Discorso pronunciato dal Presidente del Consiglio di Stato della Repubblica di Cuba, Fidel Castro Ruz, nell' Aula Magna dell' Università Centrale del Venezuela, il 3 febbraio 1999.
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UNA RIVOLUZIONE PUO' ESSERE FIGLIA SOLO DELLA CULTURA E DELLE IDEE
BREVE PROLOGO DELL'AUTORE
PER COLORO CHE ABBIANO LA PAZIENZA E LA CORTESIA DI LEGGERE QUESTO MATERIALE.
Questo discorso, pronunciato nell' Aula Magna dell' Università Centrale del Venezuela, ha per me un significato speciale. Lo pronunciai appena un mese e mezzo fa, il 3 febbraio 1999.
Non so quanti mortali avranno vissuto un' esperienza così singolare ed unica come quella che vissi quel pomeriggio.
Appena 24 ore prima, un nuovo e giovane Presidente, dopo una straordinaria vittoria politica, appoggiato da un mare di gente, aveva preso possesso del suo incarico. A seguito della mia visita in quel paese, effettuata a tale scopo, le autorità e gli studenti della suddetta università si impegnarono perché io dessi quella che fu definita una conferenza magistrale, il cui solo aggettivo suscita imbarazzo ed angoscia, in special modo in coloro che come me non sono accademici nè hanno appreso altra professione se non quella di usare le parole per trasmettere con stile e modi propri ciò che pensiamo.
Vinta la mia eterna resistenza a tali avventure, mi avvicinai all' impegno, sempre rischioso e delicato per chi, con carattere di invitato ufficiale, visita un paese in piena effervescenza politica. Mi obbligava, inoltre, irremissibilmente, l' eterna solidarietà verso Cuba di coloro che mi invitavano alla conferenza. Ero già stato lì una volta e lo ricordavo bene. Sentivo come se mi incontrassi con le stesse persone.
Immediatamente, proprio quando stavo per partire verso l' Università, mi venne in mente un ricordo: il tempo passa e non ce ne rendiamo conto.
Erano passati esattamente quarant' anni e dieci giorni da quando, il 24 gennaio del 1959, ebbi il privilegio di parlare agli studenti in quella stessa imponente Aula Magna della combattiva e prestigiosa Università venezuelana. Un giorno prima, il 23 gennaio dello stesso anno, ero arrivato in Venezuela. Si commemorava il primo anniversario del trionfo popolare contro un governo militare autoritario. Erano passate solo tre settimane dal nostro trionfo rivoluzionario il Primo Gennaio del 1959. Un' enorme moltitudine di persone mi aspettò all' aeroporto e mi circondò dappertutto durante i giorni che trascorsi lì. Nulla era diverso dall' esperienza vissuta nella mia propria Patria.
Cerco di ricordare con la maggiore esattezza possibile ciò che avveniva dentro di me. Quante idee, sensazioni, emozioni, si mescolavano, nate dalla mente e dal cuore !Per quel vortice di ricordi, posso affidarmi più alla logica che alla memoria.
Allora avevo 32 anni. Partendo da 7 fucili avevamo vinto in 24 mesi e 13 giorni una forza di 80 mila uomini, riuniti successivamente al grande rovescio del nostro distaccamento di 82 uomini, tre giorni dopo il nostro sbarco, il 2 dicembre del 1956.
Pieni di idee e di sogni, ma ancora estremamente inesperti, partecipammo quel 23 gennaio ad una gigantesca manifestazione che si tenne nella Piazza del Silenzio. Il giorno seguente visitammo l' Università, tradizionale bastione dell' intelligenza, della ribellione e della lotta del popolo venezuelano. Io stesso mi sentivo come uno studente uscito da poco dalle aule universitarie, erano appena 8 anni, di cui quasi 7 impiegati, dal meschino colpo di stato del 10 marzo del 1952, nella preparazione della rivolta armata, la prigione, l' esilio, il ritorno e la vittoriosa guerra, senza aver mai perso il contatto con gli studenti del nostro più alto centro docente.
In quell' occasione parlai ai professori e agli studenti della liberazione dei popoli oppressi della Nostra America. Adesso tornavo con la stessa febbre rivoluzionaria di allora, e con l' esperienza accumulata in 40 anni di epica lotta combattuta dal nostro popolo contro la potenza più grande ed egoista che sia mai esistita.
Tuttavia, di fronte a me si presentava una grande sfida. I professori e gli studenti erano diversi; il Venezuela, diverso; il mondo, diverso. Come avrebbero pensato quei giovani? Quali sarebbero state le loro attuali inquietudini ? Fino a che punto condividevano o dissentivano dall' attuale processo ? Fino a che punto erano coscienti dell' oggettiva situazione del mondo e del loro paese ? Avevo accettato il gentile ed amichevole invito, due giorni prima, appena arrivato in Venezuela. Non ebbi neppure il tempo di informarmi con più precisione. Cosa gli sarebbe interessato ? Di cosa gli avrei parlato ? Con che grado di libertà poteva farlo un invitato al cambio di governo, obbligato com' era, dal più elementare senso del rispetto per la sovranità e l' orgoglio del paese che aveva iniziato le nostre lotte indipendentiste, a non intromettersi nei loro affari interni ? Come si sarebbero interpretate le mie parole nei più diversi ceti sociali, istituzioni e partiti politici ? Tuttavia, non avevo altra alternativa se non parlargli, e dovevo farlo in tutta onestà.
Con alcuni dati nella memoria, quattro o cinque fogli di riferimento che inevitabilmente dovevano essere trascritti per citarli con esattezza, e tre o quattro idee di base, mi diressi coraggiosamente all' incontro con gli studenti. Mi avevano chiesto di realizzare l' incontro all' aperto per disporre di più spazio. Insistetti sulla convenienza di farlo al coperto, nell' Aula Magna, in quanto luogo più idoneo a mio giudizio per l' interscambio e la riflessione.
Arrivando al campus, di fronte a giganteschi schermi, vidi migliaia di sedie in diversi spazi aperti, pieni zeppi di studenti che desideravano assistere alla conferenza. I 2800 posti dell' Aula Magna erano occupati. Iniziò la difficile prova. Parlai in assoluta franchezza e, al tempo stesso, nel pieno rispetto delle norme che consideravo mio dovere rispettare. Espressi, in sintesi, le mie idee essenziali: ciò che penso della globalizzazione neoliberale; l' assurdità a livello sociale ed ecologico, dell' ordine economico imposto all' umanità; l' origine di quest' ultimo, progettato per gli interessi dell' imperialismo e spinto dall' avanzata delle forze produttive e dallo sviluppo accelerato della scienza e della tecnica; il suo carattere temporale e la sua inevitabile scomparsa per la legge della storia; l' inganno al mondo e gli inconcepibili privilegi usurpati dagli Stati Uniti; enfasi speciale sul valore delle idee; immoralità ed incertezza dei teorici del sistema; tattiche e strategie di lotta; probabile corso degli avvenimenti; piena fiducia nella capacità umana a sopravvivere.
Piena di aneddoti, storie, riferimenti microautobiografici che nascevano spontaneamente nel corso delle riflessioni, fu questa la conferenza per nulla magistrale con cui risposi a quell' invito. Esposi, con il calore, la devozione di sempre ed una convinzione più profonda che mai, le idee che sostengo con freddo e riflessivo fanatismo. Come combattente che non smise neppure un minuto di lottare, in un periodo prolungato che trascorse dal 1959 al 1999, avevo avuto il raro privilegio di riunirmi in un' Università storica e prestigiosa con due diverse generazioni di studenti in due mondi radicalmente diversi. Entrambe le volte fui ricevuto con lo stesso calore e rispetto.
Potevo essere già assuefatto a tutte le emozioni vissute, ma non lo ero.
Passarono le ore. Alla fine dell' incontro gli promisi che fra quarant' anni, quando ci saremmo riuniti di nuovo, sarei stato più breve. Di quell' entusiasta e combattiva moltitudine, molti rimasero al loro posto attenti ed interessati fino alla fine. Alcuni andarono via, forse era già troppo tardi. Non dimenticherò mai quell' incontro.
Fidel Castro Ruz
18 marzo 1999
Non ho con me un discorso scritto, purtroppo (Risate), ma ho portato alcuni appunti che mi sembravano utili per precisare meglio, e, nonostante tutto, che sfortuna (Risate), scopro che mi mancava un fascicolo che avevo letto con cura, sottolineato, ripassato e che è rimasto in albergo (Risate e applausi). L' ho mandato a prendere, spero che arrivi, perchè l' altro, che è una copia, non è sottolineato.
Devo almeno rivolgermi in maniera formale al nostro pubblico, vero ? (Risate). Non farò un lungo elenco dei tanti e cari amici che sono qui (Qualcuno del pubblico dice: "qui non si sente" !). Beh, la voce non mi arriva fin lì (Risate e applausi), perchè se grido...
Pensavo che qui ci fossero dei microfoni migliori (Risate).
Chi sono coloro che lì non sentono ? Che alzino la mano (Alzano la mano). Se non si risolve il problema, li possiamo invitare a sedersi qui o dove possano sentire meglio (Applausi).
Comunque cercherò di avvicinarmi ancora di più a questo piccolo microfono, ma consentitemi di iniziare come è dovuto.
Care amiche e amici (Applausi):
oggi, 3 febbraio, si compiono 40 anni e 10 giorni dalla mia visita a questa università, dove ci riunimmo in questo stesso luogo. Senza il drammatismo delle ultime novelas, sento, come voi comprenderete, un po' di emozione, di fronte al fatto impensabile in quel momento che un giorno, dopo tanti anni, sarei ritornato in questo luogo.
Alcune settimane fa, a Santiago de Cuba, il Primo Gennaio 1999, commemorando il 40º anniversario del trionfo della Rivoluzione, dallo stesso balcone, dello stesso edificio da dove parlai quella volta, il Primo Gennaio 1959, riflettevo con il pubblico lì riunito, che il popolo di oggi non era lo stesso di allora, perchè degli 11 milioni di connazionali che siamo attualmente, 7.190.000 erano nati dopo quel giorno. Erano due diversi popoli, e tuttavia, il medesimo eterno popolo di Cuba.
Ricordavo anche che la maggior parte di coloro che allora avevano 50 anni, non erano più con noi, e coloro che erano bambini adesso avevano più di 40 anni.
Vedete quanti cambiamenti, quante differenze, e il senso che aveva per noi pensare che lì c'era il popolo che iniziò una rivoluzione profonda quando era praticamente analfabeta, quando il 30 % degli adulti non sapeva né leggere né scrivere e quando forse un 50 % non avrebbe raggiunto la quinta elementare. Forse meno; secondo un calcolo, in una popolazione di quasi 7 milioni di abitanti, coloro che avevano superato la quinta elementare non raggiungevano le 250.000 persone, ed oggi i soli laureati universitari raggiungono i 600.000, e tra professori e maestri la cifra raggiunge quasi i 300.000.
Dicevo ai miei connazionali, in onore al popolo che 40 anni fa aveva raggiunto il suo primo grande trionfo, nonostante la sua enorme arretratezza scolastica, che era stato capace di portare a termine e difendere una straordinaria impresa rivoluzionaria. Qualcosa di più: è possibile che il livello di cultura politica fosse perfino inferiore al livello d'istruzione. Erano i tempi del feroce anticomunismo, gli ultimi anni del macartismo, quando con tutti i mezzi possibili quel vicino potente e imperialista aveva cercato di inculcare nel nostro nobile popolo tutti i possibili pregiudizi e menzogne, a tal punto che spesso incontrando un comune cittadino gli facevo alcune domande: Gli chiedevo se non gli sembrava giusto organizzare una riforma agraria; se non era giusto che le famiglie fossero un giorno proprietarie delle loro case, per le quali a volte pagavano ai grandi proprietari immobiliari perfino la metà dei propri salari; se non gli sembrava corretto che quelle banche dov'era depositato il denaro dei cittadini, invece di essere proprietà di enti privati, fossero proprietà del popolo per finanziare con tali risorse lo sviluppo del paese; se quelle grandi fabbriche, per lo più straniere ed alcune anche nazionali, fossero del popolo e producessero per il benessere del popolo; potevo fargli dieci, quindici domande dello stesso tipo e la risposta era assolutamente favorevole: "Sí, sarebbe fantastico."
E se tutti quei grandi magazzini commerciali e tutti quei ghiotti affari che arricchivano solo i loro pochi privilegiati padroni fossero stati del popolo, per arricchire solo il popolo, saresti d' accordo ? "Sí, sí", rispondeva immediatamente. Era d' accordo
al cento per cento su ognuna di quelle semplici proposte. E quando allora gli domandavo: Saresti d' accordo con il socialismo ? (Applausi) Risposta: "Socialismo ? No, no, no, con il socialismo no". Erano tali i pregiudizi... E questo senza parlare del comunismo che era una parola ancora più terrorizzante.
Furono le leggi rivoluzionarie quelle che contribuirono di più a creare nel nostro paese una coscienza socialista, e fu lo stesso popolo, inizialmente analfabeta o semianalfabeta, che dovette iniziare ad insegnare a leggere e scrivere a molti dei suoi figli; quel popolo che per puro sentimento di amore per la libertà e desiderio di giustizia abbattè la tirannia portando a termine e difendendo la più profonda rivoluzione sociale di questo emisfero.
Appena due anni dopo il trionfo, nel 1961, riuscimmo ad insegnare a leggere e scrivere circa un milione di persone, con l' appoggio di giovani studenti che si trasformarono in maestri; andarono nei campi, sulle montagne, nei luoghi più isolati, e lì insegnarono a leggere e scrivere perfino a persone che avevano 80 anni. Successivamente furono organizzati corsi di insegnamento compiendo i passi necessari, con uno sforzo incessante, per raggiungere ciò che abbiamo oggi. Una rivoluzione può essere figlia solo della cultura e delle idee.
Nessun popolo diventa rivoluzionario con la forza. Coloro che seminano idee non avranno mai bisogno di reprimere il popolo. Le armi, nelle mani di questo stesso popolo, servono per lottare contro coloro che dall'esterno cercano di strappargli le proprie conquiste.
Perdonatemi se ho parlato di questo tema, perchè non sono venuto qui a predicare sul socialismo, né sul comunismo, non voglio che qualcuno mi fraintenda, né sono venuto a proporre leggi radicali, né cose simili; riflettevo semplicemente su un'esperienza vissuta, che ci dimostrò quanto valevano le idee, quanto valeva la fede nell'uomo, la fiducia nei popoli, ciò che è estremamente importante in un'epoca in cui l'umanità si trova di fronte tempi così complessi e difficili.
Pertanto, il Primo Gennaio di quest' anno a Santiago de Cuba è stato giusto riconoscere, in modo speciale, che quella Rivoluzione che era riuscita a resistere per 40 anni, che aveva raggiunto questo anniversario senza piegare le proprie bandiere, senza arrendersi, era fondamentalmente opera di quel popolo che era lì, di giovani, uomini e donne maturi, che si educarono con la Rivoluzione e furono capaci di realizzare la prodezza, scrivendo pagine di nobile e meritata gloria per la nostra patria e per i nostri fratelli d' America.
Potremmo dire che grazie allo sforzo di tre generazioni di cubani, si realizzò questa specie di miracolo, di fronte alla potenza più forte, al più grande impero che sia mai esistito nella storia umana: che il piccolo paese superasse una prova così dura e ne uscisse vittorioso.
Un riconoscimento speciale, ancora maggiore, lo abbiamo dato a quei compatrioti che negli ultimi 10 anni, anzi, negli ultimi 8 anni, per essere precisi, sono stati capaci di resistere al doppio blocco quando crollò il socialismo nei paesi dell'Est, si dissolse l' URSS e quel nostro vicino rimase l'unica superpotenza in un mondo unipolare, senza rivali sul terreno politico, economico, militare, tecnologico e culturale. Non sto valutando la cultura, sto valutando l'immenso potere con cui vogliono imporre la propria cultura nel resto del mondo (Applausi).
Non riuscirono a sconfiggere un popolo unito, un popolo armato di idee giuste, con una grande coscienza politica che per noi è molto importante. Abbiamo sempre resistito e siamo disposti a resistere per tutto il tempo che sarà necessario (Applausi), per preservare ciò che abbiamo seminato durante tutti quei decenni, per le idee e le coscienze sviluppatesi durante questo periodo che sono state e saranno sempre le nostre armi migliori e le principali, anche nell'epoca nucleare.
E dato che la menziono, ricordo esperienze perfino con armi di questo tipo, perchè in un determinato momento chissà quante bombe e testate nucleari stavano puntando contro la nostra piccola isola durante la famosa Crisi dell' Ottobre del 1962. Anche nell' epoca delle armi intelligenti, sebbene di tanto in tanto vadano fuori bersaglio di 100 o 200 chilometri (Risate), ma con un determinato livello di precisione, l' intelligenza dell' uomo sarà sempre superiore a qualunque di queste armi sofisticate (Applausi ed esclamazioni).
Il modo di lottare si trasforma in una questione di concetti. La dottrina della difesa del nostro paese che oggi si sente più forte, perchè ha dovuto perfezionare questi concetti si basa sull'idea che alla fine, che sarà una fine per gli invasori, la lotta sarà corpo a corpo, di uomo a uomo e donna a invasore, sia esso uomo o donna (Applausi prolungati).
E' stato necessario combattere una battaglia ancora più difficile e che dovremo continuare a combattere contro il poderosissimo impero, è la lotta ideologica svoltasi incessantemente che gli imperialisti hanno continuato ad inasprire con tutti i mezzi, soprattutto dopo il crollo del blocco socialista quando decidemmo, fiduciosi nelle nostre idee, di andare avanti; anzi, di andare avanti da soli; e quando dico soli penso agli enti statali, senza mai dimenticare l'immenso ed invincibile appoggio solidale dei popoli che ci accompagnò sempre, e per questo ci sentiamo obbligati a lottare (Applausi).
Abbiamo compiuto onorevoli missioni internazionaliste . Più di 500.000 nostri connazionali hanno partecipato in queste missioni dure e difficili, figli di quel popolo che non sapeva né leggere né scrivere e raggiunse questo livello così alto di coscienza per essere in grado di lavorare e versare perfino il proprio sangue per altri popoli; in due parole, per qualunque popolo del mondo (Applausi).
Quando cominciò il periodo speciale dicemmo: "Il nostro primo dovere internazionalista in questo momento è difendere questa trincea", la trincea di cui parlò Martí nelle ultime parole scritte alla vigilia della sua morte, quando disse che era necessario mantenere nel silenzio l'obiettivo fondamentale della sua lotta; perchè Martí non era soltanto molto martiano, ma anche molto più vicino a Bolívar che alle sue stesse idee (Applausi), e l'obiettivo tracciato, secondo le sue parole testuali, era "impedire tempestivamente con l'indipendenza di Cuba che gli Stati Uniti si espandessero nelle Antille, abbattendosi, con una forza maggiore, sulle nostre terre d' America. Quanto ho fatto finora, e farò, è per questo" (Applausi).
Fu il suo testamento politico, in cui confessò il grande desiderio della sua vita: evitare l'abbattimento di quella prima trincea che tante volte i vicini del Nord hanno voluto occupare senza mai riuscirci, con un popolo disposto a lottare fino alla morte per impedire che la caduta di questa trincea d' America (Applausi); un popolo che sarebbe capace di difendere anche l' ultima rimasta, perchè chi difende l'ultima trincea e non permette a nessuno di impossessarsene, da quel preciso momento ha iniziato ad ottenere la vittoria (Applausi).
Compagne e compagni, consentitemi di chiamarvi così, in questo momento lo siamo, e credo che anche qui, in questo istante, stiamo difendendo una trincea (Applausi), e le trincee di idee, scusatemi se mi rifaccio ancora a ciò che disse Martí, valgono più delle trincee di pietra (Applausi).
E' di idee che bisogna parlare, e torno a quanto dicevo, che molte cose sono successe in questi 40 anni; ma la cosa più importante è che il mondo è cambiato. Questo mondo di oggi, in cui mi rivolgo a voi che quel giorno non eravate ancora nati, anzi, eravate lontani dal nascere, è assolutamente diverso da quello di allora.
Ho cercato di trovare un giornale per vedere se c'era qualche accenno a quella riunione nell'università. Fortunatamente si conservava il discorso completo della Piazza del Silenzio.
Con quella febbre rivoluzionaria con cui eravamo scesi dalle montagne, pochi giorni prima, parlavamo dei processi di liberazione in America Latina ponendo l' accento principale sulla liberazione del popolo dominicano dalle grinfie di Trujillo. Credo che quel tema occupò quasi tutto il tempo, o una parte del tempo di quell'incontro, con un enorme entusiasmo da parte di tutti. Oggi qui non si potrebbe parlare di un tema come quello. Oggi non esiste un popolo da liberare, non esiste un popolo da salvare; oggi c'è un mondo, un'umanità da liberare e salvare (Applausi), e questo non è un compito nostro, è il vostro compito (Applausi).
Allora non esisteva un mondo unipolare, una superpotenza egemonica, unica; oggi il mondo e l' umanità sono sotto il dominio di un enorme superpotenza, e ciononostante siamo convinti che vinceremo la battaglia (Applausi), lo dico senza ottimismo panglossiano, -credo che sia una parola usata a volte dagli scrittori (Risate)-, perchè ho la certezza che se si lascia cadere questo libretto (lo mostra) in pochi secondi cadrà a terra; e che se non ci fosse questo tavolo, questo libretto starebbe a terra, e che stà scomparendo il tavolo al quale si siede, obiettivamente, questa enorme superpotenza che governa il mondo unipolare (Applausi).
Sono ragioni obiettive, e sono sicuro che l' umanità apporterà tutta la parte soggettiva indispensabile. Per questo non servono armi nucleari né grandi guerre; servono idee (Applausi). E lo dico in nome di questo piccolo paese che menzionavamo prima, che ha continuato tenacemente la lotta, senza alcun tentennamento, per 40 anni (Applausi).
Voi invocavate, - con mio imbarazzo- il nome per cui sono conosciuto- mi riferisco al nome di Fidel, perchè in realtà io non ho altri titoli; ma capisco che il protocollo obblighi a chiamarmi Eccellentissimo Signor Presidente, e tante altre cose (Applausi ed esclamazioni di: "Fidel, Fidel !")- e quando vi ho sentito ripetere quel "Fidel, Fidel, cos' ha Fidel che gli Americani non ce la fanno con lui ?"), allora mi sono rivolto al mio vicino di destra, voglio dire destra geografica, eh ? (Risate ed esclamazioni) -qualcuno lì sta facendo dei segni che non capisco, ma ho detto che qui siamo tutti nello stesso battaglione (Applausi)-, e gli ho detto: Accidenti !, quello che ci si dovrebbe chiedere è: Cos' hanno gli americani che non ce la fanno con lui ? (Risate e applausi), e se invece di "lui" dicessero: Cos' hanno gli americani che non ce la fanno con Cuba ?, sarebbe più giusto (Applausi). So che bisogna usare le parole per simbolizzare idee, ma è così che la penso, non mi attribuisco mai né posso attribuirmi tali meriti (Esclamazioni di: "Viva Fidel !").
Sì, tutti dobbiamo sperare di vivere, tutti ! (Applausi), nelle idee per le quali lottiamo e con la convinzione che le prossime generazioni saranno capaci di portarle a termine; sebbene -non lo si deve nascondere- il vostro compito sarà più difficile di quello che è toccato a noi.
Vi dicevo che stiamo vivendo in un mondo molto diverso. La prima cosa da fare è comprendere; ho già spiegato alcune caratteristiche politiche. Inoltre, si tratta di un mondo globalizzato, realmente globalizzato, un mondo dominato dall' ideologia, dalle norme e dai principi della globalizzazione neoliberale.
La globalizzazione, a nostro giudizio, non è il capriccio di qualcuno, né l' invenzione di altri.
La globalizzazione è una legge storica, è una conseguenza dello sviluppo delle forze produttive -e scusatemi se utilizzo questa frase, che forse spaventerà qualcuno per il suo autore-, un prodotto dello sviluppo della scienza e della tecnica a tal punto, che perfino l' autore della frase, Carlo Marx (Applausi), che aveva una grande fiducia nel talento umano, probabilmente non fu in grado d'immaginare.
Vi sono altre cose che mi ricordano idee di base di quel pensatore tra i grandi pensatori.
Mi viene in mente che anche l'ideale da lui concepito per la società umana, soltanto potrebbe realizzarsi in un mondo globalizzato e ciò risulta ogni giorno più evidente. Non pensò nemmeno per un solo secondo che nella piccolissima isoletta di Cuba -per fare un esempio- si potesse tentare una società socialista, o la costruzione del socialismo, tanto meno accanto a un così potente vicino capitalista.
Bene, sí, lo abbiamo tentato; anzi, lo abbiamo fatto e abbiamo potuto difenderlo. E abbiamo conosciuto anche 40 anni di blocco, minacce, aggressioni, sofferenze.
