilità del Governo nazionale, però dobbiamo combatterla.”
“… dietro alla lotta contro il narcotraffico non possono esserci interessi geopolitici; con il pretesto della lotta al narcotraffico non bisogna demonizzare i movimenti sociali, non bisogna criminalizzare i movimenti sociali, non bisogna confondere la foglia di coca con la cocaina, non bisogna confondere il produttore della foglia di coca con il narcotrafficante, o il consumo legale della foglia di coca con tossicodipendente.
“Perché, se la coca faceva male, non l’hanno combattuto nei secoli passati? Gli europei sono stati i primi proprietari terrieri a sfruttare la foglia di coca, sicuramente la cocaina non si buttava.
“Prima, i governi degli Stati Uniti davano certificati di riconoscimento ai migliori produttori di foglie di coca, e perché? Perché quel produttore di foglie di coca potesse mantenere e fornire le foglie di coca per i minatori che estraevano lo stagno e gli Stati Uniti se lo portassero via.
“… il mondo lo sa, lo sapete voi, la cosiddetta guerra alla droga è fallita, bisogna cambiare le politiche. Naturalmente, e quale nuova politica? Per esempio finirla con il segreto bancario. Il grande narcotrafficante, il pezzo grosso del narcotraffico, non se ne va in giro con tutti i suoi soldi nello zaino, in valigia, viaggiando in aereo, no, circolano attraverso le banche, perché non finirla con il segreto bancario, per farla così finita con il narcotraffico e controllare quindi quel narcotrafficante?
“Perché i paesi non si difendono da soli contro il narcotraffico con questo tipo di tecnologie, con i radar? Abbiamo la capacità di controllare e non possiamo farlo; questo pretesto della lotta contro il narcotraffico è solo per imporre politiche di controllo, orientate soprattutto a recuperare le risorse naturali a favore delle transnazionali.”
“… l'ex ambasciatore degli Stati Uniti, Manuel Rocha, dice di non votare per Evo Morales, perché Evo Morales è il Bin Laden andino ed i cocaleros dei talebani.
“Ossia cari ministri e ministre della Difesa, voi, in base a questo tipo di dottrine siete in questo momento riuniti con il Bin Laden andino ed i miei compagni, i movimenti sociali, sono dei talebani; ecco le accuse, a volte delle tergiversazioni.”
“… adesso, quando non possono ormai nemmeno sostenere quelle tesi e dottrine anticomuniste ed antiterroristiche, salta fuori un'altra nuova dottrina che abbiamo ascoltato alcuni giorni fa, e desidero approfittare di quest’opportunità per informare il mio popolo attraverso i mezzi di comunicazione.
“Il 17 di questo mese, negli Stati Uniti c’è stata una riunione tra alcuni latinoamericani e dei congressisti statunitensi, un forum dove si è parlato del pericolo delle Ande, delle minacce alla democrazia, ai diritti umani ed alla sicurezza interamericana.
“… la congressista Ileana Ros-Lehtinen dice “che negli ultimi anni abbiamo osservato con preoccupazione gli sforzi di varie persone nella regione, come Hugo Chávez in Venezuela, Evo Morales in Bolivia, Daniel Ortega in Nicaragua, Rafael Correa in Ecuador, di consolidare il loro potere a qualsiasi costo; i membri dell'alleanza dell'Alba, con Chávez in testa, uno dietro l’altro, manipolando il sistema democratico dei loro paesi per servire i loro stessi obiettivi autocratici”.
“Bisognerebbe dire a quella congressista che noi non abbiamo vinto, come è accaduto negli Stati Uniti, con una differenza dell’uno percento, due percento, qui abbiamo vinto con oltre il 50, oppure con più del 60 percento, ed in alcuni regioni con oltre l’80 percento. Questa è la vera democrazia.
“Cosa dire dei programmi riguardanti Daniel Ortega; il programma sulla coca promosso da Evo Morales, una nascente alleanza con l’Iran e la Russia; il caso di Rafael Correa, con le dubbiose riforme costituzionali con postulati antiamericani.