Oggi, dato che siamo soli, tutta la propaganda, i mass media, controllati dagli Stati Uniti nel mondo, vengono da essi utilizzati nella la loro guerra politica ed ideologica contro il nostro processo rivoluzionario, così come impiegano il loro immenso potere in tutti i campi, soprattutto nel campo economico, e la loro influenza politica internazionale nella guerra economica contro Cuba.
Si dice blocco, ma blocco non significa niente. Magari quello che abbiamo fosse un blocco economico: ciò che il nostro paese sopporta da molto tempo è una vera guerra economica. Volete un esempio ? Andate in qualunque posto del mondo, in una fabbrica di un' impresa nordamericana a comprare un cappello o un fazzoletto per esportarlo a Cuba, sebbene sia prodotto dai cittadini del paese sede e le materie prime siano originarie del proprio paese, il governo degli Stati Uniti, a migliaia di miglia di distanza, gli proibisce di vendere il cappello o il fazzoletto. E' questo un blocco o una guerra economica ?
Volete un altro esempio ?: se per caso qualcuno di voi vince la lotteria -non so se qui c' è una lotteria - o trova un tesoro - questo è possibile-, e dice che costruirà una piccola fabbrica a Cuba, è sicuro che riceverà subito la visita di un importante funzionario dell' Ambasciata nordamericana e addirittura dello stesso Ambasciatore nordamericano per cercare di persuaderlo, esercitando presioni o minacciandolo di rappresaglie perchè non investa quel piccolo tesoro in una piccola fabbrica a Cuba. E' un blocco o una guerra economica ?
Non permettono che sia venduto a Cuba neppure un medicinale, sebbene questo medicinale sia indispensabile per salvare una vita, e non sono pochi gli esempi che abbiamo avuto di casi simili.
Stiamo resistendo a questa guerra, e, come in qualunque battaglia, sia militare che politica o ideologica, ci sono perdite. Vi sono coloro che possono essere confusi, e alla fine lo sono, o indeboliti dal miscuglio delle difficoltà economiche, le privazioni materiali, l'ostentazione del lusso delle società dei consumi e dalle putride idee ben addolcite sui favolosi vantaggi del loro sistema economico, partendo dal meschino criterio che l' uomo sia un animaletto che si muove solo quando gli mettono di fronte una carota o lo picchiano con una frusta. Potremmo dire che è questa la base su cui essi poggiano tutta la loro strategia ideologica.
Ci sono perdite, ma come in tutte le battaglie e le lotte, ci sono anche coloro che col tempo diventano più esperti e combattivi, moltiplicano le proprie qualità e permettono di mantenere ed accrescere il morale e la forza necessaria per continuare a lottare.
Stiamo vincendo la battaglia delle idee (Applausi); tuttavia, il campo di battaglia non è soltanto la nostra isoletta, anche se pure nell'isoletta bisogna lottare. Oggi il campo di battaglia è il mondo, in qualunque parte, in tutti i continenti, in tutte le istituzioni, in qualunque foro. Questa è la parte buona della battaglia globalizzata (Risate e applausi). Bisogna difendere la piccola isoletta, e al tempo stesso combattere in qualunque parte dell' immenso mondo che essi dominano o pretendono di dominare. In molti campi lo dominano in maniera quasi totale; ma non in tutti, né nello stesso modo, né in tutti i paesi.
Hanno scoperto armi intelligentissime; ma i rivoluzionari hanno scoperto un' arma più potente, molto più potente! e cioè che l' uomo pensa e sente (Applausi). Ce lo insegna il mondo, ce lo insegnano le innumerevoli missioni internazionaliste che abbiamo compiuto in diversi campi in tutto il mondo. Basterebbe una sola cifra: 26.000 medici cubani hanno partecipato in tali missioni; il paese era rimasto con 3000 dei 6000 medici che contava al trionfo della Rivoluzione, molti senza impiego, ma con il desiderio di emigrare per guadagnare di più e migliorare; quei 3000 che ci lasciarono, in un certo senso la Rivoluzione fu capace di moltiplicarli, e di formare sempre più medici tra coloro che iniziarono a studiare la prima o la seconda elementare nelle scuole che furono create immediatamente in tutto il paese. Lo spirito di sacrificio e di solidarietà di questi medici fu tale che 26.000 di essi hanno compiuto missioni internazionaliste (Applausi), così come centinaia di migliaia di connazionali hanno operato come professionisti, educatori, costruttori e combattenti. Sí, combattenti, e lo diciamo con orgoglio (Applausi), perchè combattere contro i soldati razzisti e fascisti dell' apartheid, ed inoltre contribuire alla vittoria dei popoli dell'Africa che vedevano in quel sistema il loro maggiore affronto, è e sarà sempre motivo di orgoglio (Applausi).
Ma in questo sforzo ignorato, molto ignorato, abbiamo imparato molto dai popoli; abbiamo imparato a conoscere i popoli e le loro straordinarie qualità, e, tra le altre cose, abbiamo imparato non solo attraverso idee astratte, ma dalla vita pratica e quotidiana, che non tutti gli uomini sono uguali nelle caratteristiche fisiche, ma che tutti gli uomini sono uguali in quanto a talento, sentimenti e le altre qualità necessarie per dimostrare che nella capacità morale, sociale, intellettuale e umana tutti siamo geneticamente uguali (Applausi).
E' stato questo il grande errore di molti che credettero di essere una razza superiore.
La vita ci ha insegnato, vi dicevo, molte cose, ed è ciò che alimenta la nostra fede nei popoli, la nostra fede negli uomini. Non lo abbiamo letto in un libretto; lo abbiamo vissuto, abbiamo avuto il privilegio di viverlo (Applausi).
Mi sono un po' dilungato su queste prime idee, per causa del fascicolo perso e per i problemi del microfono (Risate), per questo dovrà essere più breve su altri temi.
Sí, è mio dovere essere più breve, tra le altre cose, per interesse personale: dopo devo controllare ciò che ho appena detto (Risate), vedere se manca una virgola, un punto, se c' è un errore in un dato. E vi dico che realmente per ogni ora di discorso parlato, che può sembrare facile, occorrono due o tre ore di revisione, rilettura. Può mancare una parola. Non cancello mai un' idea espressa, ma a volte bisogna completarla o aggiungere un concetto complementare, perchè il linguaggio parlato non è lo stesso di quello scritto. Un gesto mio per indicare la persona che mi sta vicino non si riproduce nel testo pubblicato in un giornale, quindi chi legga ciò che dicevo in quel momento non capirà niente (Risate) o quasi niente; il linguaggio scritto non ha nient' altro che i segni di ammirazione e le virgolette (Risate); né il tono né le mani, né l'anima che si mette nelle cose si possono trasmettere per iscritto.
Io ho avuto la necessità di scoprire questa differenza. E adesso siamo molto attenti nel trascrivere le cose e nel controllarle, perchè i temi discussi hanno trascendenza, obiettivamente, hanno importanza, e, inoltre, perchè bisogna essere attenti ad un' infinità di cose che voi non immaginate.
Qualche momento fa, quando pensavo alla riunione che avrei avuto con voi alle 5.00 di pomeriggio, mi chiedevo: Di che cosa parlo agli studenti ? (Applausi). Non posso menzionare nomi, salvo eccezioni; a mala pena posso menzionare paesi, perchè a volte, quando dico qualcosa in tutta buona fede per chiarire un' idea, c'è il rischio che immediatamente prendano dal contesto quello che ho detto e lo trasmettano in tutto il mondo creandoci moltissimi problemi diplomatici (Applausi). E dato che dobbiamo lavorare uniti in questa lotta globale, non si può agevolare il nemico e i suoi ben progettati ed efficienti meccanismi di propaganda nella realizzazione del suo compito costante di creare confusione e disinformazione, è già sufficiente quella che hanno creato, anche se a loro non basta, capite ? non è sufficiente (Risate). Devo limitarmi molto per questi motivi e vi chiedo scusa.
Non ci sarà da spiegare molto qui su quello che è il neoliberalismo. Come sintetizzare ?
Bene, io direi, per esempio, questo: La globalizzazione neoliberale vuole trasformare tutti i paesi, soprattutto i nostri paesi, in proprietà private.
Cosa ci lasceranno delle loro enormi risorse finanziarie, dato che non solo hanno accumulato immense ricchezze saccheggiando e sfruttando il mondo, ma, anche realizzando il miracolo anelato dagli alchimisti dell' età media, trasformare la carta in oro, dato che sono stati capaci di trasformare l' oro in carta? (Risate). E con il denaro comprano tutto, tutto meno le anime, meno- per dirla più esattamente- la maggior parte delle anime. Comprano risorse naturali, fabbriche, interi sistemi di comunicazioni, servizi, ecc, ecc. Stanno comprando in tutto il mondo perfino terre, pensando che siccome sono più economiche che nei loro paesi sia un buon investimento per il futuro.
Mi chiedo: Cosa ci lasceranno dopo averci trasformato in cittadini di seconda classe, emarginati- sarebbe più giusto dire- nei nostri stessi paesi ? Vogliono trasformare il mondo in una gigantesca zona franca- forse così è più chiaro -, perchè cos' è una zona franca ? Una zona con caratteristiche speciali, dove non si pagano tasse, si prendono materie prime, pezzi, componenti, si montano, o si producono svariate merci, soprattutto in quei settori che richiedono abbondante mano d'opera a buon mercato, per la quale a volte pagano non più del 5% del salario che pagano nei loro paesi, e l' unica cosa che ci lasciano sono questi miseri salari.
C' è qualcosa ancora più triste: ho visto come hanno messo in concorrenza molti dei nostri paesi, per vedere chi offre più agevolazioni e meno tasse per poter investire; hanno messo in concorrenza i paesi del Terzo Mondo per gli investimenti e le zone franche.
Vi sono paesi- che conosco- in una tale situazione di povertà e disoccupazione, che hanno dovuto creare decine di zone franche come opzione preferibile, all' interno dell' ordine mondiale stabilito, a quella di non avere nemmeno le fabbriche nelle zone franche, che almeno danno un impiego con una certa remunerazione, sebbene raggiunga solo il 7%, 6%, 5% o meno del salario che i proprietari di queste fabbriche dovrebbero pagare nei loro paesi d' origine.
Questo fu esposto alcuni mesi fa, all'Organizzazione Mondiale del Commercio, a Ginevra. Vogliono trasformarci in un' immensa zona franca, sí, è proprio così; compreranno tutto con il denaro e le loro tecnologie. Vedremo quante linee aeree rimarranno proprietà di uno stato, quante linee di trasporto marittimo, quanti servizi rimarranno proprietà del popolo e della nazione.
E' questo il futuro che ci sta offrendo la globalizzazione neoliberale, non pensiate che riguardi solo i lavoratori, ma anche, gli impresari nazionali, i piccoli e medi proprietari che dovranno competere con le tecnologie delle multinazionali, con le loro sofisticate macchine, le loro reti mondiali di distribuzione e cercare mercati, per non parlare dei ricchi crediti commerciali che i loro potenti concorrenti possono utilizzare per vendere i propri prodotti.
A Cuba noi potremmo avere una magnifica fabbrica, diciamo, di frigoriferi. Ne abbiamo una, ma non è magnifica, e non proprio la più moderna del mondo. Ci sta proprio bene lì, dato il crescente caldo del tropico. Supponiamo che altri paesi del Terzo Mondo producano frigoriferi di qualità accettabile e ad un costo minore. I loro concorrenti rinnovano costantemente il progetto, investono favolose somme nella promozione delle loro marche, fabbricano in molte zone franche con bassi salari, o in qualunque posto, senza tasse, abbondanti capitali o con meccanismi finanziari per concedere crediti che si ammortizzano in uno, due, tre o più anni, mercati saturi di elettrodomestici frutto del caso e dell' anarchia nella distribuzione dei capitali di investimento a livello mondiale, sotto il dictat generalizzato di crescere e svilupparsi sulla base di esportazioni come consiglia il FMI.
Che spazio rimane per le industrie nazionali?, a chi e come esporteranno?, dove sono i potenziali consumatori tra le migliaia di milioni di poveri, affamati e disoccupati che abitano gran parte del nostro pianeta ? Si dovrà aspettare che tutti questi possano comprare un frigorifero, un televisore, un telefono, un condizionatore, l' auto, l'elettricità, il combustibile, un computer, una casa, un garage, un sussidio per la disoccupazione, azioni in borsa e una pensione ? E' questa la via dello sviluppo come ci dicono milioni di volte con tutti i mezzi possibili ? Cosa rimarrà del mercato interno se gli si impone la riduzione accelerata delle tariffe doganali, importante fonte di entrate al bilancio di molti paesi del Terzo Mondo ?
I teorici del neoliberalismo non hanno potuto risolvere, ad esempio, il grave problema della disoccupazione nella stragrande maggioranza dei paesi ricchi, ancora meno in quelli in via di sviluppo, e non vi troveranno mai soluzione sulla base di quest' assurda concezione. E' un' immensa contraddizione del sistema che più investe e si tecnicizza e più gente scaraventa sul marciapiede senza un lavoro. La produttività del lavoro; le macchine sempre più sofisticate, nate dal talento umano, che moltiplicano le ricchezze materiali e al tempo stesso la miseria e i licenziamenti, a cosa servono all' umanità ? Forse per ridurre le ore di lavoro, disporre di più tempo per riposare, per il divertimento, lo sport, il progresso culturale e scientifico ? Impossibile, le sacrosante leggi del mercato e i principi ogni volta più immaginari che reali della concorrenza in un mondo transnazionale e sempre più aggregato non lo permettono in nessun modo. In ogni caso, chi sono in competizione e con chi sono in competizione ? Giganti contro giganti che tendono alla fusione e al monopolio. Non esiste nessun posto né angolo del mondo per gli altri presunti attori della competizione.
Per i paesi ricchi, industrie di punta; per i lavoratori del terzo mondo, confezionare jeans, magliette, abbigliamento, calzature; seminare fiori, frutti esotici o altri prodotti di crescente domanda nelle società industrializzate, perchè lì non si possono coltivare, sebbene sappiamo che negli Stati Uniti, ad esempio, coltivano perfino la marijuana nelle serre (Risate e applausi) o nel cortile di casa e che il valore della marijuana che producono è superiore al valore di tutta la produzione di mais, nonostante siano il maggior produttore di mais del mondo (Risate). In fin dei conti, i loro laboratori sono o saranno i maggiori produttori di stupefacenti del pianeta, per il momento con le etichette di sedativi, antidepressivi ed altri tipi di pillole o prodotti che i giovani hanno imparato ad unire o mescolare in svariate forme.
Nel felice mondo sviluppato, i lavori duri dell' agricoltura, come raccogliere pomodori, per il quale non è stata ancora inventata una macchina perfetta, un robot che li raccolga secondo il grado di maturazione, grandezza ed altre caratteristiche, pulire le strade, ed altri compiti scomodi che nessuno vuole svolgere nelle società dei consumi, come si risolvono ? Ah !, per questo ci sono gli emigrati del Terzo Mondo. Loro non li fanno questi tipi di lavori. Già l' ho detto, confezionare jeans e cose simili spetta coloro che vengono trasformati in stranieri all' interno delle nostre proprie frontiere, ma ci fanno produrre, secondo le loro "meravigliose" leggi economiche, tanti pantaloni come se il mondo avesse già 40 miliardi di abitanti ed ognuno di essi avesse il denaro sufficiente per comprarsi il jeans, che non sto criticando, gli sta molto bene ai giovani e meglio ancora alle ragazze (Risate e applausi). No, non sto criticando il prodotto, sto criticando il lavoro che vogliono imporci, che non ha nulla a che vedere con l' alta tecnologia. In questo modo le nostre università non serviranno a niente o rimarranno per produrre a basso costo personale tecnico per il mondo sviluppato.
Avrete letto in questi giorni sui giornali che gli Stati Uniti, in vista delle loro necessità nelle industrie di informatica, elettronica, ecc. ecc., acquisteranno sul mercato internazionale, meglio dire nel Terzo Mondo, e concederanno visti a 200.000 lavoratori ben qualificati per le loro industrie di punta. Quindi siate attenti voi, perchè stanno cercando gente istruita (Risate), e questa volta non è per raccogliere pomodori. Siccome loro non sono troppo istruiti, e molti lo dimostrano quando confondono Brasile con Bolivia, o Bolivia con Brasile (Risate e applausi); o quando si fanno dei sondaggi e non conoscono neppure molte cose degli stessi Stati Uniti, né sanno se un paese latinoamericano di cui hanno sentito parlare si trova in Africa o in Europa -e non sto esagerando- (Risate e applausi); non hanno tutti gli scienziati, o i lavoratori ben qualificati per le loro industrie di punta, e vengono nel nostro mondo per reclutarne alcuni che poi si perdono per sempre.
Dove sono i migliori tecnici dei nostri paesi ? In quale laboratorio ? Quale dei nostri paesi ha laboratori sufficienti per tutti i tecnici che potrebbe formare ? Quanto possiamo pagare questo tecnico e quanto possono pagarlo loro ?
Dove sono ? Io conosco molti illustri latinoamericani che sono lì. Chi li ha formati ? Ah!, Venezuela, Guatemala, Brasile, Argentina, qualunque paese latinoamericano; ma non hanno possibilità nella propria patria. I paesi industrializzati hanno il monopolio dei laboratori, del denaro, li contrattano strappandoli alle nazioni povere; ma non solo tecnici, anche sportivi.
Vorrebbero comprare i nostri giocatori di baseball così come prima si compravano all' asta gli schiavi su uno di quei banchi, non so come li chiamino (Risate e applausi).
Sono perfidi. Siccome c'è sempre qualcuno che si lascia tentare -lo dice anche la Bibbia, e nei confronti dei primi esseri umani, che si supponeva dovevano essere migliori, no ?, perchè non avevano tanta malizia, né conoscevano le società dei consumi, né esisteva il dollaro (Risate)-, subito, perfino un atleta di non primissima categoria, lo pagano diversi milioni, quattro, cinque o sei, gli fanno un'enorme pubblicità, e dato che sembra che i battitori delle Leghe Maggiori siano abbastanza scarsi, ottengono alcuni successi. Non è mia intenzione offendere gli atleti professionisti nordamericani; è gente che lavora e lavora duro, molto stimolati. Merce che sul mercato si vende e si compra, anche se ad un prezzo alto, ma forse hanno qualche punto debole nell' allenamento, perchè importano di contrabbando alcuni lanciatori cubani, ad esempio, che possono giocare in prima, seconda o terza categoria, o un shortstop, una terza base, arrivano lì e il lanciatore supera i migliori battitori, e il shortstop non lascia passare una palla (Applausi ed esclamazioni).
Quasi quasi saremmo ricchi se facessimo un' asta di giocatori di baseball cubani (Risate e applausi). Non vogliono pagare i giocatori nordamericani, perchè gli costano molto caro. Hanno organizzato accademie nei nostri paesi per formarli a bassissimo costo e pagarli con miseri salari, sebbene siano salari di milioni l' anno. Oltre a questo, tutta la pubblicità della televisione, nonchè automobili di queste dimensioni (fa il gesto), belle donne di tutte le razze, associate alla pubblicità delle automobili (Risate), e il resto della propaganda commerciale che vedete in alcune riviste di pettegolezzi e del consumismo, tutto ciò può tentare a più di un nostro connazionale.
A Cuba non sprechiamo carta né altre risorse in tali frivolezze pubblicitarie. Le pochissime volte che per necessità vedo la televisione nordamericana, a stento la posso sopportare, perchè ogni tre minuti c' è un' interruzione per un annuncio commerciale, mostrando un uomo che fa esercizi con una ciclette, che è la cosa più noiosa che esista al mondo (Applausi ed esclamazioni). Non dico che faccia male, dico che è noioso. Bloccano, interrompono qualunque programma, perfino le telenovelas negli istanti più sublimi dell' amore (Risate).
A Cuba arrivano alcune novelas dall' estero, non lo nego, perchè noi non siamo stati capaci di produrle, ed alcune di queste prodotte nell' America Latina affascinano a tal punto che il nostro pubblico interrompe il lavoro. Dall' America Latina ci arrivano anche dei buoni film; ma quasi tutto quello che circola nel mondo è di pura manifattura yankee, cultura in scatola.
Nel nostro paese, in realtà, la poca carta che abbiamo la utilizziamo per i libri di testo e per i nostri pochi giornali con poche pagine. Non possiamo utilizzare risorse per produrre queste riviste di carta morbida, speciale -non so come si chiama-, con molte illustrazioni, che i mendicanti leggono nelle strade delle nostre capitali, dove gli si mostra una lussuosa automobile con belle donne, e perfino uno yacht, o cose simili, vero ? (Risate). In questo modo si avvelena la gente con questa pubblicità, così che perfino i mendicanti sono influenzati in maniera crudele e sognano quel paradiso, per loro irraggiungibile, che il capitalismo gli offre.
Nel nostro paese -vi dico- ci dedichiamo ad altre cose; ma essi influiscono mediante l'immagine di un tipo di società che oltre ad essere alienante, disuguale ed ingiusta, è insostenibile economicamente, socialmente ed ecologicamente.
Di solito faccio l'esempio che se il modello di consumo è che ciascun cittadino del Bangladesh, India, Indonesia, Pakistan o Cina, abbia un automobile in ogni casa -e mi perdonino coloro che qui hanno un automobile, sembra che non ci sia altro rimedio, sono molti i viali e lunghe le distanze. Non sto criticando, sto avvertendo su un modello impossibile da applicare in un mondo che si sta sviluppando (Risate). Mi comprenderete bene, perchè Caracas non ha molto spazio per altre automobili. Si dovranno costruire viali a tre o quattro piani (Risate), lo sapete, vero? Immagino che se lo facessero in Cina, i 100 milioni di ettari di cui dispongono per produrre alimenti, si trasformerebbero in autostrade, garage, parcheggi per automobili e non rimarrebbe spazio per coltivare un solo chicco di riso.
E' da pazzi, nonchè caotico e assurdo, il modello di consumo che stanno imponendo al mondo (Applausi).
Non pretendo che questo pianeta sia un convento di monaci certosini (Risate), ma penso che questo pianeta non ha altra alternativa che definire quali devono essere i tipi o modelli di consumo possibili e raggiungibili, nei quali educare l' umanità.
Sono sempre meno coloro che leggono un libro. Ma perchè privare un essere umano del piacere di leggere un libro, ad esempio, e di molti altri piaceri nel campo culturale e ricreativo, nell' ambito di un arricchimento non solo materiale ma anche spirituale ? Non sto pensando ad uomini che lavorino, come nell' epoca di Engels, 14 o 15 ore giornaliere. Sto pensando ad uomini che lavorino quattro ore. Se la tecnologia lo permette, allora, perchè lavorare otto ? La cosa più logica ed elementare è che se aumenta la produttività, diminuisce lo sforzo fisico, la disoccupazione e l'uomo dispone di più tempo libero (Applausi).
Chiamiamo libero un uomo che non deve lavorare tutta la settimana, compreso sabato, domenica e doppio turno, perchè non gli basta il denaro, e va sempre di corsa a qualunque ora, in metro o autobus per le grandi città. A chi lo raccontano che quest'uomo è libero ? (Applausi).
Se i computer e le macchine automatiche possono fare miracoli nel creare beni materiali e servizi, perchè l' uomo non potrebbe servirsi della scienza che ha creato con la sua intelligenza per il benessere umano ?
Perchè l' uomo di oggi deve sopportare la fame, la disoccupazione, la morte prematura, le malattie incurabili, l'ignoranza, la disinformazione e qualunque tipo di calamità umana e sociale per ragioni esclusivamente commerciali, per guadagni ed interessi di elites superprivilegiate e potenti, governate da leggi economiche caotiche e da istituzioni che non sono eterne, né lo sono state, né lo saranno mai, come le famose leggi del mercato trasformato in oggetto di idolatria, parola sacrosanta nominata a qualunque ora, tutti i giorni, quando si potrebbero creare tutte le ricchezze necessarie per soddisfare necessità umane ragionevoli che siano compatibili con la salvaguardia della natura e della vita del nostro pianeta ? Bisogna meditare, definire. Ovviamente, sembra più che ragionevole che l' uomo disponga di alimenti, salute, una casa, vestiti, istruzione, trasporti adeguati, sicuri e non cari, cultura, svago, un' ampia varietà di scelte per la sua vita e molte altre cose raggiungibili dall' essere umano, e non certo un Jet privato ed uno yacht per ciascuno dei 9 miliardi e mezzo di esseri umani che fra 50 anni abiteranno il mondo.
Hanno deformato la mente umana.
Meno male che all' epoca dell' Eden e dell' arca di Noè di cui ci parla l' Antico Testamento non esistevano queste cose, immagino che vivevano un po' più tranquilli (Risate). Anche se allora vi fu un diluvio, ma pure noi ne abbiamo e troppo spesso. Vedete ciò che è appena accaduto in Centroamerica, e con i cambiamenti di clima nessuno sa se finiremo col comprare, ottenere o far la fila per entrare in arca (Risate).
E' così, hanno inculcato tutto ciò nella gente; hanno alienato milioni, decine di milioni, centinaia di milioni di persone, e tanto più le fanno soffrire quanto meno sono capaci di soddisfare le loro necessità elementari, perchè non hanno la scuola e neppure il medico.
Ho citato la formula anarchica, irrazionale e caotica imposta dal neoliberalismo: investire centinaia di migliaia di milioni senza nessun ordine né organizzazione; decine di milioni di lavoratori producendo le stesse cose: televisori, componenti di computer, clip o chips, o come si chiamino (Risate), infinità di articoli e oggetti, incluso montagne di automobili. Tutti facendo la stessa cosa.
Hanno raddoppiato la capacità necessaria per produrre automobili. E i clienti per le automobili ? Sono in Africa, in America Latina e in molti altri posti del mondo, solo che non hanno un soldo per acquistarli, né benzina, né autostrade, né officine, che finirebbero per distruggere ancora di più i paesi del Terzo Mondo, sprecando risorse utili per lo sviluppo sociale e distruggendo ancora di più la natura.
Creando nei paesi industrializzati schemi di consumo insostenibili e seminando sogni impossibili nel resto del pianeta, il sistema capitalista sviluppato ha già causato un gran danno all' umanità. Ha avvelenato l' atmosfera ed esaurito enormi risorse naturali non rinnovabili, di cui la specie umana avrà un gran bisogno in futuro. Non pensiate, per favore, che sto concependo un mondo idealista, impossibile, assurdo. Sto cercando di meditare su ciò che può essere un mondo reale ed un uomo più felice. Non è necessario menzionare un prodotto, basterebbe un concetto: la disuguaglianza rende già infelici l' 80% degli abitanti della Terra, ed è solo un concetto.
Bisogna cercare concetti ed avere idee che consentano un mondo fattibile, accettabile, un mondo migliore.
A me serve da passatempo ciò che scrivono molti teorici del neoliberalismo e della globalizzazione neoliberale. Ho poco tempo di andare al cinema, quasi mai; di vedere videocassette, anche se buone, ve ne sono alcune buone, allora leggo gli articoli di questi signori per divertirmi (Risate); i loro analisti, gli studiosi più acuti, più saggi, li vedo intrappolati in grandi contraddizioni, confusione, anche disperazione, cercando di quadrare il cerchio; deve essere terribile per loro (Applausi).
Ricordo che una volta mi mostrarono una figura quadrata, con due linee sopra così, una al centro e l' altra verso il basso (la indica), la questione era percorrerla con la matita senza mai alzarla. Non sapete il tempo che ho perso (Risate) nel cercare di riuscirci, invece di fare i compiti, studiare matematica, lingue ed altre cose, perchè quando non esistevano questi giochetti inventati dall' industria per divertire i ragazzi durante le lezioni perchè vengano bocciati a scuola, già all' epoca mia noi stessi inventavamo cose con cui perdere abbastanza tempo.
Però mi diverto, godo leggendo tali analisi, mi piace, almeno di questo li ringrazio (Risate ed applausi); li ringrazio anche di quello che mi insegnano. E sapete chi sono coloro che mi rendono più felice con le loro analisi e i loro articoli ? Ah !, i più conservatori, coloro che non vogliono sentir parlare di Stato, e neppure nominarlo ! Coloro che sognano una banca centrale sulla Luna (Risate), perchè a nessun essere umano venga in mente di aumentare o abbassare gli interessi, è incredibile.
Essi mi rendono più felice, perchè quando dicono alcune cose, io penso: Mi sarò sbagliato, questo articolo non lo avrà forse scritto un estremista di sinistra, un radicale ? (Risate) Ma questo cos' è ?, vedendo Soros scrivere libro dopo libro. E l' ultimo, sí, l' ho dovuto leggere, non avevo altra scelta, perchè mi sono detto: Bene, è un teorico; ma, anche un accademico e inoltre possiede non so quante migliaia di milioni risultado di operazioni speculative. Quest' uomo deve saperne abbastanza, i meccanismi, i trucchi. Ma il titolo: Crisi del Capitalismo globale, lo ha pensato lui ed è tutto un poema; lo afferma con grande serietà (Risate), e con una tale convinzione che mi dico: Accidenti, sembra che non sono l' unico pazzo in questo mondo ! (Risate ed applausi). Ve ne sono molti che esprimono simili inquietudini, io gli presto ancora più attenzione degli avversari dell' attuale Ordine Economico Mondiale.
Chi è di sinistra vuole dimostrare in ogni modo che quest'ordine fallirà (Risate). E' logico, è suo dovere, e, inoltre, ha ragione (Risate); ma l' altro non lo desidera affatto. Di fronte a catastrofi, crisi, minacce di ogni tipo, si disperano e scrivono molte cose. Sono sconcertati, ed è il meno che si può dire; hanno perso la fede nelle loro dottrine.
Allora, abbiamo parlato di coloro che come me hanno deciso di resistere da soli, e non parlo della solitudine geografica, ma della quasi solitudine nel campo delle idee, perchè i disastri hanno conseguenze, creano scetticismi moltiplicati dall' esperta e potente macchina pubblicitaria dell' impero e dei loro alleati; tutto ciò crea pessimismo in molta gente, confusione, non hanno tutti gli elementi di giudizio per analizzare situazioni con una prospettiva storica e si scoraggiano. Ah !, che amari quei giorni, quei primi giorni, ed anche prima di quei primi giorni, quando vedevamo tanta gente cambiare bandiera di qui di là, davvero -e non sto criticando nessuno, sto criticando le bandiere (Risate e applausi). Ah!, in brevissimo tempo abbiamo visto come tutto cambia, e quelle illusioni hanno lasciato il posto ad altre, sono durate- come si dice a Cuba e non so se anche qui- quanto un dolce alla soglia di una scuola (Risate) (Ndt. un baleno, un attimo).
Lì, nell' antica URSS, giunsero con le loro ricette neoliberali e di mercato, e hanno creato disastri incredibili, davvero incredibili !; hanno spaccato nazioni, frammentato federazioni di repubbliche, economicamente e politicamente; hanno ridotto le prospettive di vita, in alcune di esse di 14, 15 anni; hanno moltiplicato la mortalità infantile di tre o quattro volte; hanno creato problemi sociali ed economici che neppure un Dante risuscitato sarebbe capace di immaginare.
E' davvero triste, e coloro che cercano di tenersi informati il più possibile su quanto sta avvenendo in ogni parte- e non ci resta altro rimedio che saperlo o rimarremmo disorientati, saperlo in massima o minima parte, con maggiore o minore profondità-, abbiamo un' idea, a nostro avviso abbastanza chiara, sui disastri che il dio del mercato, le sue leggi e i suoi principi, le ricette del Fondo Monetario Internazionale e degli altri istituti neocolonizzatori o ricolonizzatori del pianeta consigliate e imposte praticamente in tutti i paesi hanno causato; all' estremo di imporre anche a paesi ricchi come quelli dell' Europa di unirsi e cercare una moneta unica perchè uomini esperti come Soros non gettassero a terra perfino la lira sterlina, in altri tempi regina dei mezzi di scambio, arma e simbolo dell'impero dominante e signore della moneta riserva del mondo -tutti quei privilegi che oggi sono degli Stati Uniti-, e gli inglesi hanno dovuto subire l' umiliazione di vedere a terra la loro sterlina.
E' quanto hanno fatto con la peseta spagnola, il franco francese, la lira italiana; giocavano con il grande potere dei loro miliardi, perchè gli speculatori sono giocatori che puntano con le carte segnate. Hanno tutte le informazioni, gli economisti più esperti, premi Nobel, come quelli della famosa compagnia che era la più prestigiosa degli Stati Uniti, nominata Gestione di Capitali a lungo termine. In inglese credo che si dica Long-Term Capital Management- mi perdonerete la mia "eccellente" pronuncia inglese (Risate)-, preferisco il titolo in spagnolo, ma è riconosciuto dappertutto per il suo nome originale, è quasi castiglianizzato. Con un fondo di 4.500 milioni di dollari, mosse 120.000 milioni per utilizzarli in operazioni speculative.
Nel suo organico contava di due premi Nobel e i più esperti programmatori di computer, e vedete, questi illustri signori si sbagliarono, perchè stanno succedendo tante cose strane di cui non avevano tenuto conto: se la differenza tra i buoni del tesoro a 30 anni e a 29 anni era un po' più grande del ragionevole, immediatamente tutti i computer decisero che bisognava comprare un tanto di questi e vendere in futuro un tanto degli altri. Ma risulta che ebbero dei problemi con la crisi che si scatenò, problemi che non si aspettavano, pensavano di aver scoperto giù il miracolo di un capitalismo crescente, sempre più in crescita, senza mai una crisi... Meno male che non gli venne in mente due o tre mila anni fa ! Siamo stati fortunati che Colombo scoprì più tardi questo emisfero (Risate) e che comprovassero più tardi che la Terra era rotonda e che raggiungessero tardi altri progressi economici, sociali e scientifici, dove questo sistema pose radici, assolutamente inseparabili dalle crisi, perchè in altro modo forse su questo pianeta già non ci sarebbero più esseri umani. E' possibile che non ci sarebbe rimasto niente di niente.
Si sbagliarono e persero quelli di Long-Term, come si chiama familiarmente. Fu un disastro, dovettero salvare il fondo violando tutte le norme etiche, morali e finanziarie imposte dagli Stati Uniti nel mondo, ed il presidente della Riserva Federale dovette dichiarare in Senato che se non si salvava quel fondo, si sarebbe scatenata inevitabilmente una catastrofe economica negli Stati Uniti e nel resto del mondo.
Un' altra domanda: Che tipo di economia è quella imperante oggi, in cui tre o quattro multimilionari -e non dei grandi, non Bill Gates ed altri simili, no; Bill Gates possiede quindici volte il capitale iniziale di cui disponeva Long-Term, con cui il fondo mosse enormi somme dei risparmiatori, ricevendo prestiti da più di 50 banche- possono causare una catastrofe economica negli Stati Uniti e nel mondo ? Ah !, sarebbe crollata l' economia se non si fosse salvato il fondo, e questo lo dichiara uno dei personaggi più competenti ed intelligenti degli Stati Uniti, il presidente del Sistema della Riserva Federale. Questo illustre signore ne sa abbastanza, ma succede che non dice tutta la verità, perchè parte del metodo consiste nell' assoluta mancanza di trasparenza e forti dosi di calmante ogni volta che si scatena il panico, paroline dolci e incoraggianti: "va tutto molto bene, l' economia marcia eccellentemente", ecc.; è la tecnica già sperimentata ed applicata. Ma il Presidente della Riserva Federale dovette riconoscere di fronte al Senato degli Stati Uniti che sarebbe avvenuta una catastrofe se non avesse fatto quanto fece.
Queste sono le basi della globalizzazione neoliberale. Toglietene una e ne rimangono altre 20 del suo debole schema, non vi preoccupate. Ciò che hanno creato è insostenibile !, ma stanno facendo soffrire tanta gente in molte parti del mondo; nazioni intere si sono rovinate con le formule del Fondo Monetario Internazionale, e continuano a rovinare paesi, non riescono in nessun modo ad evitare il disastro, continuano a commettere sciocchezze gonfiando nelle borse il prezzo delle azioni e così fino all' infinito.
Nelle borse valori degli Stati Uniti, più di un terzo dei risparmi delle famiglie nordamericane e il 50% dei fondi pensioni sono investiti in azioni; pensate ad una catastrofe come quella del 1929 quando solo un 5% aveva i suoi risparmi investiti in borsa. Oggi hanno paura, fanno il diavolo a quattro, e questo avvenne dopo la crisi dell' agosto scorso in Russia, il cui peso sul prodotto lordo mondiale é solo del 2%, abbassò più di 500 punti in un solo giorno il Dow-jones, indice cardine della Borsa di New York; esattamente 512 punti, e vi fu il corricorri.
In verità quello che si può dire dei dirigenti di questo sistema imperante è che passano tutto il giorno correndo per il mondo intero tra banche, istituti (Risate), e quando videro ciò che avvenne in Russia, vi fu una vera e propria olimpiade di atletica leggera, si riunirono con il Consiglio degli Affari Esteri che si trova a New York; Clinton pronunciò un discorso dicendo che il pericolo non era l' inflazione, ma la recessione, ed in pochi giorni, in poche ore, fecero praticamente un giro di 180 gradi, e cambiarono idea rispetto al tasso d'interesse, invece di aumentarlo l'abbassarono.
Riunirono a Washington tutti i direttori delle banche centrali, lo scorso 5 e 6 ottobre, pronunciarono discorsi, fecero critiche al Fondo Monetario, concedendo ipotetiche misure per cercare di allontanare il pericolo. Pochi giorni più tardi, il governo degli Stati Uniti riunì il Gruppo dei 7, che decise di apportare 90.000 milioni di dollari per evitare che la crisi si estendesse al Brasile e, attraverso il Brasile, a tutto il Sudamerica, cercando di evitare che la fiamma giungesse alle borse supergonfiate degli Stati Uniti, dato che basta una spilla, un forellino, perchè il globo si sgonfi. Vedete i rischi della globalizzazione neoliberale.
Fecero tutto questo, e quando, persino alcuni di noi, io stesso lo pensavo, lo avevo detto: "Hanno risorse, possibilità di manovra per allontanare per un po' di tempo la grande crisi", posticiparla, ma non evitarla, meditavo sul problema e dissi: Sembra che ce l' hanno fatta, con tutte le misure adottate o imposte: il ribasso dei tassi di interesse, i 90.000 milioni per appoggiare il Fondo, che già non aveva fondi (Risate), i passi del Giappone per affrontare la crisi bancaria, l'annuncio del brasile di forti misure economiche, l' annuncio opportuno che l' economia nordamericana era cresciuta più del previsto nel terzo trimestre. Sembrava che reggessero la cosa, e adesso, solo pochi giorni fa, ci sorprendiamo di nuovo per le notizie che giungono dal Brasile sulla situazione economica che si è creata, cosa che ci colpisce davvero tanto, per ragioni legate a questo stesso problema, cioè allo sforzo necessario per unire le forze e combattere la dura lotta che ci aspetta, dato che sarebbe estremamente negativa per l'America Latina una crisi distruttrice in Brasile.
In questo momento, nonostante tutto quello che hanno fatto, i brasiliani affrontano una complessa situazione economica, quando gli Stati Uniti e gli organismi finanziari internazionali avevano già utilizzato una buona parte delle loro cartucce e ricette. Passati i primi mesi di grande paura, adesso chiedono nuove condizioni e sembrano più indifferenti alle sorti del Brasile.
Pretendono di mantenere la Russia sull' orlo di un abisso. Non è un paese piccolo, è un paese con la più grande estensione del mondo e 146 milioni di abitanti, migliaia di armi nucleari, dove un'esplosione sociale, un conflitto interno o qualunque cosa può causare terribili danni.
Questi signori che dirigono l' economia mondiale sono così pazzi ed irresponsabili che dopo aver rovinato un paese con le loro ricette, non sono neppure in grado di utilizzare un po' di questi biglietti che hanno stampato -perchè è questo che sono i buoni della tesoreria dove si rifugiano gli speculatori spaventati di fronte a qualunque rischio, comprando buoni del tesoro degli Stati Uniti-, non gli viene in mente di utilizzare un po' di quei 90.000 milioni di appoggio al Fondo, per evitare una catastrofe economica e politica in Russia. Ciò che fanno è esigere una montagna di condizioni impossibili da applicare. Gli esigono di abbassare bilanci che sono già al di sotto del limite indispensabile, la libera conversione, il pagamento immediato di grossi debiti, tutti quei requisiti che esaurirebbero le riserve di qualunque paese. Non pensano, non imparano la lezione; pretendono di mantenere la Russia in una situazione precaria, sull' orlo di un abisso, con aiuti umanitari, esigendo condizioni e creando pericoli davvero seri.
Non hanno risolto il problema della Russia, che inondarono con le loro ricette e consigli, né quello del Brasile, un problema che erano molto interessati a risolvere, perchè poteva toccarli da vicino; a tal punto che a me sembrava, ad esempio, che era l'ultima trincea rimasta alle borse degli Stati Uniti.
Superarono la grande paura; stabilizzarono un po' le borse con alcune delle misure già menzionate, si scatenò la compra vendita di azioni e adesso sono di nuovo in corsa ascendente, creando le condizioni per una crisi maggiore, e abbastanza presto, non si sa con quali conseguenze per l' economia e la società nordamericana.
Non si può immaginare cosa succederebbe se lì accadesse un 29, loro pensano di aver già risolto rischi di crisi come quella del 29 e risulta che non hanno risolto nulla. Non hanno neppure risolto la crisi brasiliana, e, di conseguenza, possono danneggiare il processo di integrazione del Sudamerica, tutto il processo d' integrazione latinoamericano e gli interessi di tutti i nostri paesi. Per questo parlavo di una cattiva notizia appena giunta.
Ma tutto ha una causa, una spiegazione e, a forza di osservare quello che pensano, dicono, fanno, si arriva ad indovinare realmente quello che tengono nascosto nelle loro menti. Con questa gente l' essenziale non è credere a cosa stanno dicendo, ma, partendo da quello che stanno dicendo, entrare nel loro cervello- con il minor trauma possibile, poveretti, per non fargli male (Risate)- e sapere quello che pensano, sapere quello che non hanno detto e perchè non l' hanno detto.
E' così che si comportano. Perciò per noi che vivemmo quei giorni di cui parlavo, giorni d'incertezza, ammarezza, perdita di fede da parte di non pochi uomini d'idee progressiste, vedere come adesso molte verità si stanno facendo strada, molta gente pensa più profondamente, e coloro che si vantavano della fine della storia e del trionfo definitivo delle loro anacronistiche ed egoistiche concezioni, oggi sono in declino ed in evidente demoralizzazione è qualcosa di profondo interesse, incoraggiamento riflessivo e riaffermazione di convinzioni.
Questi otto anni- diciamo, dal 1991, cioè, dal crollo dell' URSS ad oggi- sono stati per noi anni duri in tutti i sensi, ma anche in questo senso, nell' ordine delle idee, dei concetti; adesso vediamo come i superpotenti che pensavano di aver creato un sistema e addirittura un impero per mille anni, cominciano a rendersi conto che le fondamenta di quel impero, di quel sistema e di quell' ordine, si stanno sgretolando.
Cosa ci ha lasciato, questo capitalismo globale o questa globalizzazione capitalista neoliberale ? Non solo a partire da questo che conosciano, ma dalla stessa radice: il capitalismo quello da cui nacque l'attuale capitalismo imperante, progressista ieri, reazionario e insostenibile oggi, attraverso un processo che molti di voi, storici, ed anche chi non lo sia, come gli studenti di economia, devono saperlo; con una storia da 250 a 300 anni, il cui teorico principale, Adam Smith, tanto conosciuto da tutti, pubblica il suo libro nel 1776, lo stesso anno della Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti. Un grande talento, senza dubbio una grande intelligenza, non penso un peccatore, colpevole o bandito; era uno studioso di quel sistema economico nato in Europa ed in piena auge, che studiò, pensò e spiegò le basi teoriche del capitalismo; il capitalismo di quell' epoca, perchè quello di adesso non poteva immaginarlo neppure Adam Smith.
In quell' epoca di minuscole officine e piccole fabbriche, egli sosteneva che la motivazione fondamentale nell' attività economica era l'interesse individuale e che la sua ricerca privata e competitiva costituiva la massima fonte del bene pubblico. Non ci si appellava al senso umanitario dell' uomo, ma al suo amore per se stesso.
La proprietà e la gestione personale era l' unica forma compatibile con quel mondo di piccole industrie conosciuto da Adam Smith. Non riuscì a vedere neppure le grandi fabbriche e le masse impressionanti di lavoratori che nacquero dopo, alla fine del XVIII secolo. E tanto meno immaginare le gigantesche corporazioni ed imprese multinazionali moderne con milioni di azioni, amministrate da dirigenti professionisti che non hanno niente a che vedere con la proprietà delle stesse, limitandosi di tanto in tanto a renderne conto agli azionisti. Sono loro che decidono il pagamento dei dividendi, quanto e dove investire. Queste forme di proprietà, gestione ed utilizzo delle ricchezze non hanno niente in comune con il mondo che lui conobbe.
Ma il sistema continuò a svilupparsi ricevendo grande impulso con la Rivoluzione Industriale inglese, sorse la classe operaia e nacque chi, a mio giudizio, fu il più grande pensatore -rispettando qualunque criterio- nel campo economico ed anche politico, Carlo Marx. Nessuno, fu alla pari di Marx quanto a conoscenza delle leggi e dei principi del sistema capitalista. Angosciati dalla crisi attuale, non sono pochi i membri dell' elite capitalista che leggono Marx, cercando previsioni e possibili rimedi ai mali di oggi. Con lui era nata la concezione socialista come antitesi al capitalismo.
La lotta tra queste idee che simboleggiarono entrambi i pensatori è continuata per molto tempo e continua tuttora. Il capitalismo originale continuò a svilupparsi sotto i principi del suo teorico più illustre, fino -potremmo dire- alla Prima Guerra Mondiale.
Già prima della Prima Guerra Mondiale esisteva un certo livello di globalizzazione, esisteva il tipo oro nel sistema monetario internazionale. Più tardi venne la grande crisi del 1929 e la grande recessione che durò più di 10 anni. Nasce allora un altro pensatore, uno dei quattro pilastri del pensiero economico con enorme trascendenza politica negli ultimi tre secoli, ciascuno dei quali ha lasciato l'impronta incancellabile, parlo di John Maynard Keynes, di idee progressiste per quell'epoca -non come quelle di Marx né molto meno, sebbene abbastanza rispettoso di Marx, simile a lui per alcuni concetti-, ed elabora le formule che salvano gli Stati Uniti dalla grande depressione.
Ma non solo lui, ovviamente; vi era inoltre un gruppo di accademici abbastanza simili a lui ed influenzati dalle sue idee. In quell' epoca quasi non esistevano gli economisti, né gli facevano molto caso, non so se è stato un bene o un male, dipende da quale economista (Risate). Ma già cominciavano a nascere gruppi ben preparati, con molte informazioni statistiche, che facevano studi profondi, e durante il governo di Roosevelt, in un paese esaurito ed angosciato da un' interminabile recessione, molti di loro furono illustri membri del gabinetto e di altre istituzioni, e le teorie di Keynes aiutarono il capitalismo ad uscire dalla peggiore crisi che avesse mai conosciuto.
Ci fu una sospensione temporale del tipo oro che fu poi ristabilito da Roosevelt, se non ricordo male, nel 1934. So che si mantenne fino al 1971; credo che durò 37 anni ininterrotti, fino a quando venne il signor Nixon ed il grande impero ci ingannò a tutti (Risate).
Forse vi state chiedendo, giustamente, perchè vi parlo di questo. Ho citato questi personaggi, anche se mi manca il quarto, perchè molto importante per noi cercare di conoscere bene la storia del sistema che in questo momento governa il mondo, la sua anatomia, i suoi principi, la sua evoluzione, le esperienze, per comprendere che quella creatura che nacque circa tre secoli fa, sta giungendo alla tappa finale (Applausi). Conviene saperlo e quasi quasi dobbiamo fargli l' autopsia prima che muoia del tutto, per evitare che insieme a lui ne muoiano molti, e se dura troppo che non ci porti via tutti (Risate ed applausi).
Ho parlato del tipo oro, perchè svolse un ruolo molto importante nei problemi che adesso stiamo affrontando. Quasi alla fine della Seconda Guerra Mondiale si cercava di creare una istituzione che regolasse ed incentivasse il commercio mondiale; la situazione economica era davvero disastrosa, come conseguenza di una guerra lunga, distruttiva e sanguinosa; nasce allora il famoso accordo di Bretton Woods elaborato da alcuni paesi, tra i più influenti e ricchi.
Ormai i più ricchi erano gli Stati Uniti, che in quel momento accumulavano l' 80% dell' oro esistente nel mondo, e stabilirono una moneta di cambio fissa sulla base dell'oro, il tipo oro-dollaro, si potrebbe chiamare così, perchè unirono l'oro con la banconota nordamericana che si trasformò nella moneta di riserva internazionale. Ciò diede un enorme potere ed un privilegio particolare agli Stati Uniti, che lo usarono finora per i propri interessi; gli diede il potere di gestire l' economia mondiale, stabilire le regole, dominare il Fondo Monetario, dove serve un 85% dei voti per prendere qualunque decisione, e con il 17,5% essi possono bloccare qualunque decisione di questa istituzione, e, pertanto, dominano, sono praticamente i padroni del Fondo Monetario, hanno l'ultima parola e sono riusciti ad imporre l' ordine economico mondiale che stiamo soffrendo.