“… la Bolivia da me diretta avrà accordi, alleanze con tutto il mondo, nessuno me lo può proibire, ne abbiamo diritto, siamo la cultura del dialogo.”
“…“senza soci democratici stabili non può esistere la sicurezza regionale.” - sicurezza regionale, oppure stanno cercando la sicurezza per gli Stati Uniti - “Ora più che mai gli Stati Uniti devono appoggiare i loro nemici o indebolire i loro nemici; è il momento che l'Organizzazione degli Stati Americani finisca con la sua doppia morale e finalmente imponga a tutti gli Stati membri i principi e gli obblighi fondamentali della lettera democratica interamericana”, beh, bisognerà rivedere la lettera interamericana.
“Il secondo congressista (parla di Connie Mack e spiega le sue idee con le seguenti parole) ho tutto il suo intervento, ma per guadagnare tempo e cercare di riassumere, la firma e dice:”Come membro di questo congresso voglio fare alcune osservazioni degli ultimi sei anni, ho visto francamente le due amministrazioni: la repubblicana e quella democratica.
“Credo che l’idea d’entrambe le amministrazioni rispetto a Hugo Chávez, sia stata di non intervenire, sediamoci e lasciamo che imploda da solo; l'altro pensiero è che forse Hugo Chávez sia pazzo, però non credo a nessuno di questi concetti, non credo che Hugo Chávez sia pazzo e non credo che l’impostazione del lasciarlo implodere possa funzionare; Hugo Chávez è una minaccia per la libertà e per la democrazia in America Latina e nel mondo.”
“… questo è quello che più mi preoccupa, spero che mentre ci trasformiamo nella prossima maggioranza del congresso, come presidente del sottocomitato faremo proprio questo, ci occuperemo di Chávez, sconfiggendolo politicamente o facendolo saltare in aria fisicamente.”
Di seguito Evo dichiara:
“Direi che il congressista Connie Mack è già un assassino confesso o un cospiratore confesso del fraterno compagno Hugo Chávez, presidente del Venezuela.
“Se succede qualcosa alla vita di Hugo Chávez, l'unico responsabile sarà questo congressista degli Stati Uniti, lo dice pubblicamente ed è scritto sui mezzi di comunicazione e nel suo intervento.”
“Compagno, fraterno segretario generale dell'OSA, Lei deve espellere il Venezuela, l’Ecuador e la Bolivia ed anche un altro, il Nicaragua, ed applicare contro di noi delle sanzioni. Che cosa significa? Sicuramente un blocco economico come a Cuba.”
“Penso che le sanzioni si riferiscano a questo, ed allora come possiamo garantire la sicurezza e la pace dei paesi dell'America se questi sono i progetti di alcuni congressisti, di alcuni latinoamericani?
Stavo controllando perché avevano espulso Cuba nel 1962: l’hanno espulsa dall'OSA perché era leninista, marxista e comunista; ora la nuova dottrina è contro l’Alba ed i paesi che l’hanno organizzata; ringraziamo Fidel, ringraziamo Chávez, gli altri presidenti, per avere un strumento come l'Alba, uno strumento d’integrazione, di solidarietà, senza condizioni, per condividere invece di competere, per politiche di complementarietà e non di competitività.
“… all’interno di questa competitività si avvantaggeranno solo piccoli gruppi e non le maggioranze come s’aspettano i loro presidenti.
“Dentro queste politiche di competitività e non di complementarietà, nemmeno il capitalismo è ormai una soluzione; questa è la crisi finanziaria.
“…prima c’erano le dottrine della Scuola di Panama, il Comando Sud esercitava i nostri militari; la chiusero grazie alle lotte dei popoli ed ormai non è più la Scuola delle Americhe. Che cosa abbiamo ora? La nuova dottrina sono le operazioni congiunte con forze speciali.”
“… ammiro alcuni ufficiali delle mie Forze Armate che ci hanno informato dettagliatamente delle esercitazioni annuali effettuate a rotazione nei vari paesi d'America. Perché? Per pianificare come farla finita con quei paesi rivoluzionari, paesi che stanno realizzando profonde trasformazioni democratiche. Addirittura esercitazioni per provare o insegnare ai franchi tiratori ad uccidere i leader.