Ma prima Nixon preparò la sua trappola: inizialmente avevano 30.000 milioni di dollari in oro, il cui prezzo veniva mantenuto attraverso uno stretto controllo del mercato a 35 dollari la cosidetta oncia troy. Subito iniziarono a far spese senza tasse, guerre senza tasse, nell' avventura del Viet Nam spesero più di 500.000 milioni di dollari, stavano esaurendo l' oro, gli rimanevano 10.000 milioni e con quel ritmo lo avrebbero esaurito tutto, e in un discorso- credo che fu il 17 agosto del 1971- Nixon dichiara apertamente che sospendeva la conversione in oro della valuta nordamericana.
Attraverso un rigoroso controllo del mercato, come ho già detto, essi mantenevano un prezzo fisso per l' oro: il già ricordato 35 dollari l' oncia; se vi era un' offerta eccessiva di oro, compravano; in sintesi, non gli costava nulla, davano banconote e raccoglievano oro, evitando il ribasso del prezzo. Se vi era una richiesta eccessiva di oro minacciando di aumentarne il prezzo, facevano il contrario, vendevano l' oro delle loro enormi riserve per abbassarne il prezzo. Molti paesi appoggiavano le proprie monete con riserve auree o in valuta nordamericana. Vi era, almeno, un sistema monetario relativamente stabile per gli scambi commerciali.
Dal momento in cui Nixon, ingannando tutti, tutti coloro che possedevano una di queste banconote -ed il mondo ne aveva centinaia di migliaia di milioni come riserva nelle banche centrali-, informa al mondo che non esisteva più alcun diritto a ricevere in oro fisico il valore corrispondente a ciascuna banconota nordamericana, lo fa unilateralmente, per decreto presidenziale o non so in quale forma giuridica, non era neppure una decisione del Congresso, sospende, in tal modo, il più sacro impegno contratto attraverso un trattato internazionale.
Rimasero con l' oro. Poi salì il prezzo. L' oro che gli rimaneva per un valore di 10.000 milioni di dollari, raggiunse un valore molto più alto dei 30.000 milioni che avevano inizialmente in oro fisico; rimasero inoltre con tutti i privilegi del sistema, il valore dei propri buoni del tesoro, le loro banconote, che continuarono ad essere moneta di riserva nelle banche centrali dei vari paesi, e che costò a questi ultimi tutto quello che dovettero esportare per riceverle mentre agli Stati Uniti la sola spesa di stamparle. Raggiunsero così un potere economico sempre più grande; in cambio, iniziarono a destabilizzare il mondo. Come ? Le altre monete entrarono in una fase di oscillazione, il loro valore variava tutti i giorni, si scatena la speculazione monetaria, operazioni speculative di acquisto e vendita di monete, che oggi raggiungono valori colossali, basate sulla costante fluttuazione dei valori. Era sorto un nuovo fenomeno diventato già incontenibile.
La speculazione con le monete che solo 14 anni fa raggiungeva i 150.000 milioni di dollari annui, oggi raggiunge più di un milione di milioni al giorno. Attenzione, non utilizzo la parola bilione, perchè c' è un grosso malinteso tra il bilione inglese e quello spagnolo (Risate). Il primo equivale a 1000 milioni; il secondo a un milione di milioni. Questa cifra si chiama negli Stati Uniti trilione. E' appena nato il millardo (NdT.miliardo in lingua spagnola) che significa anche 1000 milioni, per cercare di comprenderci in una vera e propria Torre di Babele di cifre e numeri che dà luogo a numerose confusioni e ad errori di traduzione e comprensione; Ho detto e ripeto, perchè sia ben chiaro, che le operazioni speculative con le monete raggiungono più di un milione di milioni di dollari ogni giorno.
La cifra è cresciuta duemila volte in 14 anni, e alla base di ciò vi è la decisione presa dagli Stati Uniti nel 1971, di porre a fluttuare tutte le monete, entro certi limiti o liberamente. Così adesso abbiamo il capitalismo con questo nuovo fenomeno che Adam Smith, quando scrisse il suo libro sulla ricchezza delle nazioni, non avrebbe mai potuto immaginare neppure nel peggiore dei suoi incubi (Risate).
Allo stesso modo nacquero altri fenomeni nuovi ed incontrollabili -di uno già ne ho parlato-, i fondi di copertura. Sì, di questi ve ne sono cento o mille. Calcolate quello che sta succedendo in giro e pensate cosa significa che il Presidente della Riserva degli Stati Uniti abbia detto che uno di questi fondi avrebbe potuto creare una catastrofe economica negli Stati Uniti e nel mondo. L'ha detto uno ben informato, che deve conoscere bene la realtà. Ciò si può indovinare sulla base di alcuni articoli di certe riviste conservatrici, perchè loro sanno, a volte hanno bisogno di dire qualcosa per appoggiare le sue teorie, ma cercano di essere estremamente discreti; comunque, già non esiste tanta gente sciocca nel mondo (Risate) e non è difficile rendersi conto di quello che non hanno voluto divulgare.
E' interessante una frase di una conosciutissima rivista britannica, che nel criticare la decisione di Greenspan per quanto fece con il famoso fondo, disse pressapoco così: Forse Greenspan aveva delle informazioni addizionali. In realtà, usò una frase che adesso non ricordo con esattezza, ma ancora più sottile, e si percepiva in questa rivista, molto esperta, che di solito non esagera le cose ed è ben esperta, che sappeva più di quanto affermasse, e sebbene non condividesse la decisione conosceva bene il perchè della seguente affermazione del presidente della Riserva: "Bisogna salvare questo fondo"; è indiscutibile che sia la rivista che Greenspan sapevano perchè questi pensava che si sarebbe potuta scatenare una serie di fallimenti di importanti banche in centri strategici.
La quarta personalità che ha lasciato una traccia inconfondibile nell' ultima fase dello sviluppo del pensiero economico capitalita è Milton Friedman, padre dello stretto monetarismo applicato oggi in molti paesi del mondo e difeso in particolar modo dal Fondo Monetario Internazionale, ultima risorsa contro il fenomeno dell' inflazione che risorse con straordinaria forza dopo Keynes.
Oggi c' è di tutto: depressione in alcuni paesi, inflazione in altri, ricette e misure che destabilizzano i governi. Tutti ormai sanno che laddove il Fondo Monetario Internazionale aiuta un paese, lo rovina economicamente e lo destabilizza politicamente. Non si è mai potuto dire meglio se non che gli aiuti del Fondo Monetario Internazionale sono il bacio del diavolo (Applausi).
Consentitemi di precisare alcuni fatti che desidero vi rimangano ben impressi, che rispondono alla domanda che mi sono fatto quando ho detto: Cosa ci ha lasciato il capitalismo e la globalizzazione neoliberale ? Dopo 300 anni di capitalismo vi sono nel mondo in questo momento 800 milioni di persone che muoiono di fame; 1000 milioni di analfabeti; 4000 milioni di poveri; 250 milioni di bambini che lavorano regolarmente, 130 milioni senza nessun accesso all' istruzione, 100 milioni che vivono per strada, 11 milioni minori di 5 anni che muoiono ogni anno per denutrizione, povertà e malattie prevenibili o curabili; crescita costante delle differenze tra ricchi e poveri, all' interno dei paesi e tra i paesi; distruzione crudele e quasi irreversibile della natura; spreco ed esaurimento accelerato di importanti risorse non rinnovabili; inquinamento dell' atmosfera, del mantello freatico, dei fiumi e dei mari; cambi di clima dalle conseguenze imprevedibili e già visibili.
Nell' ultimo secolo, sono scomparsi più di 1000 milioni di ettari di boschi vergini ed una superficie simile si è trasformata in deserti o terre degradate.
Quasi 30 anni fa quasi nessuno menzionava questo tema; oggi è una questione vitale per la nostra specie. Non voglio citare altre cifre. Credo che questi dati servano per valutare un sistema che pretende l' eccellenza, possiamo concedergli 100 punti, 90, 80, 50, 25 o forse meno 25. Si può dimostrare tutto in maniera molto semplice, i loro disastrosi risultati sono verità evidenti.
Di fronte a tutto ciò, molti si chiedono, che fare ? Bene, gli europei hanno inventato la loro ricetta, si stanno unendo, hanno parlato di moneta unica, l' hanno approvata, già la si sta applicando, con grande approvazione degli Stati Uniti, secondo quanto dichiarano i portavoci di questo paese, grandi quanto ipocriti (Risate), perchè sappiamo tutti ciò che vogliono: che fallisca completamente l' euro, mentre affermano: "Ottima cosa l' euro, è un' eccellente idea". Bene, questa è l' Europa, ricca, sviluppata, con un prodotto lordo pro capite annuo in alcuni paesi di 20.000 dollari, in altri raggiunge i 25.000 o 30.000. Paragonatelo con paesi del nostro mondo che ne hanno 500, 600 o 1000.
E noi cosa facciamo ? E' una domanda che dobbiamo porci in questa situazione, dato che vogliono ingoiarci. Nessuno ha alcun dubbio che ci vogliono ingoiare, e non dobbiamo aspettare che vi sia un altro miracolo come quello in cui tirarono fuori un profeta dal ventre di una balena (Risate), perchè se la balena che abbiamo al lato ci ingoia, certamente ci digerisce a tutta velocità.
Sí, è questo il nostro emisfero, e stiamo parlando qui, niente meno che in Venezuela, nella gloriosa terra dove nacque Bolívar, dove sognò Bolívar (Applausi), dove concepí l' unità dei nostri paesi e lavorò per essa, quando servivano tre mesi per andare da Caracas a Lima a cavallo e non c'erano telefoni cellulari, né aerei, né strade, né computer, niente di tutto questo, e, tuttavia, concepì, vide già allora il pericolo di ciò che potevano significare quelle che allora erano soltanto poche colonie da poco indipendenti nel lontano nord; previde, fu profeta. Un giorno disse: "Gli Stati Uniti sembrano destinati dalla provvidenza ad abbattersi come una piaga sull'America in nome della libertà"; lanciò l' idea dell' unità dei nostri popoli e lottò per essa fino alla morte. Se allora poteva essere un sogno, oggi è una necessità vitale (Applausi).
Come, a nostro avviso, potrebbero nascere delle soluzioni ? Sono difficili, molto difficili. Gli europei, come ho già detto, hanno tracciato il loro cammino e sono in forte concorrenza con il nostro vicino del Nord, questo è chiarissimo, una fortissima e crescente concorrenza; gli Stati Uniti non vogliono nessuna interferenza nei loro interessi in questo emisfero che considerano di loro proprietà, lo vogliono assolutamente tutto per sè. La Cina, da parte sua, nel Lontano Oriente, è un' immensa nazione; il Giappone, un potente paese industriale.
Siccome penso che la globalizzazione è un processo irreversibile e che il problema non è nella globalizzazione, ma nel tipo di globalizzazione, per cui mi sembra che in questo duro e difficile cammino, per il quale i popoli non dispongono, in realtà, di molto tempo, si dovranno realizzare unioni, accordi, integrazioni regionali, e forse sono i latinoamericani coloro che devono affrettarsi nella lotta per l' integrazione; ma non solo dell' America Latina, ma dell' America Latina e dei Caraibi (Applausi). Lì sono i nostri fratelli di lingua inglese dei Caraibi, i paesi del CARICOM, piccolini, hanno pochi anni d' indipendenza ed una dignità impressionante.
Lo dico per la condotta tenuta con Cuba. Quando tutti in America Latina ruppero con il nostro paese, per le pressioni degli Stati Uniti, assolutamente tutti ad eccezione del Messico, furono i paesi caraibici con il passare degli anni che aprirono la strada, insieme a Torrijos, e lottarono per rompere l' isolamento di Cuba, a tal punto che adesso Cuba mantiene relazioni con la stragrande maggioranza dei paesi latinoamericani e dei Caraibi (Applausi).
Li conosciamo e li apprezziamo, non possiamo dimenticarli, non possono cadere nelle mani della WTO e dei suoi accordi; non possono essere alla mercè delle imprese multinazionali nordamericane del banano, che cercano di strappargli le piccole agevolazioni di cui hanno bisogno. Non si può aggiustare questo mondo facendone tabula rasa, questo è il metodo yankee, strappare tutto alla radice.
Alcuni di questi paesi vivono delle loro piantagioni, producono solo l' 1% del banano che si commercializza, al massimo il 2%, non è niente, e il governo degli Stati Uniti, per proteggere una multinazionale nordamericana che possiede piantagioni nel Centroamerica, presentò un ricorso alla WTO, e per di più lo vinse; adesso i caraibici sono molto preoccupati, perchè attraverso queste vie gli tolgono agevolazioni e perchè si sta trattando di liquidare la Convenzione di Lomè, in virtù della quale godono di alcune minime considerazioni, in quanto excolonie e come paesi estremamente bisognosi di risorse per lo sviluppo che è ingiusto strappargli.
Non si possono trattare allo stesso modo tutti i paesi con livelli di sviluppo tanto diversi. Non si possono ignorare le disuguaglianze. Non si può applicare un'unica ricetta per tutti. Non si può imporre una sola via. E non servono a nulla le formule per regolare e sviluppare le relazioni economiche internazionali se a beneficiarne sono solo i più ricchi e potenti. Tanto il Fondo Monetario come la WTO, vogliono fare tabula rasa con tutto.
La OCSE, esclusivo club dei ricchi, stava elaborando, praticamente in segreto, un accordo multilaterale di investimenti a carattere sovranazionale, per stabilire le leggi relative agli investimenti stranieri. Una specie di Helm-Burton a livello mondiale. E zitti zitti, lo avevano elaborato quasi completamente, finchè un' organizzazione non governativa riuscì a fare una copia del progetto, la inviò su Internet, si divulgò in tutto il mondo, si creò uno scandalo in Francia che respinse il progetto di accordo, -sembra che non avessero prestato molta attenzione a quanto si stava preparando nella OCSE-, poi credo che anche gli australiani fecero altrettanto, ed il progetto elaborato in gran segreto fu silurato. E' così che si progettano e si elaborano importanti e decisivi trattati internazionali.
Poi lo mettono sul tavolo, chi lo vuole sottoscrivere che lo faccia e chi non vuole, sa già cosa gli succederà (Risate).
Non discussero una parola con i paesi che dovevano applicare queste inevitabili norme. E' così che ci trattano. Così si gestiscono i più vitali interessi dei nostri popoli.
E continueranno. Dovremo stare con gli occhi bene aperti e sempre allerta con queste istituzioni. Bisogna dire che ci stavano tendendo una bella trappola, lo si è impedito all' ultimo momento; ma continueranno ad inventare cose che renderanno ancora più difficili le nostre condizioni di vita. Già non si trattava solo di metterci in concorrenza gli uni con gli altri, costringendoci a fare disperate concessioni in tutti i campi; con l'Accordo Multilaterale di Investimento cercavano di investire imponendo le proprie condizioni, rispettando, se gli vien voglia, l'ambiente o avvelenando tutti i fiumi di qualunque paese, distruggendo la natura, senza che nessuno gli possa dir nulla. Tuttavia, nella WTO i paesi del Terzo Mondo siamo la maggioranza e possiamo lottare per i nostri interessi, se vogliamo evitare che ci ingannino e ci dividano. Cuba non poteva essere esclusa perchè ne faceva parte da quando fu fondata.
Non lasciano entrare i cinesi, o almeno gli oppongono una grande resistenza (Risate).
I cinesi stanno compiendo grandi sforzi per entrare nella WTO, perchè ad un paese che non appartenga a questa istituzione possono applicargli un dazio del 1000 per cento e bloccare totalmente le sue esportazioni. I paesi più ricchi stabiliscono le regole e i requisiti che più gli convengono.
Cosa gli conviene ? A cosa aspirano ? A che un giorno non ci siano dazi doganali, e questo si aggiunge al sogno che i loro investitori non paghino tasse al fisco nazionale, o che godano di moltissimi anni senza tasse, attraverso concessioni leonine strappate ad un mondo sottosviluppato, ansioso d'investimenti: il libero diritto di fare ciò che gli pare nei nostri paesi con i loro investimenti senza alcuna restrizione; libera circolazione di capitali e merci in tutto il mondo, esclusa, naturalmente, quella merce chiamata uomo del Terzo Mondo, lo schiavo moderno, la manodopera a basso costo, così abbondante nel nostro pianeta, che inonda le zone franche della propria terra o pulisce le strade, raccoglie prodotti agricoli e compie i lavori più penosi e peggio pagati quando in modo legale o illegalmente viene ammessa nelle vecchie metropoli e società di consumo.
E' questo il tipo di capitalismo globale che ci vogliono imporre. I nostri paesi, pieni di zone franche, non avrebbero altre entrate se non il misero salario di coloro che abbiano il privilegio di trovare un impiego, mentre una montagna di multimilionari accumulano fortune su fortune che non si sa neppure fin dove arriveranno.
Il fatto che un cittadino nordamericano, per quanto bravo ed esperto in questioni tecniche ed affaristiche, possegga una fortuna di 64.000 milioni di dollari equivalente all' entrata annua di più— di 150 milioni di persone che vivono nei paesi più poveri, dev'essere qualcosa sconvolgentemente disuguale e ingiusto; che questo capitale si sia accumulato in pochi anni, perchè ogni tre o quattro si è duplicato il valore delle azioni delle grandi imprese nordamericane, in virtú del gioco delle operazioni in borsa che gonfiano all' infinito il prezzo degli attivi, dimostra una realtà che non può essere qualificata come razionale, sostenibile e sopportabile. Qualcuno paga tutto questo: il mondo, le enormi cifre di poveri ed indigenti, malati, analfabeti e sfruttati che popolano la nostra Terra.
Quale anno 2000 festeggeremo, ed in che tipo di secolo vivremo ? A parte che il 31 dicembre non finisce questo secolo. La gente si è autoingannata perchè lo vuole, dato che realmente l' ultimo anno di questo secolo è il 2000 e non il 1999 (Applausi). Tuttavia, ci saranno feste, e credo che qualcuno sarà contento di festeggiare, in modo particolare, il 31 dicembre del 1999 e il 31 dicembre del 2000, e coloro che vendono torroni, bibite, regali di Natale, Babbo Natale e tutte queste cose, faranno enormi affari con due anni di fine secolo invece di uno (Risate). La Francia venderà più champagne che mai.
Io sono tranquillo. L'ultimo giorno dell'anno che ci ha condotto al 1999 lo passai scrivendo un discorso, e la cosa ha certi vantaggi, perchè non si ha la tentazione di affrontare argomenti e temi aggiuntivi, e ci si basa strettamente su ciò che uno si è ripromesso. Io stavo scrivendo a mezzanotte del 31 dicembre; ma ero contento, compivamo 40 anni di una rivoluzione che non sono riusciti a sconfiggere (Applausi prolungati). Ero davvero felice, non posso dirvi un'altra cosa.
Il mondo aspetterà il secolo XXI con individui che vivono sotto i ponti di New York, avvolti in giornali mentre altri accumulano fortune gigantesche. Vi sono molti megamilionari in questo paese, ma sono incomparabilmente di più coloro che vivono sotto i ponti, sulla soglia di edifici o in case precarie; esiste una povertà critica per milioni di persone negli stessi Stati Uniti che non può inorgoglire i fanatici difensori dell' ordine economico imposto all' umanità.
Alcuni giorni fa conversavo con una delegazione nordamericana in visita a Cuba, persone autorevoli, ben informate ed amichevoli- in questo gruppo vi erano religiosi ed anche scienziati-, che mi raccontarono che nel Bronx stavano promuovendo la costruzione di un ospedale pediatrico. Gli domamdo: "Nel Bronx non c' è nessun ospedale pediatrico ?". Dicono: "No." "E quanti bambini ha il Bronx ?", gli chiedo. Mi rispondono: "Quattrocentomila bambini."
Ci sono quattrocentomila bambini lì, in una città come New York, molti dei quali di origine portoricana, ispanica, e negri che non hanno un ospedale pediatrico.
Ma mi dissero di più: "Vi sono 11 milioni di bambini nordamericani a cui non è assicurata l' assistenza medica." Vedete, si tratta perlopiù di bambini negri, meticci, indios o figli di immigrati di origine ispanica. Non credano che in quella società la discriminazione nasce solo dal colore della pelle, no, no, no; siano biondi o neri, uomini o donne, molte volte vengono disprezzati semplicemente perchè latinoamericani (Applausi).
Qualche volta sono stato in quel paese, mi sono seduto in un caffè, ho dormito in uno di quegli alberghi che si trovano lungo le strade, e ho percepito in più di un' occasione un atteggiamento presuntuoso; quasi che sentissero rabbia quando arrivava lì un latino. Ho avuto l' impressione di una società con tanto odio.
Gli 11 milioni di bambini senza servizi medici garantiti appartengono, in gran parte, a queste minoranze che risiedono negli Stati Uniti. Sono quelle che hanno gli indici di mortalità infantile più elevati. Gli chiesi il valore di questi nel Bronx, e mi dissero che era all'incirca 20 o 21 nel primo anno di vita; che ci sono zone peggiori -nella stessa Washington non so quanto era-, ed in aree di immigrati ispanici ne muoiono 30 o più. Questo non è giusto.
Hanno una mortalità infantile più alta che a Cuba. Il paese bloccato, a cui fanno la guerra e a cui rubarono 3000 medici, oggi ha una mortalità infantile di solo 7,1 nel primo anno di vita per ogni 1000 nati vivi (Applausi). I nostri indici sono migliori, ed è molto simile il livello in tutto il paese; alcune province hanno 6, e non è la capitale; altre possono avere 8, ma è dentro questi limiti, due o tre punti di differenza con la media nazionale, perchè la medicina si è veramente estesa a tutte le regioni e settori sociali.
Dall' inizio del periodo speciale, in questi otto anni terribili, siamo riusciti a ridurlo da 10 a 7,1 che fu quello del 1998 (Applausi). Una riduzione di quasi il 30%, nonostante il fatto che quando entrammo in questo difficile momento, al crollo dell' area socialista, e soprattutto dell' URSS, con cui avevamo la maggior parte del nostro commercio, si inaspriva la guerra economica degli Stati Uniti contro Cuba. Nel 1993, ad esempio, nonostante i nostri sforzi, le quasi 3000 calorie giornaliere pro capite consumate dalla nostra popolazione si erano ridotte a 1863, e i 75 grammi di proteine giornaliere di origine vegetale o animale si ridussero a 46 grammi circa. Ah !, ma si garantì ad ogni costo, tra le varie cose essenziali, il litro di latte, a bassissimo prezzo, per tutti i bambini fino ai 7 anni d' età (Applausi).
Appoggiamo i più vulnerabili; se vi è una forte siccità o un' altra catastrofe naturale, cerchiamo di proteggere tutti, ma soprattutto i bambini e le persone anziane, cercando, dovunque sia, risorse.
Tra i vari progressi della nostra Rivoluzione, in pieno periodo speciale, vi è la creazione di un gruppo di nuovi centri scientifici di grande importanza. Il nostro paese produce il 90% dei medicinali che consuma, sebbene debba importare determinate materie prime da luoghi molto distanti. Abbiamo scarsezza di medicinali, non lo nego, ma si è fatto tutto il possibile perchè non manchino mai, creando una riserva centrale, nel caso un giorno ne manchi qualcuno o non si riesca a trovarlo sul mercato, e stiamo cercando di farne una seconda.
Sono misure per prevenire, proteggere chi possa avere problemi. E' possibile inoltre ricevere dall'estero medicinali inviati da familiari, agevoliamo tutte le pratiche, non si paga nulla, non c' è da pagare nessuna tariffa; ma continuiamo con i nostri sforzi perchè lo Stato possa garantire queste risorse a tutta la nostra popolazione.
Nonostante la già citata riduzione di alimenti, riuscimmo ad abbassare l' indice di mortalità infantile, come ho già detto, del 30%; riuscimmo a mantenere e ad aumentare la prospettiva di vita; non si chiuse neppure una scuola (Applausi); non si eliminò un solo posto di maestro, anzi, le facoltà di pedagogia sono aperte per chiunque voglia iscriversi (Applausi).
Devo dire, però, perchè non ci siano malintesi, che non siamo riusciti a fare lo stesso con tutte le facoltà. In medicina dovemmo fissare certi limiti, tuttavia cercando maggiore preparazione, maggiore qualità in coloro che entravano, perchè laureammo molti medici nella nostra lotta contro il vicino del Nord e gli demmo anche l' autorizzazione ad emigrare se lo desideravano. Combattendo la battaglia riuscimmo a creare 21 facoltà universitarie di medicina (Applausi).
Proprio adesso stiamo offrendo 1000 borse di studio a giovani del Centroamerica perchè si formino come medici nel nostro paese (Applausi) ed altre 500 ogni anno per 10 anni; stiamo creando una facoltà latinoamericana di medicina (Applausi ed esclamazioni). Con le riduzioni alle spese, persino della la difesa, nonostante i pericoli che ci affliggono, abbiamo destinato gli edifici di un' eccellente scuola di formazione per comandanti e tecnici navali, militari e civili, che passerà ad altra sede, alla nuova facoltà di medicina che a marzo sarà pronta. Stanno arrivando i primi studenti del Centroamerica per un corso di preparazione premedica di sei mesi, per rinfrescare le conoscenze ed evitare bocciature accademiche. A settembre più di 1000 giovani del Centroamerica frequenteranno il loro primo anno di medicina (Applausi). Non so se occorre aggiungere, in maniera assolutamente gratuita (Applausi).
Forse, e non la prendano come una pubblicità a favore di Cuba, se non con l' attinenza all' idea che sto esponendo di ciò che si può fare con poco, offriremo 2000 medici ai paesi del Centroamerica colpiti dall' uragano Mitch (Applausi); e abbiamo calcolato con il nostro personale medico pronto, che se un paese sviluppato o altri, -e ci sono state diverse risposte- fornisse i medicinali, potremmo salvare nel Centroamerica tutti gli anni, immaginatevi, tutti gli anni !, tante vite quante quelle perse durante l' uragano, supponendo che l'uragano causò non meno di 30.000 vittime, come fu detto, e che di quelle che si salverebbero 25.000 sarebbero bambini.
Abbiamo fatto i calcoli e molte volte i medicinali per salvare un bambino valgono pochi spiccioli; quello che vale qualcosa che non si può pagare a nessun prezzo è il medico formato con una coscienza che lo porta a lavorare sulle montagne (Applausi), nei luoghi più isolati, in zone paludose, piene di insetti, vipere, zanzare ed alcune malattie che non esistono nel nostro paese, e nessuno di essi ha desistito. La stragrande maggioranza dei medici si è offerta volontaria, sono pronti, ed in questo momento circa 400 stanno lavorando in Centroamerica; ad Haiti, a cui abbiamo fatto la stessa proposta dopo l' uragano Georges, stanno lavorando circa 250 medici. Ad Haiti la percentuale di vite salvabili è maggiore, perchè la mortalità infantile nei primi anni di vita è di 130 o 132; ciò significa che riducendola a 35 -e nel nostro paese si sa a memoria come farlo- si salverebbero circa 100 bambini per ogni 1000 nati vivi ogni anno. Per questo il potenziale è maggiore. La popolazione è di 7 milioni e mezzo di abitanti, un numero altissimo di nascite, e, pertanto, un medico lì salva più vite. In Centroamerica l' indice di media nei paesi colpiti dall' uragano è tra 50 e 60, quasi la metà del potenziale di vite salvabili.
Vi avverto che abbiamo fatto questi calcoli a scopo precauzionale, vi è una riserva al di sopra delle cifre citate ed alcuni piani: non vogliamo i nostri medici nelle città, perchè non vogliamo che nessun medico, in nessuno di questi paesi, si senta oppresso dalla presenza dei medici cubani, poichè essi offriranno i servizi in quei luoghi dove non ci siano medici o nessuno voglia andare. Al contrario, abbiamo stabilito ottimi rapporti con i medici locali, una cooperazione con essi; che sia privato o no, se devono trattare un caso che lo riguarda, possono farlo.
Abbiamo stabilito che è indispensabile la collaborazione con i medici ed anche la collaborazione con tutti i settori. I nostri medici non vanno lì a predicare idee politiche, vanno per compiere una missione umana, è il loro compito. Vi è anche una cooperazione con sacerdoti e pastori, dato che molti di essi svolgono la loro missione in luoghi sperduti; alcuni nostri medici si sistemarono nelle parrocchie.
E' così che stanno lavorando in gruppo, coordinatamente, e questo ci piace molto; in luoghi sperduti, dove ci sono indios che parlano la loro lingua con un grande senso di dignità, e contadini che vivono in villaggi, dove il lavoro è più facile rispetto alla propria Cuba, dove vivono isolati sulle montagne, e il medico deve visitarli periodicamente e, di regola, camminare molto. Un villaggio, invece, si può percorrere anche tre volte al giorno.
Si sta realizzando lì un programma che è una prova eloquentissima di quanto si possa fare con un minimo di risorse materiali, e la cosa più importante- e questo non lo sanno quei signori che dirigono le istituzioni finanziarie che ho menzionato- è che vi è un capitale che vale molto di più di tutti i loro milioni, il capitale umano (Applausi).
Ogni giorno incontro alcuni di questi assistenti di Bill Gates che è campione di informatica, e gli domando: Saprebbe dirmi quanti nordamericani hanno prestato servizio all' estero da quando furono creati i Corpi di Pace ?, per sapere se per caso sono più numerosi dei cubani che lo hanno fatto, come frutto dello spirito generoso e solidale di quest' isola e di questo popolo così calunniato, ignorato, al quale gli si fa la guerra che non si fece ai fascisti dell' apartheid- mi riferisco alla guerra economica. Conosco nordamericani che sono gente rispettabile, altruista, li conosco, ed è un gran merito che lì, dove il sistema non semina che l'egoismo ed il veleno dell' individualismo, ci sia tanta gente altruista, per un motivo o per l' altro. Ne ho conosciuti alcuni di quelli che sono stati nei Corpi di Pace; ma sono sicuro che non potrebbero mobilitare, sin da quando furono creati, quanti ne è riuscita a mobilitare Cuba.
Quando in Nicaragua ci chiesero 1000 maestri - poi ci andarono un po' di più- chiedemmo volontari e se ne offrirono 30.000, e quando le bande della guerra clandestina contro i sandinisti, organizzate e rifornite dagli Stati Uniti, assassinarono alcuni dei nostri maestri- che non si trovavano certo nelle città, ma nei luoghi più sperduti delle campagne, vivendo nelle stesse condizioni dei contadini-, in quel momento se ne offrirono 100.000 (Applausi). E' questo quello che voglio dire ! E aggiungo che la maggior parte di coloro che andarono erano donne, perchè in questa professione è maggiore il numero di donne (Applausi).
Per questo parlo di idee, di coscienze, per questo credo in ciò che dico, credo nell' uomo, perchè quando tanti nostri connazionali furono capaci di andare o disposti ad andare in massa in questi luoghi, si dimostrò che la coscienza e l'idea della solidarietà e dell' internazionalismo possono essere di massa (Applausi).
Completo l' idea. Già vi ho detto che ci portarono via la metà dei medici e più della metà dei professori dell' unica facoltà di medicina che vi era a Cuba. Accettammo la sfida, non c' è nulla paragonabile alla sfida, ed oggi Cuba ha 64.000 medici, 1 medico ogni 176 abitanti (Applausi), il doppio di medici pro capite del paese più industrializzato del Primo Mondo. E quello che non vi ho detto è che da quando iniziò il periodo speciale ad oggi abbiamo incorporato 25.000 nuovi medici nelle strutture sanitarie e soprattutto nelle comunità di tutto il paese, nelle città, nelle campagne, pianure e montagne. Questo si chiama capitale umano !
L' uomo è più facile conquistarlo che comprarlo (Applausi); è molto più facile conquistarlo, fortunatamente, perchè l' amministrazione degli Stati Uniti, con il suo cosidetto ammorbidimento del blocco, che rappresenta un vero e proprio inganno al mondo, ha praticamente progettato che ogni nordamericano compri un cubano (Risate). Io dico: Va bene, aumenteremo di prezzo (Risate), perchè ci sono 27 nordamericani per ogni cubano. A questo governo, dopo aver fatto contro il nostro paese tutto ciò che ha fatto, inasprendo la sua guerra economica sotto pressione dell' estrema destra, gli è venuta in mente l' ultima idea: vedere come comprarci uno ad uno (Risate); ma non il ministro o un altro dirigente politico o amministrativo, ma il cittadino comune, concedendo il permesso a qualunque nordamericano -chiaramente, sempre dietro loro approvazione-, di inviare denaro ad un cubano, anche senza avere alcuna parentela.
Io dico: Benissimo, adesso almeno sappiamo che valiamo di più (Risate), perchè c' è gente che vuol pagare qualcosa per noi, un governo ricchissimo che dà l' ordine di comprarci. Nel mondo ci sono 4000 milioni di poveri e per loro non pagano un soldo (Risate ed applausi). Hanno aumentato la nostra quotazione sul mercato.
Vi dico questo perchè stiamo estendendo il nostro programma di assistenza medica al Suriname, che ci ha già chiesto 60 medici. Perfino le autorità di una regione del Canada, una provincia autonoma, ci hanno chiesto dei medici. Dicono: Qui non ne troviamo per prestare servizio al circolo polare artico, non vogliono venire. Gli abbiamo risposto immediatamente: Sí. Discutetene con il vostro governo, perchè è una questione vostra. E' chiaro che i medici lavoreranno in altre condizioni e non andranno per affari, ma per una logica elementare trattandosi di un paese industrializzato, le loro prestazioni saranno ragionevoli anche se remunerate in maniera modesta, dato che non è l' interesse economico ciò che muove la nostra condotta, ma un desiderio sincero di cooperazione internazionale nel campo sanitario dove disponiamo di sufficienti risorse umane.
Se i dirigenti canadesi riescono a superare gli ostacoli perchè vadano i medici, avremo medici cubani dalla selva Amazzonica al circolo polare artico (Applausi). Il nostro sforzo si concentra soprattutto nel Terzo Mondo; ai nostri medici paghiamo il modesto salario che ricevono nel nostro paese. E' positivo, ce ne rallegriamo, i medici sono contenti di questo compito; possiedono un' elevata morale ed una grande tradizione internazionalista.
In altri posti già hanno chiesto la nostra cooperazione. L' idea nata per aiutare Haiti e seguita in Centroamerica, si sta estendendo adesso nell' America Latina e nei Caraibi. Non abbiamo soldi, ma abbiamo capitale umano (Applausi).
Non la prendano come superbia, ma dovrebbero riunire tutti i medici degli Stati Uniti, non so quanti siano, per cercare di trovare 2000 volontari disposti a recarsi nelle paludi, sulle montagne e nei luoghi inospitali dove vanno i nostri medici. Varrebbe la pena fare una piccola prova, sebbene vi siano medici altruisti anche lì, non lo nego; ma riunirne 2000, lasciare quel livello di vita della società dei consumi per andare in una palude della Mosquitia che neppure i conquistatori spagnoli sopportavano, ed è tutto dire (Risate ed applausi), forse non ce la farebbero. Tuttavia, i medici cubani sono lì: capitale umano.
Se per ogni tre medici ne prendiamo uno, potremmo offrire lo stesso programma in atto ad Haiti ed in Centroamerica a tutto il resto dell' America Latina dove vi siano condizioni simili, in tutti i luoghi dove muoiano bambini e persone adulte perchè non hanno assistenza medica, e dove non va nessuno. Lo abbiamo già detto; da quanto vedo la via sarà questa e il nostro paese può dare una risposta. Vedete quale capitale umano si può accumulare !
Quante vite si possono salvare ? Abbiamo proposto pubblicamente l' idea di unire i paesi della nostra regione per salvare un milione di vite tutti gli anni, tra esse centinaia di migliaia di bambini. Si può perfino calcolare con precisione quanto costa salvare quel milione di vite, e quelle dei bambini sono quelle che costano meno, perchè è quando abbiamo qualche anno in più che abbiamo bisogno di maggiori radiografie, analisi di laboratorio, comprare più medicine ed altro; i ragazzi sopravvivono quasi da soli quando hanno superato i primi anni, a volte un vaccino che vale pochi spiccioli salva una vita, la stessa poliomielite ne è una prova.
Abbiamo detto che si possono salvare un milione di vite ogni anno con un po' di denaro, questo denaro che si spreca a palate in spese inutili, e che i medici sono disponibili. Possono avanzare tutti i medicinali d' Europa e quel milione di vite non si salverebbero se non ci fossero i 15.000 o 20.000 medici di cui ci sarebbe bisogno per realizzare un programma come questo.
Vi parlo di questo, bisogna riflettere, per sapere cos' è oggi Cuba, perchè è così e quali sono le regole che prevalgono a Cuba, così tristemente calunniata per quanto riguarda i diritti umani; il paese dove in 40 anni di Rivoluzione non è mai scomparso nessuno per motivi politici, non c' è mai stato un torturato (Applausi), dove non ci sono squadroni della morte né un solo assassinio politico o cose simili; così come non ci sono né anziani, né bambini abbandonati per le strade, senza aule, né maestri, né persone abbandonate al loro destino.
Sappiamo bene ciò che è avvenuto in alcuni luoghi dove sono arrivati i nostri vicini del Nord, come quelli che organizzarono in Centroamerica l'abbattimento del governo di uno dei paesi più importanti della regione nel 1954. Lì s'insediarono i loro consiglieri con i manuali di tortura, di repressione e di morte; per molti anni non si ebbe la categoria dei prigionieri, non si conosceva, solo morti e scomparsi. Centomila scomparsi in un solo paese !, oltre a 50 mila morti. Potremmo aggiungere quanto avvenuto in altri numerosi paesi con le torture, gli assassinii, gli scomparsi, i continui interventi militari nordamericani con qualunque pretesto o senza alcun pretesto. Loro non ricordano, non parlano di tutto ciò, hanno perso la memoria; di fronte alla terribile esperienza vissuta dai popoli della nostra America, noi li sfidiamo, dimostriamo con i fatti, con la realtà, chi ha un senso umano della vita, chi ha veri sentimenti umanitari e chi è capace di fare qualcosa per l'uomo e non bugie, ordini, disinformazione, ipocrisia, inganni e quanto hanno fatto nella nostra regione durante tutto questo secolo (Applausi).
So che non avete bisogno dei miei chiarimenti, ma dato che ho affrontato il tema sento il dovere di dirlo, perchè avrete incontrato molte volte persone malinformate, credendo sia pure ad una minima parte delle tonnellate di bugie e di calunnie che ci hanno lanciato contro, per colpirci, scoraggiarci, isolarci, dividerci. Non sono riusciti a dividerci né ci riusciranno mai ! (Applausi).
Vi ho raccontato queste cose, così, con la massima sincerità. Non potevo certo parlarvi di come nel 1959 fu organizzata una spedizione per risolvere i problemi in un paese vicino (Risate); sappiamo bene che oggi nessun paese, da solo, può risolvere i propri problemi, è la realtà di questo mondo globalizzato. Si può dire: Qui ci salviamo tutti o affondiamo tutti (Applausi).
Martí disse: "Patria è umanità", una delle frasi più straordinarie che pronunciò. Noi dobbiamo pensare in questo modo, patria è umanità !
Ricordo nella storia di Cuba il caso di un ufficiale spagnolo che durante la Guerra dei Dieci Anni, la prima disputa per l' indipendenza di Cuba, quando il governo spagnolo fucilò otto innocenti studenti di medicina, accusandoli di aver profanato la tomba di un estremista di destra, in gesto imperituro di indignazione e protesta ruppe la sua spada ed esclamò : "Prima della patria c' è l' umanità" (Applausi). E' chiaro, vi sono parti di questa umanità più vicine ed altre più lontane. Quando parliamo di umanità pensiamo, prima di tutto, ai nostri fratelli dell' America Latina e dei Caraibi, di cui non ci dimentichiamo mai (Applausi), e poi, al resto di quest' umanità che abita il nostro pianeta, dovremo apprendere questo concetto, questi principi contenuti nella frase di Martí -non solo apprenderli, ma sentirli e metterli in pratica. Innanzitutto abbiamo il dovere di unirci noi popoli dell' America Latina senza perdere un minuto; gli africani ci stanno provando; quelli del sudest asiatico hanno la ASEAN e cercano forme d'integrazione economica, e l' Europa lo sta facendo in gran fretta. Ciò significa che nelle diverse regioni del mondo ci saranno unioni subregionali e regionali.
Bolívar sognava una grande unione regionale, dal Messico all' Argentina. Come sapete, il Congresso Anfizionico fu sabotato dai signori del Nord che si opposero inoltre all' idea bolivariana di inviare una spedizione al comando di Sucre per liberare l'isola di Cuba, operazione indispensabile per eliminare tutti i rischi di minacce e contrattacco della temibile e tenace metropoli spagnola; così non fummo dimenticati nella storia del Venezuela (Applausi). Oggi che siamo riusciti a liberarla dal dominio di una potenza molto più grande, il nostro dovere più sacro è difenderla in nome degli interessi e della stessa sicurezza dei nostri fratelli di questo emisfero.
E' chiaro che bisogna lavorare su diverse forme di cooperazione ed integrazione possibili, passo dopo passo, ma con passi rapidi, se vogliamo sopravvivere come entità regionale che possiede la stessa cultura, lingua, tante cose in comune, e non come l' Europa; perchè non so come si capiranno un italiano con un austriaco (Risate) o con un finlandese, un tedesco con un belga o un portoghese, ed hanno già creato, tuttavia, l' Unione Europea ed avanzano rapidamente verso una maggiore integrazione economica e verso la totale unione monetaria.
Perchè considerarci incapaci di pensare, almeno, a formule di questo tipo ? Perchè non incoraggiare le tendenze unitarie ed integrazioniste in tutti i paesi con la nostra lingua, la nostra cultura, le nostre credenze, il nostro sangue meticcio, che scorre nelle vene della stragande maggioranza ? E quando non esiste il meticcio nel sangue, deve esistere il meticcio nell' anima (Applausi).
Chi erano quelli che scatenarono la battaglia di Ayacucho ? Mandriani, abitanti di Caracas, venezuelani d' oriente e d' occidente, colombiani, peruviani, uniti furono capaci di fare ciò che fecero. Non mancò l' indimenticabile cooperazione di argentini e cileni. Il nostro maggior peccato è di aver perso in seguito quasi 200 anni.
Fra 11 anni si compie esattamente il 200º anniversario della proclamazione d' indipendenza del Venezuela e successivamente, quella degli altri paesi. Quasi duecento anni! Cosa abbiamo fatto in questi 200 anni, divisi, frammentati, balcanizzati, sottomessi ? E' più facile dominare i sette nani che un pugile, anche se di peso leggero (Risate). Hanno voluto conservarci come vicini minuscoli e divisi per continuare a dominarci.
Parlavo della necessità di unità non solo del Sudamerica ma del Centroamerica e dei Caraibi, ed è un momento speciale per affermarlo, alla luce di quanto sta avvenendo in Venezuela. Hanno voluto dividerci. Ciò che vuole la grande potenza del Nord è AFTA (NdT. Accordo di Libero Commercio delle Americhe) e nient' altro; Accordo di libero commercio e fast-track, fast-track significa rapido, vero ? passi rapidi. Sì, anch' io per noi sto consigliando un fast-track, passi rapidi per unirci (Applausi). La risposta latinoamericana al fast-track del Nord dev' essere il fast-track del Centro e del Sud (Applausi).
Bisogna appoggiare il Brasile, incoraggiarlo. Sappiamo benissimo che agli Stati Uniti non piace affatto che esista un MERCOSUD; quest' unione rappresenta un importante embrione di un' unità più ampia e può crescere. Vi sono già altri paesi vicini che è probabile diventino parte del MERCOSUD. Lo abbiamo concepito come un' unione subregionale, come un passo verso un' unione regionale, il primo in Sudamerica, e poi un altro passo, il più rapidamente possibile, perchè abbracci anche i Caraibi e il Centroamerica.
Pensiamo alla necessità di migliorare i contatti, i concetti, la cooperazione e quant' altro di pratico si possa fare in questa direzione, prima di permetterci il lusso di cominciare a pensare alla creazione di una moneta unica. Elaborare idee e concetti, a nostro giudizio, è quanto possiamo fare nell' immediato in questo settore. Nel frattempo, evitare ad ogni costo il suicidio politico ed economico sostituendo le nostre monete nazionali con la moneta nordamericana, qualunque siano le difficoltà e le fluttuazioni imposteci dall' attuale ordine economico. Ciò significherebbe in pratica la totale annessione dell' America Latina agli Stati Uniti. Smetteremmo di essere considerati come nazioni indipendenti e rinunceremmo a tutte le possibilità di partecipare alla formazione del mondo del futuro. Unirci, riunire ed ampliare le nostre forze è indispensabile nelle attuali circostanze.
Nel mese di aprile, nella Repubblica Dominicana, si terrà la riunione degli Stati della conca dei Caraibi; successivamente, la riunione di Rio de Janeiro con l' Unione Europea. Abbiamo determinati interessi comuni con gli europei, cose che gli interessano di noi e cose che ci interessano di loro. Vivere schiavizzati da una sola moneta, come lo siamo adesso, è una tragedia, e siamo contenti della nascita con l' euro di un rivale al campione olimpico che possiede la medaglia d' oro (Risate).
Rafforzare le Nazioni Unite è un' altra necessità prioritaria. Bisogna democratizzare le Nazioni Unite, dare all' Assemblea Generale, dove sono rappresentati tutti i paesi che la costituiscono, la massima autorità, le funzioni e il ruolo che gli corrispondono; bisogna mettere fine alla dittatura del Consiglio di Sicurezza ed alla dittatura esercitata al suo interno dagli Stati Uniti (Applausi). Se non è possibile sopprimere il veto, perchè coloro che hanno l' ultima parola per una riforma di questo tipo sono esattamente gli stessi che ostentano il diritto a porle veto, esigiamo con forza che questo privilegio venga condiviso, e che invece di cinque, si incrementi in misura adeguata il numero dei membri permanenti, così come si è aumentato il numero attuale di membri, adeguandolo ai grandi cambiamenti avvenuti negli ultimi 50 anni, in modo che il Terzo Mondo, dove moltissimi paesi hanno acquisito l'indipendenza dopo la Seconda Guerra Mondiale, possa partecipare con uguali prerogative in questo importante organo delle Nazioni Unite. Abbiamo difeso l' idea di due membri per l' America Latina e la conca dei Caraibi, due per l' Africa e due per l' area sottosviluppata dell' Asia, come minimo. Se due non fossero sufficienti, si potrebbe aumentare il numero a tre, in una o più regioni di quelle già citate. Siamo la stragrande maggioranza nell' Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Non possiamo permettere che continuino ad ignorarci.
Non ci opporremmo all' entrata di altri paesi industrializzati, ma diamo priorità assoluta alla presenza nel Consiglio di Sicurezza, di rappresentanti permanenti dell' America Latina, dei Caraibi e delle altre regioni menzionate, con le stesse prerogative di tutti gli altri membri permanenti di questo Consiglio (Applausi). In caso contrario, avremmo tre categorie di membri: permanenti con diritto al veto, permanenti senza diritto al veto ed altri non permanenti. A tutto ciò si è aggiunta una pazzia, o meglio un'invenzione degli Stati Uniti per dividere e con ciò preservare i propri privilegi attuali, riducendo allo stesso tempo le prerogative dei possibili nuovi membri permanenti: l' idea di far ruotare questa condizione tra due o più paesi per regione. E' un modo per ridurre a zero, a niente, a semplice acqua e sale, la vitale riforma.
Si regoli in modo diverso l' irritante prerogativa del veto, si esiga un numero maggiore di membri per poterlo applicare, si offra all' Assemblea Generale la possibilità di partecipare alle decisioni fondamentali. Tutto ciò non sarebbe più democratico e giusto ?
E' questa la battaglia che dobbiamo combattere. Occorre l' unione di tutti i paesi del Terzo Mondo, è quanto diciamo agli africani quando ci riuniamo con essi, agli asiatici, ai caraibici, a tutti, in tutti gli organismi internazionali: alle Nazioni Unite, nelle riunioni del Movimento dei Paesi Non Allineati, nelle riunioni di Lomè, nel Gruppo dei 77, dappertutto. Siamo tantissimi paesi con interessi comuni, desiderio di progresso e sviluppo; siamo la stragrande maggioranza in quasi tutte le istituzioni internazionali, e state pur certi che cresce la presa di coscienza sul destino che ci stanno riservando. Occorre lavorare, convincere, lottare e perserverare. Non scoraggiarsi mai.
I vicini del Nord intrigano costantemente per dividerci. Citerò quattro esempi legati all'America Latina.
Ad essi non piace il MERCOSUD che ha già raggiunto successi economici, sebbene non sia che un embrione della grande integrazione regionale alla quale aspiriamo, e che non vogliono affatto.
Cosa inventano ? Tante cose: prima di tutto inventano queste riunioni emisferiche dove Cuba è esclusa, una specie di risposta alla prima riunione Vertice Iberoamericana di Guadalajara.
Inventano l' idea che non ci sia più di un membro permanente nel Consiglio di Sicurezza per l'America Latina, allo scopo di ostacolare vari importanti membri della nostra regione. All' improvviso, aggiungono la convenienza di ruotare il posto tra Brasile, Argentina e Messico, naturalmente senza diritto al veto.
Allo stesso modo inventano la categoria speciale di alleato strategico per l' Argentina che desta sospetti ed inquietudini tra importanti vicini e fratelli, chiamati ad unirsi e a cooperare strettamente, proprio quando si sviluppa il MERCOSUD.