“… con molta indignazione avevo visto alcune immagini di queste operazioni congiunte con le forze speciali, realizzate a rotazione; ovviamente la Bolivia non partecipa più e finché ci sarà questo presidente non parteciperà mai più a questo tipo di operazioni congiunte per continuare ad attentare alla democrazia.
“… per il movimento indigeno […] questo pianeta o la Pachamama possono esistere senza gli esseri umani, ma noi esseri umani non possiamo vivere senza il pianeta, senza la Pachamama.”
“… il capitalismo non è la proprietà privata, perché a volte tentano di confondere e ci dicono che il presidente Evo mette in discussione il capitalismo, ci toglie le nostre case, le nostre auto, no, la proprietà privata è garantita.”
“… la nuova Costituzione garantisce un'economia pluralistica e questa economia pluralistica garantisce la proprietà privata, è garantita la proprietà comunale, statale, di tutti i settori sociali, ma quando parliamo del capitalismo stiamo parlando di questo sviluppo irrazionale, irresponsabile, illimitato.”
“I nostri compagni non trovano ormai l’acqua; in alcune regioni, quando incominciamo a perforare, l'acqua si trova sempre più a maggiore profondità ed è poca; quando non garantiamo acqua per colpa della siccità, prodotto del riscaldamento globale, quella famiglia è abbandonata alla sua sorte. Nel mondo sono migliaia, milioni, sono gli emigranti climatici.
“Questo non lo risolviamo con la partecipazione delle Forze Armate, non possiamo risolvere con la partecipazione dei Ministri di Difesa, né con la cooperazione, è un tema strutturale di carattere mondiale.”
“… vorremmo risolverlo qui a medio ed a lungo termine; la migliore soluzione per farla finita con i disastri, con i disastri naturali, è farla finita con il capitalismo, cambiando queste politiche d’esagerata industrializzazione.
“Naturalmente tutti i paesi vogliono industrializzarsi, industrializzarsi per la vita, industrializzarsi per gli esseri umani e non un’industrializzazione per farla finita con la vita, con gli esseri umani. Esistono dottrine che proclamano e promuovono la guerra, ci sono paesi o Stati che vivono della guerra, ma questo deve finire e se dobbiamo farlo è terminando con le grandi industrie d’armamenti che sono contro la vita.”
“…so che molti ministri portano il messaggio dei loro presidenti, dei loro governi, dei loro popoli, ma siamo responsabili con la vita, ed essere responsabile con la vita è essere responsabile con il pianeta o con la Pachamama, con la Madre Terra, ed essere responsabile con la Madre Terra, il pianeta o la Pachamama è rispettare i diritti della Madre Terra.”
“… speriamo sia l'America che possa mettersi alla guida di tutto ciò, con voi ministri e ministre della Difesa, per garantire il diritto della Madre Terra, per garantire i diritti umani, la vita, l'umanità, non solamente per l'America, ma per tutto il mondo. Sento che abbiamo un'enorme responsabilità in questa congiuntura.
“Voglio salutare la partecipazione delle nostre Forze Armate ed essere anche sincero con voi: nel 2005-2006, quando giunsi alla Presidenza, avevo molta paura, il timore se le Forze Armate mi avrebbero accompagnato o no in questo processo.”
“… le Forze Armate partecipando nei lavori sociali, nei cambiamenti strutturali, recuperando le miniere, sostenendo le politiche di recupero delle risorse naturali, ora sono amate dal popolo boliviano.”
“… il popolo sente che le Forze Armate sono con lui ed ora per fortuna abbiamo due strutture importanti nello Stato Plurinazionale: i movimenti sociali che difendono le sue risorse naturali insieme alle Forze Armate e, ritornando al 1810, diciamo che le Forze Armate sono nate proprio per difendere le risorse naturali, l'identità, la sovranità dei nostri popoli. Solo in alcuni periodi è stato fatto un cattivo uso delle nostre Forze Armate, non per colpa dei comandanti, bensì per interessi oligarchici o estranei ai popoli, che evidentemente ci fecero molto danno.”