Inventano la macchiavellica decisione di liberalizzare la vendita di armi sofisticate ai paesi della regione con il rischio di scatenare tra di loro una corsa agli armamenti costosa, distruttiva e separatista. Perchè queste armi se non esiste più la guerra fredda, né il fantasma dell' URSS, né altre minacce esterne alla sicurezza che non vengano dagli stessi Stati Uniti ? Possono forse queste armi contribuire all' unità, la cooperazione, l' integrazione, il progresso e la pace tra di noi ? Cosa ci serve per aprire gli occhi e capire quali sono i fini geostrategici di questa politica ? Non hanno potuto continuare ad escludere il nostro piccolo paese da ogni luogo. Già partecipiamo nei Vertici Iberoamericani; siamo membri dell'Associazione degli Stati dei Caraibi; apparteniamo al SELA; siamo stati inclusi nella ALADI; abbiamo ottime relazioni con il CARICOM; saremo presenti nel gran Vertice Unione Europa-America Latina e Caraibi, che si terrà a Rio de Janeiro; siamo stati ammessi come osservatori tra i paesi della Convenzione di Lomè; siamo membri attivi del Gruppo dei 77 ed occupiamo un posto di rilievo come membro partecipante dalla sua fondazione nel Movimento dei Paesi Non Allineati; apparteniamo alla WTC e siamo presenti nelle Nazioni Unite che è una grande tribuna ed un' istituzione che, democratizzata, potrebbe essere un pilastro fondamentale di una globalizzazione giusta ed umana.
Cosa stiamo facendo ? Parlando, spiegando, esponendo problemi che sappiamo colpiscono molto da vicino una gran parte dell' umanità e con la libertà di poterlo fare, perchè vi sono paesi fratelli in Africa, in Asia, in America Latina ed in altri luoghi che vorrebbero esporre molte cose con tanta energia, ma non hanno le stesse possibilità di Cuba, già esclusa da tutte le istituzioni finanziarie internazionali, bloccata e sottomessa ad una guerra economica, invulnerabile a qualunque rappresaglia di questo tipo, rinvigorita da una dura lotta di 40 anni che ci dà l' assoluta libertà di farlo.
Essi possono avere il bisogno vitale di un credito della Banca Mondiale o della Banca Interamericana, o di un' altra banca regionale, o di una negoziazione con il Fondo Monetario o di un credito per le esportazioni che è uno dei tanti meccanismi utilizzati dagli Stati Uniti, e che limita le loro possibilità di azione. Molte volte questo compito è stato assunto da Cuba.
Nonostante tutto, c' è gente coraggiosa nel nostro povero mondo, ad esempio, nelle Nazioni Unite la proposta cubana contro il blocco ha ricevuto quest' anno l' appoggio di 157 voti e due contrari (Applausi). Sono sette anni che continuiamo su questo cammino. La prima volta furono 55 i voti a favore, quattro o cinque i contrari; tutti i rimanenti, astensioni o assenze. Chi mai voleva problemi con gli yankee?, perchè lì si vota a mano alzata (Risate).
Ma la paura scompare, e continuerà a scomparire; la dignità può crescere, e cresce. L'anno seguente erano più di sessanta, poi più di settanta, più tardi cento, e già adesso, dopo l' appoggio di quasi 160 paesi su due non può crescere ancora, perchè alla fine non rimarrà nessuno ad appoggiare l'inumana, crudele ed interminabile misura, eccetto gli Stati Uniti, e magari un giorno gli Stati Uniti voteranno per noi appoggiando la mozione cubana
(Risate ed applausi).
Si avanza, si guadagna terreno. I popoli per intuizione o istinto sanno che molte volte si fanno accuse calunniose, i popoli hanno un grande istinto! E c' è di più, li conoscono, perchè sono dappertutto facendo ciò che gli salta in testa, maltrattando la gente e seminando egoismo ed odio. Li conoscono. E' difficile dissimulare il disprezzo, ed è tanta la sofferenza dei paesi del Terzo Mondo di fronte all'arroganza ed al disprezzo.
I governi degli Stati Uniti con il loro embargo, affliggendoci costantemente ed escludendoci da tutto, ci hanno dato la possibilità di lottare a pieno, felici addirittura di essere esclusi in cambio della libertà di poter parlare senza compromessi in qualunque tribuna del mondo dove vi sono tante cause giuste da difendere (Applausi).
Potremmo essere comprensivi in generale con altri paesi, per le ragioni che ho già spiegato; ma ad essi, che rappresentano il baluardo fondamentale della reazione e l' ingiustizia nella nostra epoca, gli possiamo dire la verità, sempre la verità, con relazioni o senza, con blocco o senza blocco. Che non si facciano la minima illusione che se un giorno sospendessero il blocco, Cuba smetterà di parlare con la stessa franchezza e la stessa onestà con cui ha parlato durante questi quaranta anni ! (Applausi ed esclamazioni.) E' un dovere storico.
Ancora qualcosa e finisco, se me lo permettete (Esclamazioni di: "No !"). Ricordate che sono qui in visita (Risate), e sono qui davanti a voi, gli studenti universitari; sono in questo paese che, sinceramente, ammiro ed amo tanto (Applausi ed esclamazioni).
Non sono le parole di un adulatore. Sono sempre stato molto affezionato alla storia. La prima cosa che studiai fu proprio la storia, perchè quando mi iscrissero alla prima elementare mi diedero immediatamente un libro di storia sacra -e lì appresi diverse cose che ricordo ancora (Risate)-, e poi, la storia dell' arca, l' esodo, le battaglie e la croce del Mar Rosso. A volte converso con alcuni amici rabbini e scherzando gli dico: "Raccontatemi che giro avete fatto". Io rispetto realmente qualunque credo. A volte discuto perfino le questioni relativamente teologiche sul mondo e l'universo. A seguito della visita del Papa, ebbi la soddisfazione e l' opportunità di conoscere alcuni teologi davvero molto intelligenti, che bombardai con domande di ogni tipo (Risate ed applausi).
Non avrei osato fare domande sui dogmi o questioni di fede, ma di altro tipo sì: lo spazio, l' universo, le teorie sull' origine, le possibilità che esista o no la vita su altri pianeti e cose di cui si può conversare con molta serietà. Con serietà e rispetto si può conversare di qualunque tema, e partendo da questo rispetto domandiamo e a volte perfino scherziamo.
Bene, allora, vi dicevo che avrei parlato sul Venezuela, vero ?, se me lo permettete (Applausi ed esclamazioni di: "Sì"). Direte: "E' venuto in Venezuela e non ha detto niente di noi." Avverto tutti che questo non è facile, per i motivi che ho già spiegato.
Vi dicevo che era un paese che amavo molto, e da lì il mio attaccamento alla storia, alla Storia Universale, la Storia delle rivoluzioni e delle guerre, Storia di Cuba, la Storia dell' America Latina e quella del Venezuela in particolare. E' per questo che mi identificai molto con la vita e le idee di Bolívar.
La fortuna volle che il Venezuela fosse il paese che più lottò per l' indipendenza di questo emisfero (Applausi). La lotta iniziò qui, con un leggendario antenato come Miranda, che arrivò a guidare perfino un esercito francese in campagna, combattendo famose battaglie che in un certo momento evitarono alla Rivoluzione Francese un' invasione del suo territorio. Prima combattè negli Stati Uniti per l' indipendenza di quel paese. Ho una vasta collezione di libri sulla favolosa vita di Miranda, anche se non ho potuto leggerli tutti. Quindi i venezuelani ebbero Miranda, il precursore dell' indipendenza dell' America Latina, e poi Bolívar, el Libertador, che per me fu il più grande tra i grandi uomini della storia (Dal pubblico gli dicono: "Anche Fidel !".
Per favore, mettetemi al posto quarantamila. Io ricordo sempre una frase di Martí che è quella che è rimasta più incisa nella mia coscienza: "Tutta la gloria del mondo sta in un chicco di mais." Molti dei grandi uomini della storia si preoccuparono della gloria, e non c' è motivo di criticarli. Il concetto del tempo, il senso della storia, del futuro, l' importanza e il sopravvivere dei fatti della vita di un uomo, e forse era questo quello che intendevano per gloria, è naturale e spiegabile. Bolívar amava parlare della gloria, ne parlava con forza e non glielo si può criticare perchè il suo nome sarà sempre accompagnato da una grande aureola.
Il concetto martiano di gloria, che condivido pienamente, è quello che si possa associare ad una vanità personale e all' autoesaltazione di se stessi. Il ruolo dell' individuo negli importanti avvenimenti storici è stato molto dibattuto ed anche ammesso. Ciò che mi piace particolarmente della frase di Martí è l' idea dell' insignificanza dell' uomo in se stesso, di fronte all' enorme trascendenza ed importanza dell' umanità e alla grandezza incommensurabile dell' universo, la realtà che siamo come un minuscolo granello di polvere che galleggia nello spazio. Questa realtà non sminuisce affatto la grandezza dell' uomo; al contrario, la eleva quando, come nel caso di Bolívar, portava nella sua mente un intero universo di idee giuste e nobili sentimenti.
Per questo ammiro tanto Bolívar. Per questo considero così grande la sua opera. Non appartiene alla stirpe dei conquistatori di territori o nazioni, né a quella dei fondatori di imperi che diede fama ad altri; egli creò nazioni, liberò territori e disfece imperi. Fu, inoltre, brillante soldato, eccelso pensatore e profeta. Oggi cerchiamo di fare quello che lui volle e non si è ancora realizzato; unire i nostri popoli perchè domani, seguendo lo stesso filo di quel pensiero unitario, l' unico che si adatta alla nostra specie e alla nostra epoca, gli esseri umani possano conoscere e vivere in un mondo unito, affratellato, giusto e libero, ciò che egli volle fare con i popoli di bianchi, neri, indios e meticci della nostra America.
Siamo in questa terra per la quale sentiamo una particolare ammirazione, rispetto ed affetto. Quando 40 anni fa venni qui lo espressi così con profonda gratitudine, perchè in nessun luogo mi ricevettero con tanto affetto ed entusiasmo. L' unica cosa di cui posso vergognarmi è che io ero davvero alle prime armi durante quel primo incontro in questa prestigiosa università (Risate ed applausi).
Dopo aver detto questo, esporrò nella maniera più sintetica possibile la riflessione che desideravo fare in relazione al Venezuela.
Sicuramente non tutti saranno d' accordo. Quello che è più importante è che ciascuno la analizzi con onestà, serenità ed obiettività.
Cifre e dati che questo visitatore ha cercato di analizzare, lo portano alla conclusione che il popolo del Venezuela dovrà affrontare coraggiosamente ed intelligentemente, in questa nuova alba, serie difficoltà legate all' attuale situazione economica.
Esportazioni di merci, secondo il Rapporto della Banca Centrale:
Nel 1997: 23.400 milioni di dollari (non si includono i servizi che si equiparano più o meno in spese ed entrate).
Nel 1998: 17.320 milioni. Vale a dire, il valore delle esportazioni in un solo anno scese di 6.080 milioni di dollari.
Petrolio (settore principale di esportazione)- Prezzi: 1996: circa 20 dollari a barile; 1997: 16,50 dollari; 1998: circa 9 dollari.
I minerali fondamentali: ferro, alluminio, oro, e prodotti derivati quali l'acciaio tutti scesi sensibilmente di prezzo.
Entrambi i settori rappresentano il 77% delle esportazioni. Vale a dire, petrolio e minerali.
Bilancia commerciale favorevole:
1996 - 13.600 milioni di dollari
1998 - 3400 milioni
Differenza: 10.200 milioni in solo due anni.
Bilancia dei pagamenti:
1996 - 7000 milioni a favore del Venezuela.
1998 - 3418 milioni a sfavore del paese.
Differenza: più di 10.000 milioni.
Riserve internazionali disponibili:
Nel 1997: 17.818 milioni.
Nel 1998: 14.385 milioni di dollari.
Perdite nette: 3500 milioni approssimatamente in un anno.
Debito esterno:
Nel 1998: 31.600 milioni, che non includono il debito finanziario privato a breve termine.
Quasi il 40% del bilancio del paese si spende per il debito esterno.
Situazione sociale sulla base di diverse fonti nazionali ed internazionali ratificate testualmente ieri dal Presidente Chávez (Applausi):
Disoccupazione -secondo quanto da lui affermato: Cifre ufficiali dicono dall' 11% al 12%. Vi sono altre cifre che puntano al 20%.
La suboccupazione (che si suppone includa la disoccupazione) - l' osservazione fra parentesi l'ho aggiunta io - è intorno al 50%.
Quasi un milione di bambini in stato di sopravvivenza - è stata la parola usata dal presidente.
Mortalità infantile di quasi 28 per 1000 nati vivi. Il 15% dei morti si deve alla denutrizione.
Deficit di alloggi: 1.500.000
Solo un bambino su cinque conclude la scuola elementare; 45% degli adolescenti non frequentano la scuola media.
Se me lo consentite, per esempio, a Cuba circa il 95% dei ragazzi di questa età frequentano la scuola media. E' quasi il massimo raggiungibile. Lo dico perchè la cifra del 45% di assenti a scuola è davvero impressionante.
A questi dati, citati dal Presidente nel suo sintetico rapporto, se ne potrebbero aggiungere altri presi da varie fonti di sicura affidabilità.
Più di un milione di bambini sono incorporati nel mercato del lavoro; più di 2,3 milioni, esclusi dal sistema scolastico, non hanno alcuna attività.
Negli ultimi dieci anni, più di un milione di venezuelani che costituivano la classe media, categoria "c" - come vedete, anche nella classe media siamo divisi in categorie -, passarono alla categoria di poveri ed indigenti che oggi raggiunge il 77% della popolazione a causa della diminuzione delle entrate, disoccupazione ed effetti dell'inflazione. Ciò vuol dire che "c", "d", "e" sono le categorie che oggi includono dai poveri agli indigenti.
Ciò avveniva, secondo quanto espresso dal Presidente Chávez con parole profonde ed amare, nella patria originale di Bolívar, la nazione più ricca di risorse naturali dell' America, con quasi un milione di chilometri quadrati e non più di 22 milioni di abitanti.
Provo a riflettere.
Devo dire, innanzitutto, che sono amico di Chávez (Applausi). Ma nessuno mi ha chiesto né suggerito di toccare alcuni temi. Nessun dirigente della sua equipe, nessun politico o amico venezuelano sapeva niente di ciò di cui avrei parlato qui questo pomeriggio, in un punto così nevralgico e strategico come l' Università Centrale del Venezuela. Faccio queste riflessioni assumendomene la completa responsabilità e sperando che siano utili.
Che cosa ci preoccupa ? Mi sembra di vedere in questo momento una situazione eccezionale nella storia del Venezuela. Ho visto due momenti singolari: il primo nel gennaio del 1959, e 40 anni dopo la straordinaria effervescenza popolare del 2 febbraio 1999. Ho visto un popolo che rinasce. Un popolo come quello che vidi nella Piazza del Silenzio, dove fui un po' più silenzioso che qui (Risate); dovetti perfino replicare ad un magnifico abitante di Caracas, perchè io, per dovere di visitatore, menzionai diverse personalità del governo, iniziando dall' ammiraglio Larrazàbal, e quando menzionai un' altra importante personalità politica del momento, ci fu frastuono, proteste, che mi obbligarono a protestare a mia volta. Mi lamentai, perché mi dispiacque tantissimo, penso che diventai perfino rosso. E gli dissi: "Non sto menzionando nomi perché siano fischiati." Espressi la mia protesta di fronte all' enorme massa presente nella Piazza del Silenzio. Quelle masse erano indiscutibilmente rivoluzionarie.
Ritrovai un' immagine impressionante nel vedere il popolo in uno straordinario stato d'animo, ma in circostanze diverse. Allora le speranze erano rimaste indietro. Non voglio spiegare il perchè, lo lascio agli storici. Stavolta le speranze riguardano l'avvenire, vedo in esse una vera rinascita per il Venezuela, o almeno un' opportunità eccezionale. Lo vedo non solo nell' interesse dei venezuelani; lo vedo nell' interesse dei latinoamericani, e nell' interesse degli altri popoli del mondo, sempre che questo mondo avanzi, perchè non c' è altro rimedio, verso una globalizzazione universale. Non c' è altra soluzione, né alternative. Con questo non pretendo adularvi, ma ricordare il vostro dovere, il dovere della nazione, del popolo, di tutti coloro che nacquero dopo quella visita, i giovani, quelli più maturi, che hanno davanti a loro davvero un' enorme responsabilità. Credo che a volte si sono perse opportunità; ma se perdete questa credo che non avrete nessun perdono (Applausi).
Vi parla una persona che ha avuto il privilegio e l' opportunità di acquisire una certa esperienza politica, di aver vissuto tutto un processo rivoluzionario, in un paese dove, come vi ho raccontato, la gente non voleva neppure sentir parlare di socialismo. Quando dico la gente, significa la maggioranza. Questa stessa maggioranza appoggiava la Rivoluzione, appoggiava i dirigenti, appoggiava l' Esercito Ribelle, ma aveva dei fantasmi che la terrorizzavano. Quello che fece Pavlov con i famosi cani, lo fecero gli Stati Uniti con molti di noi e chissà con quanti milioni di latinoamericani: crearci dei riflessi condizionati.
Abbiamo dovuto lottare tanto contro la povertà e le privazioni; abbiamo dovuto imparare a fare molto con poco. Abbiamo avuto momenti migliori e peggiori, soprattutto, quando riuscimmo a stabilire accordi commerciali con l' area socialista e con l' Unione Sovietica e chiedemmo prezzi più giusti per i nostri prodotti di esportazione; perchè vedevamo che ciò che loro esportavano saliva di prezzo mentre il nostro, se stipulavamo un accordo per cinque anni, rimaneva con lo stesso prezzo durante tutto il periodo, e quindi, alla fine del quinquennio avevamo meno capacità di acquisto. Proponemmo la clausola di ribaltamento: quando aumentavano i prezzi dei prodotti che essi ci esportavano, automaticamente aumentavano i prezzi dei prodotti che noi gli inviavamo. Ricorremmo alla diplomazia, la dottrina, l' eloquenza che deve essere presente nei rivoluzionari di un paese che doveva superare tanti ostacoli.
In realtà i sovietici avevano simpatia per Cuba, una grande ammirazione per la nostra Rivoluzione; perchè per loro, dopo tanti anni, vedere che un paesetto, lì, al lato degli Stati Uniti, si sollevasse contro l' enorme superpotenza, gli sembrava stranissimo, non lo avrebbero mai immaginato e tanto meno consigliato a nessuno, e meno male che non chiedemmo consiglio a nessuno (Risate), sebbene avessimo letto quasi l' intera biblioteca dei libri di Marx, Engels, Lenin ed altri teorici; eravamo dei marxisti e socialisti convinti.
Con questa febbre e questa voglia tipica dei giovani, e molte volte perfino dei vecchi (Applausi), appresi i principi di base in quella letteratura che mi aiutarono a comprendere la società in cui vivevo che fino allora era per me un groviglio intricato senza nessuna spiegazione convincente. E devo dire che il famoso Manifesto Comunista, che portò via a Marx ed Engels molti mesi di lavoro -si vede che il suo autore principale lavorava consapevolmente, frase che era solito usare, e deve averlo rivisto più di quanto Balzac facesse con un solo foglio dei suoi romanzi-, mi fece una grande impressione, perchè per la prima volta nella vita vedevo molte verità che non avevo mai visto.
Prima di questo, io ero una specie di comunista utopista. Studiando un enorme libro di 900 pagine, stampato su fogli millimetrati, al primo corso di economia politica che ci insegnavano alla Scuola di Diritto, un' economia politica ispirata alle idee del capitalismo, che però menzionava ed analizzava attentamente i diversi criteri e le diverse scuole; poi al secondo corso, prestando molto interesse al tema e meditando a partire da punti di vista razionali, iniziai a trarre le mie conclusioni e finì col diventare un comunista utopista. Lo definisco così perchè non si appoggiava su nessuna base scientifica e storica, se non sui buoni intenti di quello studente da poco laureato alla scuola dei gesuiti, ai quali sono molto grato perchè mi insegnarono alcune cose che mi aiutarono nella vita, soprattutto, ad avere una certa forza, un certo senso dell' onore e determinati principi etici, che essi, gesuiti spagnoli -sebbene molto lontani dalle idee politiche e sociali che io possa avere adesso-, inculcavano nei loro alunni.
Da lì uscii sportivo, esploratore, scalatore di montagne ed entrai politicamente analfabeta all' Università dell' Avana, senza la fortuna di un precettore rivoluzionario che sarebbe stato molto utile in quella tappa della mia vita.
Attraverso queste strade giunsi alle mie idee, che conservo e mantengo con lealtà e fervore crescente, forse per aver fatto un po' più di esperienza, e forse per aver avuto l' opportunità di meditare su problemi nuovi che non esistevano neppure all' epoca di Marx.
Ad esempio, la parola ambiente non deve averla pronunciato nessuno in tutta la vita di Carlo Marx, eccetto Malthus che disse che la popolazione cresceva geometricamente; che non ci sarebbero stati alimenti per tutti, trasformandosi così in una specie di precursore degli ecologisti, sebbene sosteneva idee in materia economica e salariale con le quali non si può essere d' accordo (Risate).
E così, uso la stessa camicia con cui 40 anni fa venni in questa università (Applausi), con cui attaccammo la caserma Moncada, con cui sbarcammo nel Granma (Applausi). Oserei dire, che nonostante le tante pagine di avventura che chiunque può trovare nella mia vita rivoluzionaria, ho sempre cercato di essere saggio ma prudente; anche se forse sono stato più saggio che prudente.
Nella concezione e nello sviluppo della Rivoluzione Cubana, abbiamo agito come disse Martí parlando del grande obiettivo antimperialista delle sue lotte, prossimo a morire in battaglia,: "Si è svolto in silenzio, quasi in maniera indiretta, perchè ci sono cose che per ottenerle bisogna nasconderle, chè dichiarando apertamente ciò che sono, creerebbero difficoltà troppo forti per riuscire ad aver la meglio su di esse."
Fui discreto, non proprio come avrei dovuto, perchè a chiunque incontravo iniziavo a spiegare le idee di Marx e della società di classi, così che nel movimento di carattere popolare, a cui mi ero iscritto appena arrivato all' università, la cui parola d' ordine nella lotta contro la corruzione era "Vergogna contro denaro", mi stavano dando fama di comunista.
Ma già negli ultimi anni della carriera non ero più un comunista utopista, ma un comunista atipico che agiva liberamente. Partivo da un' analisi realista della situazione del nostro paese. Era l' epoca del macartismo, dell' isolamento quasi totale del Partito Socialista Popolare, nome ostentato dal partito marxista a Cuba, e vi era, come controparte, nel movimento a cui mi ero iscritto, convertito già in Partito del Popolo Cubano, una gran massa che, a mio giudizio, possedeva istinto di classe, ma non coscienza di classe, contadini, lavoratori, professionisti, persone di ceto medio, gente buona, onesta, potenzialmente rivoluzionaria. Il suo fondatore e leader, uomo di grande carisma, si era tolto drammaticamente la vita alcuni mesi prima del colpo di stato del 1952. Delle giovani file di quel partito si nutrì più tardi il nostro movimento.
Militavo in quell' organizzazione politica che in effetti stava per dissolversi, come avveniva con tutte, nelle mani di gente ricca, e sapevo a memoria tutto ciò che sarebbe successo dopo dell'inevitabile trionfo elettorale; ma, anche per conto mio, avevo elaborato alcune idee, - immaginate che ad un utopista gli può venir in mente qualunque cosa -, su ciò che bisognava fare a Cuba e come farlo, nonostante gli Stati Uniti. Bisognava guidare quelle masse verso un cammino rivoluzionario. Forse fu merito della tattica che seguimmo. Chiaro, leggevamo i libri di Marx, Engels e Lenin.
Quando ci fu l' attacco alla caserma Moncada perdemmo un libro di Lenin, e al processo la prima cosa detta dalla propaganda del regime di Batista, fu che si trattava di una cospirazione di "priístas" corrotti, seguaci del governo da poco abbattuto, corrotti con il loro denaro, ed inoltre comunisti. (Ndt.: Priísta: Seguace di Carlos Prío Socarrás, leader del corrotto Partito Rivoluzionario Cubano Autentico e presidente di Cuba dal 1948 al 10 marzo del 1952, data in cui fu deposto dal colpo di stato di Fulgencio Batista Zaldivar).
Non si sa come si potessero conciliare le due categorie.
Al processo, decisi di assumere la mia difesa. Non è che mi considerassi un buon avvocato, ma credevo che in quel momento ero io stesso la miglior difesa; mi misi una toga e presi posto tra gli avvocati. Più che penale, il processo era politico. Non pretendevo di essere assolto, ma di divulgare idee. Inizio ad interrogare tutti quei criminali che avevano assassinato decine e decine di compagni ed erano lì in qualità di testimoni; il processo fu contro di loro (Applausi). Fu così che il giorno dopo mi portarono via da lì, dichiarandomi malato (Risate). Fu l' ultima cosa che fecero, perchè avevano un grande desiderio di finire con me in una sola volta; ma, sapevo anche bene perchè si moderarono. Conoscevo e conosco quall' era la psicologia di quella gente, il loro stato d'animo, la situazione popolare, il rifiuto e l' enorme indignazione che produssero i loro assassinii, ed ebbi anche un po' di fortuna; ma durante le prime ore, mentre mi interrogavano, ricomparve il libro di Lenin, qualcuno lo tirò fuori dicendo: "Voi avevate un libro di Lenin".
Noi spiegammo ciò che eravamo: martiani era la verità, non avevamo niente in comune con quel governo corrotto che avevano abbattuto, e spiegammo anche quali erano gli obiettivi che ci proponevamo.
Questo sì, non gli dicemmo neppure una parola di marxismo-leninismo, né avevamo motivo di dirgli qualcosa. Dicemmo quello che dovevamo dirgli, ma dato che al processo si pose l' accento sul libro, io mi sentii davvero irritato in quel momento, e dissi: "Sì, questo libro di Lenin è nostro; noi leggiamo i libri di Lenin e di altri socialisti, e chiunque non li legga è un ignorante", fu quanto dissi ai giudici e agli altri presenti in quel luogo (Applausi).
Quella situazione era insopportabile. Non avremmo certo detto: "Sentite, questo libro, è stato messo lì da qualcuno." No, no (Risate).
Quando mi difesi al processo il nostro programma era esposto. Chi non seppe come la pensavamo fu perchè non volle sapere come la pensavamo. Forse vollero ignorare quel discorso conosciuto come La Historia me absolverà (La Storia mi assolverà), che fu la mia difesa in quel momento, perchè, come ho spiegato, mi espulsero, mi dichiararono malato, e mi inviarono in un ospedale per processarmi, in una saletta; non mi ricoverarono in un ospedale, ma in una cella di isolamento della prigione. La saletta trasformata in tribunale era nell' ospedale, con la corte ed alcune persone strette le une alle altre, quasi tutti militari che mi giudicarono. Ebbi il piacere di poter dire lì tutto ciò che pensavo, in maniera completa ed abbastanza provocante.
Mi domando, come vi dicevo, perchè non dedussero il nostro pensiero, perchè era tutto in quelle conclusioni della difesa. Conteneva - si può dire - le basi di un programma socialista di governo, sebbene fossi convinto che quello non era il momento di realizzarlo, che richiedeva tempo e doveva seguire le sue tappe. Parlavamo già della riforma agraria, ed anche, tra le altre cose di carattere sociale ed economico, di tutti i plusvalori - naturalmente senza menzionare la parola (Risate)-, dissi che i guadagni ottenuti da tutti quei signori che avevano tanto denaro, bisognava utilizzarli per lo sviluppo del paese, e feci capire che il governo doveva responsabilizzarsi con quello sviluppo e quelle eccedenze di denaro.
Parlai perfino del vello d' oro. Ricordai la Bibbia parlando di "coloro che adoravano il vello d' oro", con chiaro riferimento a coloro che si aspettavano tutto dal capitalismo. Un numero sufficiente di cose per dedurre come la pensavamo.
Poi ho pensato che molte di quelle persone che potevano essere danneggiate da una vera rivoluzione non ci credessero affatto, perchè in 57 anni di neocolonia yankee, era stato proclamato più di un programma progressista o rivoluzionario; le classi dominanti non credettero mai nel nostro programma come qualcosa di possibile o accettabile per gli Stati Uniti, né gli prestarono maggiore attenzione, lo accettarono, addirittura li divertiva; alla fine si abbandonavano tutti i programmi, si corrompeva la gente, e dicevano: "E' bello, simpatico; sí, le illusioni di questi romantici ragazzi, ma non vale la pena dargli retta "
Provavano antipatia per Batista, ammiravano lo scontro frontale contro il suo regime corrotto ed abusivo, e forse sottovalutarono il pensiero contenuto in quell' allegato, dov' erano contenute le basi di quanto poi realizzammo e di ciò che oggi pensiamo, con la differenza che molti anni di esperienza hanno arricchito maggiormente le nostre conoscenze e le nostre percezioni su tutti quei temi. Questo è il mio pensiero, già lo dissi allora.
Abbiamo vissuto la dura esperienza di un lungo periodo rivoluzionario, soprattutto gli ultimi 10 anni, affrontando in circostanze molto difficili forze estremamente potenti. Vi dico la verità: abbiamo ottenuto ciò che sembrava impossibile da ottenere. Io direi che quasi quasi si fecero miracoli. Ovviamente, in seguito vennero le leggi così come erano state promesse, sorse la furiosa opposizione sempre superba ed arrogante degli Stati Uniti, che avevano molta influenza nel nostro paese, e a poco a poco, dopo ogni colpo ed aggressione ricevuti, il processo si radicalizzò; così inizio la lunga lotta che è durata fino ad oggi. Si polarizzarono le forze, con la fortuna che la stragrande maggioranza era con la Rivoluzione, ed una minoranza, del 10% o meno, contro di essa, in tal modo, nel nostro paese ci fu sempre un grande consenso ed un appoggio durante tutto quel processo fino ad oggi.
Sappiamo quali possono essere le preoccupazioni, perchè noi abbiamo fatto un grande sforzo per superare quei pregiudizi esistenti, per trasmettere idee, per creare coscienza nella gente, ed è stato difficile.
Ricordo la prima volta che parlai di discriminazione razziale. Dovetti andare tre volte in televisione. Mi sorpresi fino a che punto avevano penetrato i pregiudizi dei nostri vicini del Nord, più di quanto supponessimo: certi club erano solo per bianchi e gli altri non potevano andarci, e le spiagge, quasi tutte, soprattutto nella capitale, erano per bianchi; esistevano perfino parchi e viali pubblici divisi, dove gli uni andavano in una direzione e gli altri nell' altra, secondo il colore della pelle. La prima cosa che facemmo fu di aprire tutte le spiagge a tutto il popolo e sin dai primi giorni bandimmo la discriminazione da tutti i luoghi di ricreazione, parchi e viali. Quell' umiliante ingiustizia era assolutamente incompatibile con la Rivoluzione.
Un giorno parlai e spiegai queste cose, quante reazioni, commenti, bugie ! Dissero che avremmo obbligato i bianchi a sposarsi con le negre, e le bianche con i negri. Così come quell' assurdità che inventarono un giorno che avremmo tolto la patria potestà alla famiglia. Dovetti ritornare in televisione per parlare del tema della discriminazione, per rispondere a tutte quelle voci ed intrighi e spiegare ancora. Ci costò molto superare quel fenomeno che non era nient' altro che una cultura razzista imposta, un umiliante e crudele pregiudizio.
Vale a dire che in quegli anni dedicammo gran parte del tempo a due cose: difenderci da spedizioni, minacce di aggressione esterna, guerra segreta, piani di attentati, sabotaggi, ecc., e formare coscienze. Nel nostro paese furono presenti bande mercenarie armate in tutte le province, promosse e rifornite dal governo degli Stati Uniti, ma non gli demmo tempo, le anticipammo, non ebbero la minima possibilità di prosperare, perchè era molto recente la nostra esperienza nella lotta irregolare e fummo praticamente uno dei pochissimi paesi rivoluzionari che sconfisse totalmente queste bande nonostante l' aiuto logistico che ricevevano dall' estero. A ciò dedicammo molto tempo.
Un problema, una mia preoccupazione concreta, è che risulta evidente ed è naturale, che sono sorte molte aspettative in Venezuela a seguito dello straordinario risultato delle elezioni. A cosa mi riferisco ? Alla tendenza naturale, logica, nella popolazione a sognare, desiderare che un gran numero di problemi accumulati si risolvano in pochi mesi. Come vostro sincero amico, e per quanto mi riguarda, penso che ci sono problemi che non si risolveranno né in mesi, né in anni (Applausi).
Per questo ho letto i dati, perchè dati simili li stiamo vedendo ed analizzando tutti i giorni nel nostro paese, com' è il prezzo del nichel o dello zucchero, quanto ha reso un ettaro di canna, se c' è stata siccità, se non c' è stata, quali sono le entrate, le uscite, cos' è necessario comprare con urgenza, quanto costa il latte in polvere, i cereali, i medicinali indispensabili, le spese di produzione, tante altre cose e quanto bisogna fare.
In un certo momento riuscimmo ad aumentare le produzioni di zucchero, praticamente le duplicammo, prezzi buoni, comprammo macchine ed iniziammo a costruire infrastrutture, incrementammo gli investimenti nell' industria e nell' agricoltura, limitati solo dalle risorse tecnologiche sovietiche che in certi settori erano più avanzate ed in altri più arretrate, in generale richiedevamo molto combustibile.
Ma compravamo tutto l'acciaio di cui avevamo bisogno e che non poteva essere prodotto nazionalmente. Ogni anno arrivavano a Cuba dalla Siberia mezzo milione di metri cubi di legno, acquistati con lo zucchero, il nichel ed altri prodotti che, in virtù del prezzo ribaltante, l' accordo raggiunto prima dell'esplosione del prezzo del petrolio, lievitarono il prezzo dello zucchero e di altre esportazioni in proporzione all' aumento del prezzo del petrolio (Applausi). E sapete quanto ne consumammo ? Tredici milioni di tonnellate annue di combustible, non solo per tutti i servizi di trasporto, la meccanizzazione dell'agricoltura, delle costruzioni, delle installazioni portuarie, decine di migliaia di chilometri di strade, centinaia di bacini e microbacini, soprattutto per l' agricoltura, case, caseifici tutti attrezzati con mungitrici automatiche, migliaia di scuole ed altre strutture sociali, ma anche per il consumo energetico delle industrie e delle abitazioni. L' elettrificazione del paese fu estesa al 95% della popolazione. Esistevano risorse e quello che potrei dirvi è che non eravamo neppure capaci di amministrarle con la massima efficienza.
Adesso sì che abbiamo imparato. In epoca di vacche grasse non si impara molto, ma in epoca di vacche magre, anzi, molto magre, si impara abbastanza; riuscimmo a fare molte cose che ci diedero risultati nel campo economico, sociale e tante altre cose di cui vi ho parlato.
Il nostro paese occupa il primo posto nell' istruzione, nel numero di maestri pro capite. Poco tempo fa è stato presentato un rapporto dell'UNESCO che ci ha molto soddisfatto. Realizzarono un sondaggio tra 54.000 bambini di terza e quarta elementare, in 14 paesi dell' America Latina, tra cui i più sviluppati, a proposito delle loro conoscenze in matematica e lingue straniere, ed ottennero una media: alcuni erano al di sopra della media altri al di sotto; la posizione di Cuba fu di ampio margine al primo posto, quasi il doppio della media del resto dell' America Latina (Applausi). In tutti gli indici, come l' età degli scolari della prima elementare, l' abbandono scolastico, i non ripetenti ed altri fattori che misurano la qualità dell' insegnamento di base, occupammo, senza alcuna eccezione, il posto d' onore, collocando il nostro paese nella prima categoria.
Vi è un gran numero di professori ed ogni anno accumulano maggiore esperienza e conoscenze, così come moltissimi medici che acquisiscono ogni anno maggiori nozioni. Ciò vale anche per i professionisti ed in molti campi avviene lo stesso. La percentuale di entrate lorde che investiamo nella scienza è incomparabilmente più alta rispetto a quella dei paesi più avanzati dell' America Latina, con decine di migliaia di tecnici scientifici, molti dei quali con specializzazioni, titoli di post-laurea e crescenti conoscenze. Abbiamo realizzato molte cose ed investito, soprattutto, nel capitale umano.
Un possibile timore ? Questo, che dico qui in tutta franchezza e sono disposto a dirlo dappertutto. Voi avete vissuto un' epoca di vacche grasse (Gli dicono che è già passata da molto tempo), tempo fa, d' accordo. Nel 1972 il prezzo del barile di petrolio era di 1,90 dollari.
Cuba, ad esempio, al trionfo della Rivoluzione, con poche centinaia di migliaia di tonnellate di zucchero, comprava i 4 milioni di tonnellate di combustibile che consumava, al normale prezzo dello zucchero sul mercato mondiale. Ci salvò il già ricordato prezzo ribaltante, subito dopo l' aumento del costo del combustibile; ma quando giunse la crisi, crollò l' URSS, e con essa il nostro principale mercato e tutti i prezzi concordati, dovemmo dimezzare i 13 milioni di tonnellate di petrolio che già stavamo consumando; dovemmo investire in combustibile gran parte di quanto esportavamo, ed imparammo a risparmiare.
Già vi ho parlato di giocatori di baseball, ma posso aggiungere che all'epoca delle vacche grasse in ogni casa di campagna c' erano giocatori di baseball, e un trattore trasportava in carretti giocatori, tifosi e tutti gli altri per la partita, e c' erano perfino molti addetti che andavano a visitare la fidanzata in trattore (Risate). Passammo da 5000 a 80.000 trattori.
Il popolo era padrone di tutto e noi avevamo cambiato il sistema, ma non avevamo imparato bene come si controlla e si amministra tutto ciò, e cademmo, inoltre, in alcuni errori di idealismo. Ma potevamo dividere più cose di quante ne abbiamo oggi. Più di uno disse che Cuba aveva "socializzato la povertà". Gli rispondevamo: "Sì, è meglio socializzare la povertà che distribuire le scarse ricchezze tra una piccola minoranza che prende tutto ed il resto del popolo che non riceve nulla."
Adesso più che mai siamo costretti a distribuire con la massima equità possibile ciò che possediamo. Tuttavia, si sono creati dei privilegi nel nostro paese, per cause che per noi furono inevitabili: rimesse familiari, turismo, apertura in diversi rami agli investimenti stranieri, cose che ci resero più difficile il compito nel campo politico ed ideologico, perchè la forza del denaro è grande, non si può sottovalutare.
Abbiamo dovuto lottare molto con tutto ciò, ma traemmo la conclusione che si poteva essere molto puri in un' urna di cristallo, e chi fosse vissuto così, completamente asettico, il giorno in cui fosse uscito dall' urna un insetto o un batterio lo avrebbe distrutto, così come molti batteri, parassiti e virus portati dagli spagnoli che uccisero un gran numero di indigeni di questo emisfero. Non erano sufficientemente immuni contro di essi. Dicemmo: "Impareremo a lavorare in condizioni difficili, perchè, in fin dei conti, la virtù si sviluppa nella lotta contro il vizio." E così abbiamo dovuto affrontare molti problemi, nelle attuali circostanze.
Ci fu una tappa di enormi entrate per il vostro paese quando aumentò il prezzo del petrolio da 1,90 dollari al barile nel 1972, a 10,41 nel 1974, a 13,03 nel 1978, a 29,75 nel 1979, fino a raggiungere il favoloso prezzo di 35,69 nel 1980. Nei cinque anni successivi, tra il 1981 e il 1985, il prezzo medio al barile fu di 30,10 dollari, un vero fiume di entrate in valuta convertibile. Conosco la storia di ciò che avvenne dopo, perchè ho molti amici, professionisti, ed ogni volta che li vedevo gli chiedevo com' era la situazione, qual' era il loro salario allora e quali erano le loro entrate effettive 10 anni più tardi. Sono stato testimone di come siano scesi anno dopo anno fino ad oggi. Non sta a me fare analisi di altro tipo. Facevo sempre le stesse domande ai venezuelani pensando alla situazione del paese. Non sono tempi di vacche grasse né per il Venezuela, né per il mondo. Compio un dovere onesto, di amico, di fratello, suggerendo a voi, che costituite una potente avanguardia intellettuale, di meditare a fondo su questi temi, e al tempo stesso vi esprimo la nostra preoccupazione che questa speranza logica, naturale ed umana, nata da una specie di miracolo politico determinatosi in Venezuela, possa tradursi a breve termine in delusioni e in un indebolimento di un processo così straordinario (Applausi).
Mi chiedo, devo farlo e lo faccio: Quali imprese, quali miracoli economici ci si possono attendere a breve scadenza con i prezzi dei prodotti basici dell' esportazione venezuelana profondamente depressi e con il petrolio a 9 dollari al barile, vale a dire, il prezzo più basso degli ultimi 25 anni, un dollaro che ha molto meno potere di acquisto di allora, una popolazione molto più grande, un enorme accumulo di problemi sociali, una crisi economica internazionale ed un mondo neoliberalmente globalizzato ?
Non posso né devo dire una sola parola di ciò che faremmo noi in circostanze come queste.
Non posso, sono qui in visita, non come consigliere, né opinionista, né cose simili. Rifletto semplicemente.
Non voglio menzionare paesi, ma permettetemi di dirvi che ve ne sono alcuni molto importanti, con una situazione più difficile della vostra, che magari potessero risolvere le difficoltà.
La vostra situazione è difficile, ma non catastrofica. E' così che la vedremmo se fossimo al vostro posto. Vi dico di più - con la stessa franchezza -, voi non potete fare ciò che facemmo noi nel 1959. Dovrete avere molta più pazienza di noi, e mi riferisco a quella parte della popolazione desiderosa di cambiamenti sociali ed economici radicali ed immediati nel paese.
Se la Rivoluzione Cubana avesse trionfato in un momento come questo, non avrebbe potuto sostenersi. Quella stessa Rivoluzione Cubana che ha fatto ciò che ha fatto. Nacque, e non per calcoli, ma per una rara coincidenza storica, 14 anni dopo la Seconda Guerra Mondiale, in un mondo bipolare. Noi non conoscevamo neppure un sovietico, né ricevemmo mai un solo proiettile da un sovietico per portare a termine la nostra lotta e la nostra Rivoluzione, né permettemmo che ci dessero consigli politici dopo il trionfo, né qualcuno provò mai a farlo, perchè eravamo refrattari a questo. A noi latinoamericani, in particolar modo, non ci piace che ci dicano o suggeriscano idee o cose.
In quel momento, esisteva un altro potente polo; gettammo un' ancora in quel polo nato proprio da una grande rivoluzione sociale, ancora che ci fu di grande aiuto contro il mostro che avevamo di fronte; un mostro che non appena realizzammo una riforma agraria ci tagliò immediatamente il petrolio ed altre forniture vitali, riducendo, fino ad azzerarle, le importazioni di zucchero cubano, privandoci in un minuto di un mercato formatosi in più di un secolo. Gli altri, al contrario, ci vendettero il petrolio al prezzo mondiale, sí, da pagare con lo zucchero, sí, al prezzo mondiale. Si esportò lo zucchero in URSS e arrivò petrolio, materie prime, alimenti e molte altre cose. Ci diede tempo di formare una coscienza, di seminare idee, di creare una nuova cultura politica (Applausi), ci diede tempo sufficiente per creare la fortezza che ci permise di resistere in seguito nei momenti più incredibilmente difficili.
Tutto l' internazionalismo già citato che praticammo, ci diede anche forza.
Penso che nessun paese ha vissuto circostanze più difficili. Ve lo dico senz' ombra di dubbio, cercando di essere obiettivo, che nessun altro paese della terra avrebbe resistito.
Ce n' è qualcuno, se penso ai vietnamiti, credo che i vietnamiti erano capaci di qualunque resistenza (Applausi); penso ai cinesi ed i cinesi erano altrettanto capaci di qualunque impresa.
Ci sono popoli che possiedono caratteristiche e condizioni particolari; culture proprie e radicate, ereditate dai loro millenari predecessori, ciò che crea un enorme capacità di resistenza. Per Cuba si trattava di una cultura ereditata in gran parte da un mondo che si trasformò in avversario, rimanemmo circondati da tutte le parti da regimi ostili, campagne ostili, ostruzioni e pressioni economiche di ogni tipo che complicavano straordinariamente il nostro compito rivoluzionario: sei anni di lotta contro le bande, con le quali il potente vicino metteva in pratica le sue tattiche di guerra sporca; anni ed anni lottando contro terroristi, piani di attentato, non vale la pena contarli; voglio solo dirvi che mi sento privilegiato, dopo 40 anni, per essere ritornato in questo luogo per me caro ed indimenticabile (Applausi), come testimone dell' inefficienza e dell' insuccesso di coloro che tante volte hanno voluto anticipare il mio processo naturale ed inevitabile di morte.
Adesso, possiamo dire, ciò che mi disse un tenente che mi fece prigioniero in un bosco, all'alba, nelle immediate vicinanze di Santiago di Cuba, diversi giorni dopo l' assalto alla caserma Moncada. Stanchi di dormire su pietre e radici, avevamo commesso l' errore - c' è sempre un errore- di dormire in una cascinetta che era lì vicino coperta di foglie di palma, e ci svegliarono con i fucili sul petto, un tenente casualmente negro, per fortuna, ed alcuni soldati che avevano le arterie gonfie, assetati di sangue, senza sapere neppure chi eravamo.
Non ci avevano identificati. In un primo momento non ci identificarono, ci chiesero i nomi, io detti uno a caso: prudenza, eh ! (Risate), astuzia, no ? (Applausi), forse intuizione, istinto. Posso assicurarvi che non ebbi nessun timore, perchè ci sono momenti nella vita in cui è così, quando uno si dà già per morto, e allora reagisce l' onore, l'orgoglio, la dignità.
Se gli dicevo il mio nome, ci sarebbe stato un: tà,tà,tà !, e avrebbero fatto piazza pulita di quel gruppetto. Alcuni minuti dopo trovarono nelle vicinanze diverse armi lasciate lì da alcuni compagni che non erano in condizioni fisiche di proseguire la lotta, alcuni di essi feriti che per decisione di tutti stavano tornando in città per presentarsi direttamente alle autorità giudiziarie. Rimanemmo in tre, solo tre compagni armati !, catturati nel modo che vi ho spiegato.
Ma quel tenente, che cosa incredibile ! - questo non l' ho mai raccontato in dettaglio pubblicamente -, stava calmando i soldati, ed era quasi al limite. Cercando nelle vicinanze non appena trovarono le armi, divennero superfuriosi. Ci tenevano legati con i fucili carichi puntati contro; ma quel tenente si spostava da una parte all' altra, calmandoli e ripetendo a bassa voce: "Le idee non si uccidono, le idee non si uccidono." Cosa avrà sentito quell' uomo per dire quelle cose ?
Era un uomo già maturo, forse stava studiando qualcosa all' università, qualche corso; ma aveva quell' idea nella testa, e sentì di esprimerla a bassa voce, come se parlasse con se stesso: "Le idee non si uccidono." Bene, osservai quell' uomo vedendolo con quell' atteggiamento, in un momento critico, quando a mala pena riusciva a impedire che quei soldati furiosi sparassero, mi alzai e gli dissi: "Tenente - solo a lui, naturalmente -, io sono tal dei tali, principale responsabile dell' azione; vedendo il suo cavalleresco comportamento non possoo ingannarlo, volevo che sapesse chi teneva prigioniero." E lui mi dice: "Non lo dica a nessuno !" "Non lo dica a nessuno !" (Applausi). Applaudo quell' uomo perchè in poche ore mi salvò tre volte la vita.
Alcuni minuti dopo mentre ci portavano via, i soldati erano ancora molto nervosi, sentimmo poco lontano alcuni colpi, li misero in posizione di combattimento e ci dissero: "Gettatevi a terra, gettatevi a terra !" Io rimango in piedi e dico: "Non mi getto a terra !" Mi sembrava uno stratagemma per eliminarci, e dico: "No." Lo dico anche al tenente che insisteva perchè ci proteggessimo: "Non mi getto a terra, se vogliono sparare che sparino." Allora lui mi dice -sentite quello che mi dice -: "Voi siete molto coraggiosi, ragazzi." Una reazione incredibile !
Non voglio dire che in quel momento mi salvò la vita, in quel momento ebbe questa reazione. Dopo essere giunti ad una strada, ci fa salire su di un camion e lì vicino c' era un comandante che era molto sanguinario, aveva assassinato numerosi compagni e voleva che gli consegnassero i prigionieri; il tenente si rifiuta, dicendo che sono i suoi prigionieri. Mi fa salire davanti nella cabina. Il comandante voleva che ci portasse alla Moncada, e lui né ci consegna né ci porta alla Moncada - lì ci salvò per la seconda volta -; ci portò alla prigione, in città, e mi salvò la vita per la terza volta. Vedete, era un ufficiale di quell' esercito contro il quale stavamo combattendo. Quando trionfò la Rivoluzione, lo promuovemmo a Capitano, aiutante del primo Ministro del paese dopo il trionfo.
Come disse quel Tenente, le idee non si uccidono (Applausi), le nostre idee non morirono, nessuno potè ucciderle; e le idee che seminammo e sviluppammo durante questi 30 e più anni, fino al 1991, più o meno, quando iniziò il periodo speciale, furono quelle che ci diedero la forza per resistere. Senza questi anni che impiegammo per educare, seminare idee, coscienza, sentimenti di profonda solidarietà in seno al popolo ed un generoso spirito internazionalista, il nostro popolo non avrebbe avuto la forza di resistere.