“… con le imposizioni di politiche dall’alto e da fuori che provenivano dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale, come le privatizzazioni e l’influenza straniera nelle imprese pubbliche.”
“…[…] per i boliviani rimaneva solamente il 18 percento degli utili, mentre l’82 percento andava alle imprese transnazionali.
“Ed il primo di maggio del 2006, mediante un decreto supremo, come primo passo abbiamo deciso il controllo dello Stato sulle nostre risorse naturali, poi, se siamo convinti che chi investe ha diritto a recuperare il suo investimento ed ha diritto ad avere i suoi utili, abbiamo deciso che con il 18 percento possono ottenere degli utili e recuperare il loro investimento, come mi avevano dimostrato i tecnici, e quindi a partire dal primo maggio del 2006, l’82 percento è per i boliviani ed il 18 percento per le imprese che investono; questa è la nazionalizzazione rispettando il loro investimento.”
Evo conclude il suo discorso apportando dati irrefutabili sui risultati economici raggiunti dalla rivoluzione.
“Prima, nel 2005, prodotto interno lordo 9.000 milioni di dollari; nel 2010: PIL 18.500 milioni di dollari.
“… con la Banca Mondiale ed il Fondo Monetario Internazionale reddito medio pro capite annuale di 1.000 dollari […] nel nostro governo: 1.900 dollari.”
“… nel 2005 la Bolivia era il penultimo paese in quanto a riserve internazionali, ora abbiamo migliorato, prima la Bolivia aveva come riserve internazionali 1.700 milioni di dollari, quest’anno abbiamo 9.300 milioni di dollari…”
“… quando dipendeva dai governi dagli Stati Uniti non potevamo nemmeno eliminare l'analfabetismo, grazie alla cooperazione incondizionata di Cuba e del Venezuela, due anni fa abbiamo dichiarato la Bolivia territorio libero dall’analfabetismo, dopo quasi 200 anni.
“In cambio di questa cooperazione Cuba che cosa ci chiede? Niente; questa si chiama solidarietà, condividere un po’ delle cose che abbiamo e non condividere ciò che abbiamo in eccesso; questo l’ho imparato dal compagno Fidel, che ammiro molto.”
Per pura modestia Evo non ha parlato dei colossali progressi ottenuti dal popolo boliviano in campo sanitario. Solo nel campo dell’oculistica, circa 500 mila boliviani sono stati operati alla vista; i servizi sanitari raggiungono tutti i boliviani e si stanno formando circa 5.000 specialisti in Medicina Generale Integrale ed a breve riceveranno il loro titolo. Questo fraterno paese latinoamericano ha tantissime ragioni per sentirsi orgoglioso.
Evo conclude:
“… senza il Fondo Monetario Internazionale, ossia senza l’imposizione di politiche economiche di privatizzazioni, di vendita all’asta, possiamo stare ancora meglio nell’ambito democratico, se non dipendiamo dagli Stati Uniti miglioriamo la nostra democrazia in America Latina; è il risultato di questi cinque anni di gestione come presidente.”
“Ovviamente con questo non voglio dire che la Bolivia ormai non ha bisogno di cooperazione; la Bolivia ha ancora bisogno di crediti internazionali, di cooperazione internazionale; ringrazio i paesi che cooperano con noi in Europa, in America Latina, facilitandoci i crediti, perché siamo in un processo di profonde trasformazioni…”
“…i popoli devono avere il diritto a decidere da soli la loro democrazia, la loro sicurezza, ma finché abbiamo atteggiamenti interventisti con qualsiasi pretesto […] sicuramente tarderemo nella liberazione dei popoli, ma presto o tardi, come stiamo vedendo, i popoli proseguiranno nella loro ribellione.
“Per questo motivo sono convinto del passaggio dalla ribellione alla rivoluzione, dalla rivoluzione alla decolonizzazione…”
Dietro al discorso di Evo, solo 48 ore dopo, è caduto come un lampo il discorso di Chávez. Le luci della ribellione stavano illuminando i cieli della Nostra America.
Fidel Castro Ruz
24 Novembre 2010
7 e 36 p.m.