Parlo di cose che hanno una certa relazione con questioni di strategia politica, molto complesse, perchè possono essere interpretate in un modo o nell' altro, ed io so molto bene ciò che voglio esprimere. Ho detto che neppure una rivoluzione come la nostra che trionfò con l' appoggio di più del 90% della popolazione, un appoggio unanime, entusiasta, una grande unità nazionale, una grandissima forza politica, avrebbe potuto resistere, non avremmo potuto conservare la Rivoluzione nelle attuali circostanze di questo mondo globalizzato.
Io non consiglio a nessuno di smettere di lottare, per una via o per l' altra, ve ne sono tante, e tra esse l' azione delle masse, il cui ruolo e forza crescente sono sempre decisivi.
Oggi, siamo coinvolti in una grande lotta di idee, di trasmissione di idee dappertutto, è il nostro lavoro. Oggi non so se ci verrebbe in mente di dire a qualcuno: Fate una rivoluzione come la nostra, perchè non potremmo, nelle circostanze che conosciamo, a nostro giudizio, meglio suggerire: Fate ciò che abbiamo fatto noi. Forse se stessimo in quell' epoca diremmo: Fate ciò che abbiamo fatto noi; ma in quell' epoca il mondo era diverso e le esperienze altrettanto. Abbiamo più conoscenza, molta più esperienza sui problemi e sopratutto c' è il rispetto e la preoccupazione per gli altri.
Quando i movimenti rivoluzionari in Centroamerica, dove la situazione diventò molto difficile perchè già esisteva un mondo unipolare e neppure la rivoluzione in Nicaragua riuscì a mantenere il potere, essi discutevano sui negoziati di pace e ci visitavano spesso; avevano una lunga amicizia con Cuba, ci chiedevano opinioni, e noi gli dicevamo: "Non ci chiedete opinioni a riguardo. Se noi fossimo al posto vostro, sapremmo che fare, o potremmo pensare a cosa fare; ma non si devono esprimere opinioni ad un altro, quando è quest' altro che deve applicare criteri o opinioni su questioni così vitali come negoziare o lottare fino alla morte. Questo lo possono decidere solo gli stessi rivoluzionari di qualunque paese. Noi appoggeremo le decisioni prese." Fu un' esperienza singolare, la racconto per la prima volta in pubblico. Ognuno ha le sue possibilità, ma nessuno ha il diritto di trasmettere ad un altro la propria filosofia di fronte alla vita o alla morte. Per questo dico che è così delicato esprimere opinioni.
Diverso è il caso dei criteri, di punti di vista ed opinioni su questioni globali che influenzano il pianeta, tattiche e strategie di lotta consigliabili. Come cittadini del mondo integranti della specie umana, abbiamo il diritto di esprimere con piena chiarezza il nostro pensiero a chiunque voglia ascoltarlo, sia o non sia rivoluzionario.
Molto tempo fa abbiamo imparato come devono essere le relazioni con le forze progressiste e rivoluzionarie. Qui, di fronte a voi, mi limito a trasmettere idee, riflessioni, concetti che sono compatibili con la nostra condizione comune di patrioti latinoamericani, perchè, ripeto, vedo una fase nuova in Venezuela, pilastro inamovibile ed inseparabile della storia e del destino della nostra America. Abbiamo il diritto ad avere fiducia nella propria esperienza o nel proprio punto di vista; non perchè siamo infallibili o tantomeno perchè non abbiamo commesso errori, ma perchè abbiamo avuto l'opportunità di studiare nel lungo corso di un' accademia di 40 anni di Rivoluzione.
Per questo ho detto che voi non avete una situazione catastrofica né di peggio, sebbene sia una situazione economica difficile che comporta dei rischi per quest' opportunità che ci sembra di vedere. Si sono create alcune coincidenze che impressionano. Questa situazione del Venezuela si é creata nel momento critico dell' integrazione dell' America Latina; un momento particolare in cui coloro che sono più al sud, nel loro sforzo unitario, hanno bisogno dell' aiuto di quelli del nord del Sudamerica (Applausi), vale a dire, hanno bisogno del vostro aiuto. E' giunto il momento in cui i Caraibi hanno bisogno di voi. E' giunto il momento in cui voi potete essere il legame, il ponte, il cardine - o come vogliate chiamarlo -, un ponte di acciaio tra Caraibi, Centroamerica e Sudamerica. Nessuno è nelle vostre condizioni per lottare per qualcosa di così importante e prioritario in questo momento difficile, per l' unione, l' integrazione, diciamo pure, per la sopravvivenza se volete, non solo del Venezuela, ma di tutti i paesi della nostra cultura, della nostra lingua e della nostra razza (Applausi).
Oggi più che mai bisogna essere bolivariano; oggi più che mai bisogna innalzare questa bandiera che dice che patria è umanità, consapevoli che solo possiamo salvarci se l' umanità si salva (Applausi); che possiamo essere liberi solo se otteniamo che l' umanità sia libera, e siamo molto, molto lontani dall' esserlo; se riusciamo ad avere un mondo giusto, ed un mondo giusto è possibile e probabile, sebbene a forza di vedere, meditare e leggere, sono giunto alla conclusione che all' umanità non resta molto tempo per realizzarlo.
Non vi do solo la mia opinione, ma l' opinione di tanti. Poco tempo fa, abbiamo organizzato un congresso con 1000 economisti, 600 di essi provenienti da più di 40 paesi, molta gente illustre, e con essi abbiamo discusso le relazioni; si discussero e si dibatterono 55 relazioni programmate, sui problemi della globalizzazione neoliberale, la crisi economica internazionale, su quanto sta accadendo. Perchè avrei dovuto aggiungere che, purtroppo, non ho molte speranze che i prezzi dei vostri prodotti basici aumentino nel prossimo anno, nei prossimi due o tre anni.
Anche noi abbiamo il nichel alla metà del prezzo; pensate, poco tempo fa era a 8000 dollari la tonnellata e adesso è a 4000. Due giorni fa lo zucchero era a sei centesimi e mezzo che non copre neppure le spese di produzione, le spese del combustibile, pezzi di ricambio, forza lavoro, macchinari di produzione, ecc. Questo è un problema sociale, non solo economico, centinaia di migliaia di lavoratori vivono in questi luoghi con un grande amore e con tradizioni radicate per la produzione dello zucchero, trasmesse di generazione in generazione, e noi non gli chiudiamo certo le fabbriche; ma la produzione dello zucchero soprattutto in questi momenti sta subendo perdite.
Abbiamo alcune risorse. Il turismo, sviluppato con le nostre risorse, ha avuto grande impulso in questi anni, ed abbiamo adottato una serie di decisioni che hanno dato i loro risultati.
Non sto qui a spiegarvi come siamo riusciti ad ottenere ciò che vi ho spiegato, senza politiche drastiche, le famose terapie applicate con tanta insensibilità in altre parti, e con alcune misure di austerità consultate con tutto il popolo. Prima di presentarle al Parlamento si discussero le misure con il popolo e tutti i sindacati, con tutti lavoratori, i contadini, si discusse cosa fare con il prezzodi un prodotto, quale aumentare e perchè, e quale non aumentare e perchè, e con tutti gli studenti in centinaia di migliaia di assemblee. Poi le misure passarono a dibattito all' Assemblea Nazionale e poi di nuovo alla base. Si discusse ogni decisione da prendere, perchè ciò che si applica si ottiene per consenso. Nessuno lo ottiene con la forza.
I saggi del Nord credono o fingono di credere che la rivoluzione cubana esiste perchè imposta con la forza. Non hanno avuto sufficiente cervello per rendersi conto che nel nostro paese, educato su elevati concetti rivoluzionari ed umani, ciò sarebbe impossibile, assolutamente impossibile (Risate ed applausi). Questo si ottiene soltanto con il consenso; nessuno al mondo può riuscirci, se non mediante il massimo appoggio e la cooperazione del popolo. Ma il consenso ha i suoi requisiti. Abbiamo imparato a crearlo, a mantenerlo, a difenderlo. Pertanto, bisogna vedere cos' è la forza di un popolo unito deciso a lottare e vincere.
Una volta si creò un disordine che non era essenzialmente politico; era in un momento in cui gli Stati Uniti stimolavano con tutti i mezzi le uscite illegali dei cubani verso il loro territorio, e una volta lì concedevano automaticamente la residenza, - cosa che spinge chiunque, aiutato dalla corrente del Golfo, a costruirsi una zattera più sicura della Kon-Tiki per navigare verso questo paese ricco o a utilizzare imbarcazioni a motore, c' è tanta gente che possiede barche sportive. Li ricevevano con tutti gli onori, rubavano barche e lì erano accolti come degli eroi.
Durante un incidente legato al piano di rubare una nave passeggeri nel porto dell' Avana al fine di creare il disordine migratorio, si creò una certa agitazione per quanto avvenuto, e vi furono lanci di pietre contro alcune vetrine. Quale fu allora il nostro metodo ? Non abbiamo mai utilizzato un soldato né la polizia contro i civili. Non c' è mai stata un autobotte dei pompieri lanciando potenti getti d' acqua contro persone, come le immagini di quasi tutti i giorni in Europa, o gente con scafandri che sembra sia in partenza per la luna (Risate ed applausi). No, è il consenso che mantiene la Rivoluzione, ciò che gli dà la forza.
Ricordo che quel giorno, stavo andando in ufficio, era verso mezzogiorno, e mi arrivò la notizia. Chiamo la scorta, li riunisco, erano armati, e gli dico: "Andiamo sul luogo dei disordini. Proibito categoricamente l' uso delle armi !" Avrei preferito che sparassero contro di me che usare le armi in situazioni di questo tipo, per questo gli diedi istruzioni categoriche, e le rispettarono.
Quanto durarono i disordini ? Un minuto, forse secondi. Il popolo era perlopiù sui balconi delle case - ma erano un pò come avviliti, sorpresi -; alcuni arrivarono tirando pietre, e, all'improvviso, credo che gli stessi che tiravano pietre cominciarono ad applaudire, si mosse la massa intera, e bisognerebbe vederlo, perchè fu davvero impressionante, come reagisce il popolo quando si rende conto di qualcosa contro la Rivoluzione !
Io pensavo di andare al Museo della Città dell' Avana dov' era lo storico della città: "Come starà Leal ?" Dicevano che era nel Museo, assediato. Ma a pochi isolati, già vicino al Malecòn, accompagnati da una gran massa di gente, non si vedeva alcun segno di violenza. Avevo detto: "Che non si muova nessuna unità, né un' arma, né un soldato." Se c' è fiducia nel popolo, se c' è morale di fronte al popolo, non serve usare le armi; nel nostro paese non le abbiamo mai usate (Applausi).
Quindi c' è bisogno di unità, cultura politica ed un appoggio consapevole e militante del popolo. Noi abbiamo creato tutto ciò in tanto tempo di lavoro. Voi, venezuelani, non potrete crearlo in pochi giorni, né mesi. Se qui invece di un vecchio amico, qualcuno a cui voi avete fatto l' onore così grande di riceverlo con affetto e fiducia, se invece di un vecchio e modesto amico - lo dico in tutta franchezza -, ne sono assolutamente convinto, ci fosse qualcuno dei padri della patria venezuelana, oso dire di più, se qui di fronte a voi ci fosse quell' uomo di così grande talento che sognò l' unità dell' America Latina, vi direbbe: "Salvate questo processo ! Salvate quest'opportunità !" (Applausi prolungati.)
Penso che voi possiate essere felici e vi sentirete felici delle tante cose che potrete fare, molte sono a portata di mano, dipendono da fattori soggettivi e da pochissime risorse. E' quanto abbiamo fatto noi; ma non si può certo pensare a grandi risorse: pochi calcoli sono sufficienti per capire. Voi potete trovare risorse, e potete trovarle in molte cose per affrontare questioni prioritarie, essenziali; ma non si può neppure sognare che adesso la società venezuelana possa ritornare a disporre di quelle risorse avute in passato e che giunsero in circostanze molte differenti. Il mondo è in crisi, alcuni prezzi dei prodotti di base sono bassissimi, ed il nemico cercherebbe di utilizzarlo.
Potete star certi che i nostri vicini del Nord non sono affatto felici di questo processo che stà avvenendo in Venezuela (Applausi), né vi desiderano che abbia successo (Dal pubblico gli dicono qualcosa).
Non vengo qui a spargere zizzania; anzi, propongo di agire con prudenza, tutta la prudenza necessaria e non più della necessaria; ma dovete essere abili politici ed anche abili diplomatici; non si può spaventare molta gente. Più per esperienza che per sapienza vi suggerisco di evitare il più possibile di allontanare le persone (Risate ed applausi).
Una trasformazione, un cambiamento, una rivoluzione nel senso attuale della parola, quando si guarda molto più in là del pezzo di terra che ci vide nascere, quando si pensa al mondo, all' umanità, allora bisogna unire le persone. Unirle e non allontanarle. Vedete, quel tenente che comandava il plotone che mi fece prigioniero si unì a noi, non si allontanò (Applausi). Io riuscii a capire com' era realmente quell' uomo. E nella mia vita ne ho conosciuti alcuni di uomini così, potrei dire molti.
E' vero che la condizione sociale, la situazione sociale è ciò che più contribuisce alla formazione della coscienza della gente; ma, in fin dei conti io fui figlio di un propietario terriero che aveva abbastanza terra se consideriano la grandezza di Cuba - in Venezuela forse no -; ma mio padre arrivò a disporre di circa 1000 ettari di terre proprie e di 10.000 ettari di terre fittate che lui sfruttava. Nato in Spagna, giovane e povero contadino, lo portarono a Cuba per lottare contro i cubani.
Alcuni giorni fa, in un' importante rivista nordamericana, qualcuno, cercando di offendere gli spagnoli, poichè irritato dall' aumento dei loro investimenti in America Latina, ha pubblicato un articolo durissimo contro la Spagna. Si vedeva che erano rabbiosi, vogliono tutto per sé, non vogliono che sia investita neppure una peseta spagnola in queste zone, ancora meno a Cuba, e diceva inoltre: Nonostante il suo attacco contro l' imperialismo, Fidel Castro è un ammiratore della riconquista. Descriveva la cosa come una riconquista da parte degli spagnoli. Il titolo era: "In cerca del nuovo El Dorado", e in una parte di quel feroce attacco aggiunge: Il governante cubano, figlio di un soldato spagnolo che combattè dal lato sbagliato nella guerra di indipendenza, non critica la riconquista.
Penso a mio padre, reclutato lì, portato a 16 o 17 anni a Cuba così come facevano a quei tempi, ed assegnato ad una linea fortificata spagnola.
Si può davvero accusare mio padre di aver lottato dal lato sbagliato ? No. In ogni caso lottò dal lato giusto, lottò dal lato degli spagnoli. Cosa pretendevano, che mio padre fosse dotto in marxismo, internazionalismo ed altre venti milioni di cose, quando mio padre a stento sapeva leggere e scrivere? (Applausi). Lo arruolarono, sí, e comunque lottò dal lato giusto, chi è in errore sono quelli della rivista yankee: se avesse lottato insieme ai cubani sarebbe stato dal lato sbagliato, perchè non era il suo paese e non ne sapeva niente, né poteva capire perchè i cubani stavano lottando. Era un semplice coscritto, vale a dire, lo portarono qui dalla Spagna come altre centinaia di migliaia. Terminata la guerra lo rimpatriarono in Spagna. Ritornò a Cuba poco tempo dopo per lavorare come contadino.
Mio padre divenne poi propietario terriero, io nacqui e vissi in un latifondo e ciò non mi fece alcun danno, mi lasciava giocare con i miei primi amici che erano i ragazzi poveri del posto, figli di operai e di modesti contadini tutti vittime del sistema capitalista. Più tardi frequentai scuole cosiddette d' elite, ma per fortuna, ne uscii bene. Dico davvero per fortuna. Ebbi la fortuna di essere figlio e non nipote di un propietario terriero, perchè se lo fossi stato, probabilmente sarei nato e cresciuto in qualche città, tra bambini ricchi, in un quartiere esclusivo, e non avrei mai acquisito le mie idee di comunista utopista o di comunista marxista né qualcosa di simile; nella vita nessuno nasce rivoluzionario, né poeta, né guerrigliero, né molto meno, sono le circostanze che formano l' uomo e gli danno l' opportunità di essere una cosa o l'altra.
Se Colombo fosse nato un secolo prima, nessuno avrebbe sentito parlare di lui. La Spagna sarebbe ancora occupata in parte dagli arabi. Se non si fosse sbagliato e fosse esistita realmente una via marittima diretta alla Cina, senza inciampare in un continente imprevisto, avrebbe resistito 15 minuti sulle coste della Cina; perchè se Cuba fu conquistata con 12 cavalli, in quell' epoca i mongoli avevano già eserciti di cavalleria con centinaia di migliaia di soldati (Applausi). Pensate un po' cosa sono le circostanze.
Di Bolívar non dico niente, perchè Bolívar nacque dove doveva nascere, il giorno e nel modo in cui doveva nascere, basta così ! (Applausi) Lascio da parte l' ipotesi di cosa sarebbe successo se fosse nato 100 anni prima o 100 dopo, perchè questo era impossibile (Risate) (Dal pubblico gli dicono: "Che").
Che ? Il Che è stato presente ed ha parlato qui per ogni secondo delle mie parole ! (Applausi prolungati.)
Adesso sí concludo. Ci sono alcuni industriali che mi stanno aspettando (Risate). Come cambio discorso ? Beh, sentite, in tutta onestà, gli dirò le stesse cose (Risate). Penso che vi sia un posto per tutte le persone oneste in questo paese, per tutte le persone sensibili e capaci di ascoltare il messaggio della patria e del momento, io direi il messaggio dell' umanità, che è ciò che voi dovete trasmettere ai vostri compatrioti.
Vi ho già parlato di una riunione a cui parteciparono 600 economisti provenienti da numerosi paesi, tanta gente molto intelligente e delle più diverse scuole, ed analizzammo a fondo tutti questi problemi. Non volevamo una riunione settaria, o di sinistra, o di destra; invitammo perfino Friedman, ma, chiaramente, con i suoi 82 anni, si scusò dicendo che non poteva. Invitammo perfino il signor Soros perchè difendesse i suoi punti di vista, i Chicago Boys, i monetaristi, i neoliberali, perchè ciò che volevamo era discutere, e si discusse per cinque giorni, a partire dal lunedì, fino al venerdì.
Questa riunione nacque da un suggerimento che feci in una precedente riunione latinoamericana di economisti. Si parlava di molte cose e gli dissi: Con i problemi che abbiamo di fronte oggi, perchè non ci concentriamo sulla crisi economica e sui problemi della globalizzazione neoliberale ? E così avvenne. Furono proposte 100 relazioni, se ne scelsero 55 e tutte furono discusse; quelle non dibattute saranno stampate. Erano molto interessanti, educative, istruttive. Pensiamo di farlo tutti gli anni. Dato che c' è un foro a Davos, dove si riuniscono non so quanti rappresentanti di multinazionali e tutti i ricchi di questo mondo, la nostra piccola isoletta può essere un modesto punto dove riunire tutti coloro come noi che non sono padroni di multinazionali né cose simili. Realizzeremo il convegno tutti gli anni, partendo dall' esperienza avuta.
Io dovevo chiudere quella riunione. Avevamo detto: Attenzione, non ci sarà nessuna chitarra quando inizia la riunione, perchè come voi sapete, i lavori si iniziano sempre con una chitarra, un coro...
Ah ! Bene, qui c'è stato il coro, benissimo, e davvero buono (Risate). Ma gli dissi: Nel minuto esatto in cui inizia la riunione, cominceremo a discutere la prima relazione, e, infatti, rimanemmo così per cinque giorni, discutendo mattina, pomeriggio e sera.
Mi diedero il compito di chiudere quell' incontro, e parlai quando era già mezzanotte. Se me lo concedete, sono solo pochi minuti, perchè fui brevissimo (Risate), vorrei ripetere qui quello che dissi, perchè in un certo senso molto sinteticamente tocca l' essenza di molte delle cose su cui vi ho parlato:
"Cari delegati, osservatori ed invitati: "Dato che voi mi fate questo onore, non pronuncerò un discorso; mi limiterò ad esporre una tesi. Lo farò in modo telegrafico e sarò perlopiù un dialogo con me stesso.
" Mese di luglio. Incontro di Economisti Latinoamericani e dei Caraibi. Temi: grave crisi economica mondiale in vista. Necessità di convocare una riunione internazionale. Punto centrale: la crisi economica e la globalizzazione neoliberale.
"Ampio dibattito.
"Tutte le scuole.
"Confrontare argomenti.
"Si è lavorato in questa direzione.
"Massima riduzione possibile di spese per tutti.
"Lavorare mattina, pomeriggio e sera.
"Eccezionale serietà e disciplina hanno caratterizzato questi cinque giorni.
"Abbiamo parlato tutti in assoluta libertà. Ci siamo riusciti. Ne siamo grati.
"Abbiamo imparato molto ascoltandovi.
"Grande varietà e diversità di idee. Straordinaria mostra di spirito di ricerca, talento, chiarezza e bellezza di espressione.
"Tutti abbiamo delle convinzioni.
"Tutti possiamo influenzarci gli uni con gli altri.
"Alla lunga trarremo tutti delle conclusioni simili.
"Le mie convinzioni più profonde: l' incredibile ed inedita globalizzazione che stiamo vivendo, è un prodotto dello sviluppo storico; frutto della civilizzazione umana; si raggiunse in un periodo brevissimo di non più di tremila anni nella lunga vita dei nostri predecessori sul pianeta. Erano una specie già completamente sviluppata. L' uomo attuale non è più intelligente di Pericle, Platone o Aristotele, anche se non sappiamo se sufficientemente intelligente per risolvere i complessissimi problemi di oggi. La nostra scommessa è che possa riuscirci. E' questo l'oggetto della riunione.
"Una domanda: è un processo reversibile ? La mia risposta, quella che do a me stesso, è: No.
"Che tipo di globalizzazione abbiamo oggi ? Una globalizzazione neoliberale; è così che molti di noi la chiamano. E' sostenibile ? No. Potrà resistere molto tempo ? Assolutamente no. Questione di secoli ? Categoricamente no. Durerà solo decenni ? Sí, solo decenni. Ma prima o poi dovrà estinguersi.
"Mi sento una specie di profeta o indovino ? No. So molto di economia ? No. Quasi niente.
Per affermare quanto ho detto è sufficiente sommare, sottrarre, moltiplicare e dividere" (Applausi). "Questo lo imparano i bambini alle elementari".
"Come avverrà la transizione ? Non lo sappiamo. Attraverso rivoluzioni violente o grandi guerre ? E' improbabile, irrazionale e suicida. Attraverso prodonde e catastrofiche crisi ?
Purtroppo è la cosa più probabile, quasi inevitabile, ed avverrà in modi diversissimi ed in altrettante forme di lotta.
"Che tipo di globalizzazione sarà ? Non potrà essere nient' altro che solidale, socialista, comunista, o come vogliate chiamarla" (Applausi).
"Dispone di molto tempo la natura e la specie umana per sopravvivere alla mancanza di un simile cambiamento ? Pochissimo. Chi saranno i creatori di questo nuovo mondo ? Gli uomini e le donne che popolano il nostro pianeta.
"Quali saranno le armi essenziali ? Le idee le coscienze. Chi le seminerà, coltiverà e renderà invincibili ? Voi. Si tratta di un' utopia, un sogno tra i tanti altri ? No, perchè obiettivamente è inevitabile e non vi è altra alternativa. E' stato già sognato non molto tempo fa, forse prematuramente. Come affermò il più illustre dei figli di quest' isola, José Martí: "I sogni di oggi saranno le realtà di domani."
"Ho concluso la mia relazione".
"Molte grazie" (Applausi prolungati).
Perdonate l' abuso commesso con voi, e vi prometto che fra 40 anni quando m'inviterete ancora, sarò più breve (Applausi ed esclamazioni di: "Fidel, Fidel, Fidel !")
Fortuna per voi che non ho aggiunto il famoso fascicolo. Sapete cos' era ? Era il documento del Sinodo di Roma, pubblicato in Messico (Dal pubblico gli dicono qualcosa). Non lo leggerò; ma gran parte di quello che ho sottolineato leggendo quest'esortazione apostolica, coincideva con molte delle idee espresse qui. Pensavo di utilizzarlo come prova per dimostrare che molto di quello che si pensa oggi nel mondo sul disastroso sistema imperante non viene solo da fonti di sinistra, né solo da fonti politiche. Idee, espressioni o affermazioni di condanna della povertà, delle ingiustizie, le disuguaglianze, il neoliberalismo, gli sprechi delle società dei consumi e molte altre calamità sociali ed umane generate dall' attuale ordine economico imposto al mondo, nascono anche da istituzioni per niente sospette di marxismo, quale la Chiesa Cattolica Romana. Allo stesso modo la pensano altre chiese cristiane.
Forse la cosa migliore sarebbe stata che io fossi arrivato con tale documento, avessi letto quello che avevo sottolineato, e voi avreste potuto andarvene quattro ore e mezza prima (Risate).
Molte grazie.
(Ovazione)